Luca Campigotto e Massimo Vitali
L’edizione 2013 del Photolux Festival - la rassegna internazionale di fotografia che si tiene ogni due anni a Lucca, organizzata dall’Associazione Culturale Photolux con la direzione artistica di Enrico Stefanelli - è dedicata alle città, al tema Urbis, visioni urbane di grandi fotografi, e vuole essere un omaggio a Gabriele Basilico, recentemente scomparso, le cui visioni rigorose del paesaggio e dell’architettura urbani hanno fatto scuola. Due in particolare sono le mostre che maggiormente manifestano un legame con la ricerca di Basilico e che Sguardi presenta: le personali Nightscapes di Luca Campigotto e City Coasts di Massimo Vitali, entrambe allestite a Palazzo Ducale, che mostrano l’evoluzione del modo con cui i due autori guardano alle città.
New York 2011 © Luca Campigotto
Scrive Renata Ferri, curatrice di Nightscapes: «Immaginate un moderno vedutista capace di fondere tecnica e sentimento. È Luca Campigotto, fotografo, veneziano, interprete dello spazio, sia esso urbano o selvaggio. Un viaggiatore instancabile, innamorato del mondo, capace di restituire alla fotografia una potenza evocativa che consente l’esperienza della percezione. Straordinariamente belle, queste immagini osano la magia del cinema: scenografie perfette in cui la luce disegna le architetture care all’autore. La narrazione si affida alla perfezione delle linee stagliate nello spazio. Avvolto nelle oscurità, Campigotto è uno spirito errante che cerca la luce come testimonianza di vita. Quella che espande i paesaggi inanimati e quella di piccole finestre accese o lampioni che vegliano sugli affollati deserti urbani. Tracce di esistenze che conservano misteri, possibili solo da immaginare.
Tokyo 2010 © Luca Campigotto
La fotografia di Luca Campigotto evolve in continue alternanze. Tra il colore, protagonista deciso di molte esplorazioni, perfetto e raffinato nella definizione di ogni minimo dettaglio, e il bianco e nero intenso e sublime che induce l’ombra a disegnare paesaggi di ricerche più oniriche; tra le peregrinazioni metropolitane e gli immensi scenari deserti; tra ciò che resta del passato e il futuribile. Nulla accade nelle immagini di Campigotto: la realtà è la potente occasione creativa, pretesto per un canovaccio narrativo in cui l’autore genera un racconto visivo lucido, mai freddo, capace di letture emozionali differenti che aprono la visione a un livello più profondo, liberando un’energia intrisa di sentimento dove l’altrove è pervaso di malinconica bellezza».
Pic-nic Allée 2000 © Massimo Vitali
City Coasts di Massimo Vitali presenta una selezione di punti di vista su spiagge, supermercati, parchi, viali, dove si muovono moltitudini di persone, riconoscibili, anonime. Come scrive Whitney Davis in Natural Habitats, «nelle comunità umane fotografate da Massimo Vitali ci sono tipi specifici (addirittura definibili mediterranei o americani) di consuetudini sociali da osservare in alcune delle loro configurazioni caratteristiche. Vitali incornicia le sue fotografie di questi riflessi con domande ironiche e alla fine piene di ansia: è solo nel “prenderla alla leggera”, nell’“andare in vacanza”, o nell’“essere un turista” che gli esseri umani riescono a raggrupparsi pacificamente con i loro simili? Che serenamente si espongono alla carezza della natura? È solo così che riescono o lo vogliono? Che il loro mondo ha posto per questo? Che può essere veramente sano e sicuro come sembra?
Livorno Accademia © Massimo Vitali
A prescindere dalla sua acuta osservazione sociologica, uno di risultati più sorprendenti della zoologia di Vitali è la sua scoperta visuale delle conformità istintive dell’essere umano indipendentemente dal luogo o dalla lingua, per lo meno nei luoghi speciali – a volte anche singolari, che ha scelto di studiare. Se questa è antropologia, ci rivela un’ecologia umana. E se si tratta di critica sociale, non è ostile alla società – Vitali sembra provare grande affetto per le comunità che ritrae – ma piuttosto intesa a chiarire che tipo di società siamo, o meglio, potremmo essere. Gli istinti che Vitali vede nei suoi soggetti potrebbero essere la nostra più grande risorsa e capacità di recupero; potrebbero anche però essere la vera ragione della mancanza e della perdita di oggi. Perché uniformarsi al mondo significa anche permettere al mondo di uniformarci».
