La Bellezza Silenziosa
A Vienna è appena nato un premio per la fotografia documentaria, il Vienna International Photo Awards 2012, fondato dal fotografo palestinese Raed Bawayah e dal gallerista austriaco Gernot Schultz. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata Antonella Monzoni (gli altri premi sono andati aifrancesi Julie Glassberg e Jacques Borgetto). I tre vincitori e i dieci finalisti saranno pubblicati nel catalogo VIPA ufficiale e le loro opere saranno oggetto di una mostra collettiva presso la Galleria Kunstnetzwerk a Vienna il prossimo novembre. In Italia, invece, è in corso una personale di Antonella Monzoni: il Centro Candiani di Mestre ospita fino al 30 settembre La bellezza silenziosa, con oltre 100 sue fotografie.
Silent beauty © Antonella Monzoni
Di seguito, riportiamo il testo critico di Silvano Bicocchi - fotografo, studioso del linguaggio fotografico e direttore del nuovo Dipartimento Cultura FIAF – che presenta il lavoro: «L’esercizio del reportage fotografico ha condotto Antonella Monzoni a maturare un rapporto con la realtà molto personale e intimo. Fin dagli inizii nel 2000, il suo linguaggio fotografico interloquisce col mondo con una poetica coerente che ne ha orientato il comportamento e quindi la visione nell’essere semplicemente “donna tra le donne del mondo”. La bellezza silenziosa è un’opera che ha preso forma lentamente tra Lalibela nel 2003 e l’Iran nel 2012, in un percorso ispirato dalla sua più profonda intuizione e autocoscienza di donna emiliana dallo stile di vita proiettato verso la libertà espressiva del proprio essere.
Lalibela © Antonella Monzoni
La bellezza silenziosa è quella che si sente, che si vede nonostante tutto ciò che la nasconde, la contrasta, la nega. Scoprirla è percepire nella realtà la potenzialità enorme di un’energia creatrice sotterranea e inarrestabile che, pur nelle enormi avversità, opera per dare un futuro migliore al mondo. Per la Monzoni “La bellezza silenziosa” è quell’energia femminile che anche se non si esprime compiutamente in una singola vita non si spegne mai, anzi, come un tratto del codice genetico si riafferma nel passare di generazione in generazione attraverso la sofferta storia dell’umanità. È nelle penombre fluide di Lalibela che l’autrice incontra la speranza imperitura della bellezza silenziosa. È li che conosce la suggestione evangelica del calore fraterno di corpi in estasi, avvolti in vesti candide, che attendono la Resurrezione Pasquale con la purificazione di un digiuno estenuante. A Lalibela la Monzoni conosce la profondità insondabile di una bellezza che non si impone con ornamenti esteriori ma con la nuda potenza dell’essere umano ispirato da una speranza divina.
Lalibela © Antonella Monzoni
È con negli occhi e nel cuore il dono rivelatore di Lalibela che la Monzoni nel 2004 riconosce la bellezza della donna africana etiope con “Silent beauty”. Anche in questa realtà povera, primitiva e chiusa in leggi tribali, esistono i segni dell’azione dell’energia di una bellezza silenziosa: nel vuoto amoroso delle stanze coniugali, nei colori saturi dei pochi oggetti ornamentali, nella sofferta condizione della donna che fedele alla propria natura offre, nonostante tutto, il proprio dono genetico. Nel 2006 Antonella Monzoni incontra la novantenne Henriette Niépce, pronipote dell’inventore della fotografia. Henriette, che conduce da cinquant’anni una vita appartata, concedendosi al suo obiettivo decide di confidare all’autrice la propria eredità morale. La bellezza di Henriette la si scopre solo vedendo attraverso la maschera della sua vecchiaia la giovane Niépce che amava il bel mondo e la pittura. La Monzoni ci fa scoprire la bellezza silenziosa di questa storia privata, ben rappresentando le autentiche atmosfere Proustiane che fanno da sfondo al travaglio interiore di una donna consapevole della stagione esistenziale che sta vivendo.
Madame © Antonella Monzoni
In Iran nel 2011 e 2012 Antonella Monzoni si immerge nell’Islam posto alla prova della modernità. Il fascino di un ambiente sociale in cui convivono la Religione Islamica e le spinte innovatrici indotte dalla modernità occidentale sono un esempio formidabile dell’energia sotterranea della Bellezza silenziosa che trasforma il mondo. La Monzoni vestendo il Chador coglie la solennità dei riti nelle moschee, raccoglie confidenzialmente i comportamenti liberatori delle giovani donne e il loro pensiero con i messaggi scritti sulle lavagnette. E’ una bellezza dai tratti inediti, quella che la Monzoni ci mostra rappresentando l’evoluzione antropologica della donna iraniana, che ci appare prorompente attraverso il sotterraneo protagonismo delle giovani generazioni assolutamente presenti alle istanze poste dalla globalizzazione culturale animata da internet. Una volta conosciuta la bellezza silenziosa la si riconosce sia nei temi orizzontali rivolti ai fenomeni di massa, che in quelli verticali della storia privata di una singola persona. La bellezza silenziosa di Antonella Monzoni è quella che va sempre oltre lo stereotipo, che è irraggiungibile perché vive nel futuro, che è inarrestabile perché è nel DNA umano».
Iran © Antonella Monzoni
Chi è
Antonella Monzoni vive a Modena. Pratica una fotografia di reportage profondamente umanista, concentrata sulla assimilazione culturale del ricordo, sui simboli e sui luoghi della memoria come tracce di appartenenza, come Madame (Premio Mario Giacomelli 2007 e Selezione PhotoEspana-Descubrimientos 2008), Somewhere in Russia (Premio Chatwin per la fotografia 2007), Silent Beauty (Menzione d’onore International Photography Awards 2008). Nel 2009 con il reportage Ferita Armena riceve la Menzione Speciale Amnesty International dei Festival dei Diritti, è finalista al Premio Amilcare Ponchielli ed è selezionata al Visa pour l’Image di Perpignan. Sempre nel 2009 vince il Best Photographer Award al Photovernissage, di San Pietroburgo e nel 2010 è Autore dell’Anno FIAF. Dal 2011 fa parte del Collettivo Synap(see). Recentemente ha ricevuto il primo premio al Vienna International Photo Awards 2012. I suoi libri: ”Benedic Anima Mea”, indagine sulle liturgie dei frati dell’Abbazia di Sant’Antimo (Siena), 2004; “Lalibela”, reportage delle cerimonie notturne ortodosse dalla capitale religiosa dell’Etiopia, 2005; “Il delicato sentimento del vedere”, monografia FIAF 2010 e nel 2011 pubblica “Madame” che riceve una menzione speciale dalla giuria del Premio Bastianelli 2012. Ha esposto in mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero. Opere di Antonella Monzoni fanno parte della Collezione fotografica della Galleria Civica di Modena.
Il suo sito: www.antonellamonzoni.it