Produrre foto di qualità per la stampa tipografica

A cura di: Guido Bartoli su linee guida di Massimo Montersino – Consigliere TAGA Italia

TAGA.DOC.17 La fotografia digitale e le arti grafiche” è un documento realizzato da TAGA Italia per creare una base comune di dialogo tecnico fra produttori e utilizzatori di immagini digitali nel settore delle arti grafiche. Questo eXperience, ispirato dalle linee guida illustrate nel documento, descrive come applicarle per ottenere file rispondenti agli standard qualitativi.


» TAGA Italia e lo scopo del documento » Il capitolato tecnico per la fotografia
» Ripresa: primo importante anello della catena » Matrice di pixel
» Calcolo dei pixel necessari a coprire il formato di stampa » Profondità colore
» Sviluppo del RAW e gestione del colore » La maschera di contrasto e la risoluzione
» La perdita di qualità del formato Jpeg » Conclusioni e download documento TAGA doc 17

 

La maschera di contrasto e la risoluzione

La maschera di contrasto migliora la sensazione di nitidezza dell'immagine digitale, in quanto lavora sul microcontrasto, termine utilizzato fin dall'inizio della fotografia analogica. Si definisce così il contrasto più o meno elevato di un passaggio fra due tonalità diverse, di grigio o di colore.
Nella pratica si manifesta come una transizione più o meno netta al bordo di un particolare dell'immagine. Riproduce digitalmente l'effetto di bordo che si ottiene con i rivelatori ad alta acutanza, i quali sfruttano un fenomeno chimico in fase di sviluppo per accentuare il passaggio fra due tonalità di grigio.


L'effetto della maschera di contrasto è ben visualizzato nell'eXperience Migliore nitidezza con la maschera di contrasto,
a cura di Massimo Novi. Come si vede applicandola a una transizione tra due grigi la parte scura viene esaltata,
mentre quella chiara al bordo viene schiarita. L'effetto complessivo è un aumento di nitidezza, a patto di non esagerare.

L'applicazione della maschera di contrasto si può eseguire in due momenti diversi del flusso di lavoro: nella fase di sviluppo del file NEF (RAW), oppure sul file definitivo JPEG o TIFF.
Ovviamente applicarla all'inizio del procedimento, a livello di NEF (RAW), permette i migliori risultati, in quanto si opera sui valori direttamente derivati dalle informazioni del sensore. La sua applicazione nel file definitivo produce risultati inferiori.
Tuttavia non è il caso di applicare maschere troppo forti all'inizio, in quanto ciò che per il fotografo visivamente è gradevole può rivelarsi un problema per la lavorazione successiva.
La maschera ideale è determinata da una serie di fattori, quali:

  • tipologia dell'immagine
  • eventuale ingrandimento o riduzione in fase di impaginazione
  • tecnologia di stampa
  • supporto di stampa

Una buona regola è quella di applicare una maschera iniziale parziale a livello di NEF (RAW), lasciando ai professionisti della prestampa il compito di ottimizzare l'immagine finale magari anche attraverso software specializzati come Dfine® 2.0 di Nik Software.
Il fotografo deve mettere in conto anche l'eventuale richiesta del committente circa la fornitura di immagini senza maschera.

Per un approfondimento si veda l'eXperience già pubblicato: Migliore nitidezza con la maschera di contrasto, a cura di Massimo Novi con la collaborazione di Francesco Fiorenza.

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Ecco dove agire in VIEW NX2 e CAPTURE NX2 per regolare la maschera di contrasto.
Come si vede VIEW NX2 permette una regolazione tramite slider, mentre CAPTURE NX2 dispone
di una vera e propria funzione di controllo completa, sotto il menu Regola/Nitidezza/Maschera di Contrasto.

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Ecco la differenza fra un'immagine priva di maschera di contrasto, una con l'applicazione
di un valore moderato (30% 5% 0) e con un valore eccessivo (100% 10% 0).
A prima vista la terza immagina appare molto nitida, ma un ingrandimento al 300%, come quello qui visualizzato,
mette in luce la distruzione delle transizioni tonali, che si ripercuotono in modo irreparabile in stampa.


La perdita di qualità con la compressione JPEG

Ecco una serie di immagini che riassumono la perdita di qualità del JPEG, utilizzando una mira di riferimento creata in Adobe Photoshop™.
Il flusso di lavoro è stato il seguente:

  • la mira è stata memorizzata in JPEG qualità 12 utilizzando Adobe Photoshop™
  • il file ottenuto è stato convertito in diversi file a diversi livelli di compressione: 10, 5, 0
  • i rispettivi file sono stati aperti e salvati nuovamente (Salva o Salva con nome ...) per 15 volte ognuno, in modo da applicare successivamente l'algoritmo di compressione
  • il procedimento è stato ripetuto per 15 volte per ogni immagine di diverso livello di compressione JPEG, in modo da ottenere risultati molto visibili.

In generale dopo il quinto passaggio di applicazione dell'algoritmo si vedono i primi decadimenti della qualità di immagine, mentre verso l'ottavo passaggio si notano in modo molto più pronunciato.
Va anche detto che il file di partenza è un file costruito a tavolino utilizzando la funzione sfumatura di Adobe Photoshop™. Partendo da immagini scattate in JPEG è possibile notare decadimenti della qualità maggiori o dopo meno passaggi attraverso l'algoritmo di compressione.
Come si può vedere il degrado di qualità si manifesta maggiormente in corrispondenza delle sfumature chiare e scure.

In ognuna delle seguenti immagini la comparazione è fra:
JPEG di riferimento qualità 12 al 100% JPEG salvato 15 volte qualità 10 al 100%
JPEG salvato 15 volte qualità 5 al 100% JPEG salvato 15 volte qualità 0 al 100%

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Conclusioni

Solo seguendo un metodo di lavoro correttamente strutturato si possono ottenere risultati compatibili fra loro in diversi ambienti di lavoro.

Questo è di fatto il caso della fotografia digitale, dove diversi stadi di lavorazione vengono effettuati da operatori diversi e in luoghi diversi: ripresa, postproduzione, impaginazione, prestampa, stampa quasi mai condividono le stesse metodologie di valutazione

Anche se difficile da accettare il fotografo deve comprendere che il proprio lavoro, quando inserito in flusso di lavoro, sarà considerato un semi-lavorato che, necessariamente, dovrà essere rilavorato per giungere ad un risultato finale accettabile e corretto.

Il TAGA doc. 17 si propone come “vademecum” per migliorare la comprensione fra i vari attori per ottenere il miglior risultato con tempi e costi corretti. Il documento TAGA doc. 17 si può scaricare dal sito www.taga.it nella sezione di download riservata agli associati.

 

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