© Weng Fen - SITTING ON THE WALL: HAIKOU
Tra le altre mostre del Photolux Festival 2013 ci piace segnalare quelle di tre autori stranieri. The Places We Live è un progetto del giovane fotografo Jonas Bendiksen dell’agenzia Magnum sulle condizioni di vita nei quartieri poveri in diverse città del mondo compresi gli aspetti più duri dell’inurbamento e dello sviluppo degli spazi urbani come favelas e baraccopoli. Weng Fen In Sitting on the Wall: Haikou affronta il tema del processo di modernizzazione e di urbanizzazione cominciato negli anni Ottanta in Cina, con giovani ragazze ritratte di spalle che guardano a questo futuro che sta trasformando radicalmente non solo il paesaggio ma anche i suoi abitanti. Con New York Sleeps, Christopher Thomas sfata il mito di New York “città che non dorme mai” e con le sue fotografie di una New York notturna, silenziosa e soprattutto deserta cerca di superare il rumore che costantemente la sovrasta per cogliere l’essenza della sua struttura.
Christopher Thomas: Brooklyn Bridge IV © C. Thomas
Chi sono
Luca Campigotto nasce a Venezia nel 1962 e lì si laurea in Storia con una tesi sulla letteratura di viaggio nell’epoca delle grandi scoperte geografiche. Proprio all’evocazione visiva dei luoghi legati alla Storia dedica fin dall’inizio la propria ricerca fotografica. Con il suo primo lavoro in bianco e nero, Venetia Obscura, pubblicato nel 1995 e considerato ormai un classico della fotografia notturna, inaugura una serie di progetti realizzati di notte in varie città del mondo, tra cui Milano, Chicago, Tokyo, Mumbay, Calcutta. Sempre su Venezia seguono: Molino Stucky (1998), L’Arsenale (2000) e Immaginario Notturno (2006). Nel 2007 pubblica la serie in bianco e nero Le pietre del Cairo, che si rifà alle atmosfere dei fotografi-viaggiatori dell’Ottocento. Il suo ultimo libro a colori Gotham City (2012) è frutto di una lunga ricerca d’ispirazione cinematografica su New York e, come sempre, unisce la forza compositiva delle inquadrature all’uso scenografico delle luci. Appassionato al mito del viaggio avventuroso, fotografa, in contrappunto agli scenari urbani, anche molti paesaggi selvaggi. Una selezione di queste immagini è raccolta in My Wild Places (2010), uscito in occasione della mostra omonima a Palazzo Fortuny a Venezia. Di prossima pubblicazione il volume Teatri di Guerra, sui luoghi di montagna italiani dove si è combattuta la Prima Guerra Mondiale, commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in occasione del centenario dello scoppio del conflitto.
Venezia © Luca Campigotto
Massimo Vitali nasce a Como nel 1944. Si trasferisce a Londra dopo il liceo, dove ha studiato fotografia al London College of Printing. All’inizio degli anni Sessanta inizia a lavorare come fotogiornalista, collaborando con numerose riviste e agenzie in Italia e in Europa. Durante questo periodo Vitali incontra Simon Guttman, il fondatore dell’Agenzia Report, che diventa fondamentale nella crescita di Massimo come un concerned photographer. All’inizio degli anni Ottanta cresce in lui la sfiducia nella capacità della fotografia di riprodurre le sottigliezze della realtà, che lo induce a un cambiamento nella sua carriera. Inizia a lavorare come direttore della fotografia per la televisione e il cinema. Tuttavia il rapporto con la fotocamera non cessa mai e alla fine rivolge la sua attenzione su «la fotografia come mezzo per la ricerca artistica».
Pic-nic Senate 2000 © Massimo Vitali