3. Per cominciare
 

 

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Come per l'astronave Odissey di 2001 Odissea nello spazio, anche il nostro "equipaggio" è alla ricerca di Giove che qui vediamo indicato dalla freccia gialla mentre Citati armeggia sul fuoco del telescopio controllandolo direttamente attraverso l'oculare della D70.

Tanto per cominciare
Ci addentreremo in più ardui compiti astrofotografici in dedicati Experience successivi.
Per oggi, dopo aver contemplato le splendide immagini di Citati, focalizziamoci su un esercizio semplice quanto affascinante, oltre che alla portata di tutti, la fotografia della Luna.

D70, rigorosamente, con un tele, possibilmente a focale fissa, magari un 200 o un 300 che la D70 ci trasforma magicamente e rispettivamente in un 300 e in un 450 mm circa. Vanno benissimo anche obiettivi Nikkor non AF perché il fuoco in astrofotografia è rigorosamente manuale quindi, se vi ritrovare tra le mani anche un vecchio 2x come il TC-200 ecco che il vostro 200 o 300mm diventano dei 600 e dei 900mm, una focale che comincia a diventare interessante per le fotografia della Luna.

La Luna, il nostro soggetto, non va MAI fotografata quando è piena: è molto luminosa sì, ma completamente priva di ombre e quindi di dettagli fini, bisogna invece scattare quando la Luna è a un quarto o a metà, focalizzandosi sugli oggetti posti sul terminatore che è il meridiano che attraversa la Luna dove si passa dalla luce al buio e che cambia tutte le sere; va fotografata possibilmente quando è allo zenith, in modo che la sua immagine attraversi lo spessore di atmosfera più sottile possibile, e va fotografata – come per qualsiasi foto astronomica, stando su un prato, in modo da evitare, specie d'estate, che le masse d'aria riscaldate dal calore dell'asfalto o del cemento su cui potremmo trovarci, non rovinino completamente l'immagine. L'ideale sarebbe allontanarsi dalla città, per l'inquinamento luminoso da un lato, e per le masse d'aria calda e di inquinamento dall'altro che potrebbero pregiudicare la foto. Più si sale sul livello del mare e meno atmosfera dovrà attraversare l'immagine della Luna prima di arrivare sul nostro CCD, la montagna quindi è il luogo ideale e spesso anche quello con minor inquinamento luminoso e atmosferico.

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Jupiter!!! Nonostante il seeing avverso e una focheggiatura non ancora ottimale, ecco la prima immagine di Giove scattata attraverso la D70: posa di mezzo secondo a 200 ISO in JPG Fine. Nel riquadro un'interpolazione per una maggiore leggibilità attraverso il monitor del pc.

L'inverno di solito regala le notti migliori per scattare, soprattutto per chi è al principio del cammino, ma non dimentichiamo che se d'estate bisogna fare i conti l'afa, d'inverno i conti si fanno con il riscaldamento dei condomini della città, ecco perché sarebbe sempre meglio allontanarsi dalla città, in qualsiasi stagione ci si trovi. La Luna comunque, ed è anche per questo che cominciamo da "lei", è più tollerante di altri corpi celesti.

Il treppiede con cui lavorare deve essere molto robusto e stabile a causa del fatto che la D70, a differenza della D100, non permette il ribaltamento intenzionale ed anticipato dello specchio. Tutti i tempi "lunghetti" non vanno presi in considerazione e bisogna quindi scattare con tempi molto veloci, come il 1/250 o superiore, magari alzando la sensibilità ISO. Per i primi esperimenti meglio una foto con un po' di noise che una foto mossa. Con un po' di esperienza si potranno poi adottare "artigianali" ma efficaci soluzioni di fissaggio dello specchio prima dell'esposizione e dopo aver effettuato tutte le procedure di puntamento, messa a fuoco e valutazioni di esposizione.

Suggeriamo di scattare in RAW per poter controllare poi in post produzione tutti i parametri e ovviamente di attivare il NR, almeno prima che la vostra collezione di dark frame sia completa…

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Se e quando il gioco si fa duro…: Nikon Capture per comandare lo scatto della D70 in RAW direttamente dal notebook e controllo immediato del fuoco e dello stazionamento sul monitor da 15" del notebook: in questo modo si ovvia alla notevole difficoltà sia di focheggiare che di controllare i risultati dello scatto finale utilizzando il mirino e il monitor della macchina. Il Think Pad IBM a cui era collegata la D70 è stata la parte della strumentazione che ha sopportato le incurie peggiori: rugiada sulla tastiera, strattonamenti, colpi a destra e a sinistra, improvvisi distacchi del cavo USB collegato alla D70 - che a sua volta è stata montata e smontata dal telescopio decine di volte e ancorata all'attacco rapido con un cacciavite elettrico!!! - . Niente, neanche una piega, grazie anche a un "accelerometro" incorporato nel ThinkPad che, in caso di bruschi spostamenti, porta in tempo reale le testine dell'hard disk in posizione di riposo, scongiurando qualsiasi danno al disco fisso. Abbiamo saputo poi che IBM da sempre è il fornitore ufficiale dei computer sia di bordo che del Centro di Controllo Spaziale di Houston fin dall'inizio delle missioni NASA.
Forse il Think Pad utilizzato ha creduto di essere nel pieno di una missione spaziale e non si è permesso neppure il più piccolo errore..., o forse il Think Pad lo è di nome e di fatto, cioè pensa, e fortunatamente per il nostro Experience, in modo positivo...

In fotoastronomia si lavora sempre a tutta apertura e si fanno molti scatti variando in modo micrometrico la focheggiatura prima di arrivare al fuoco perfetto – che può comunque variare sullo stesso obiettivo a seconda della temperatura e delle condizioni atmosferiche - .

Il bello della reflex digitale – soprattutto Nikon - è anche il poter riscoprire vecchi corredi: la baionetta Nikon è la stessa da cinquant'anni, quindi anche un vecchio catadiottrico con attacco Nikon – come il caro vecchio MTO 1000mm – potrebbe tornare utile per avvicinarsi al massimo all'immagine della Luna senza ancora dover ricorrere a un telescopio. Un altro sistema per avvicinarsi senza telescopio è quello di collegare la D70 a un Fieldscope o una SpottingScope, che sono i telescopi "terrestri" di Nikon e con i quali – a seconda dell'ingrandimento fornito dall'oculare inserito – si può tranquillamente arrivare a focali vicine al 10.000mm, fino a fotografare non più la Luna che riempie l'intero scatto – che è già un bel risultato – ma particolari del suolo lunare.

Vi renderete presto conto che il controllo della focheggiatura è uno dei problemi principali da superare: la D70, come tutte le reflex digitali di questa fascia, non nasce con priorità legate alla messa a fuoco manuale e non dispone quindi di adeguati schermi di messa a fuoco; se un aiuto lo può comunque dare l'accessorio ingranditore DG-2, che si monta sopra all'oculare attraverso l'adattatore filettato, il sistema di scaricare le foto direttamente su un portatile e il controllo del fuoco attraverso la visione a monitor del computer dell'immagine appena scattata ingrandita al 100% resta forse la procedura migliore per arrivare da subito alla focheggiatura più idonea, mentre l'alternativa resta il bracketing MF, cioè una serie di scatti con continui microaggiustamenti del fuoco per scegliere poi le esposizioni più nitide.

 
 

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