Per verificare le potenzialità del PC Nikkor 19mm f/4E ED
in ordine al controllo della posizione del piano di fuoco,
ho steso a terra un metro metallico e ho fatto due scatti
comparativi, con l'apparecchio a circa 25 cm di distanza
dall'estremità vicina del soggetto, uno estendendo la nitidezza
attraverso la chiusura a f/16 del diaframma (oltre
questo valore una parte del dettaglio si perde per l'insorgere
della diffrazione) e l'altro applicando il principio di
Scheimpflug in un leggero basculaggio verticale, optando
per un'apertura di f/5,6 in modo da avere un minimo
di riduzione della curvatura di campo, ma quasi nessuna
profondità di campo.
Per esser chiaro, non è questo lo scopo per cui nasce questo
splendido grandangolare, che dovrebbe essere dedicato
a soggetti più grandi e più distanti, ma in queste
condizioni è più semplice verificarne i limiti operativi.
Il basculaggio che, associato a valori bassi dell'apertura relativa, ottiene una messa a fuoco selettiva di una porzione del soggetto e una sfuocatura più vistosa del resto non è altro che un'applicazione al contrario del Principio di Scheimpflug.
Anziché cercare il piano di fuoco che, con l'aiuto di un'opportuna chiusura del diaframma, consenta di avere nitidezza sull'intero soggetto, si tratta di sceglierne uno che intercetti solo la porzione che si intende avere nitida e che, limitando il più possibile la profondità di campo con un'apertura relativa ridotta, sfuochi tutto il resto.
Mentre un tempo il risultato era ottenibile solo con apparecchi folding o a banco ottico, adesso abbiamo a disposizione più opzioni, di livello e risultati diversi: obiettivi serissimi, come il PC Nikkor 19mm f/4E ED e i suoi cugini PC-E (24, 48 e 85mm), obiettivi da gioco come i LensBaby e software specifici. C'è chi, come Olivo Barbieri, ne ha fatto la sua cifra stilistica e chi se ne serve solo saltuariamente.
Di certo anche un'ottica corta come il PC Nikkor 19mm f/4E ED, intrinsecamente dotata di estesa profondità di campo, soprattutto nella sua applicazione più frequente, può dare delle soddisfazioni quando basculata per la messa a fuoco selettiva.
La grande novità tecnica del PC Nikkor 19mm f/4E ED consiste nel fatto che i movimenti di decentramento e basculaggio non sono più in una posizione fissa di ortogonalità tra loro.
Premendo una levetta simile a quella che già usiamo per la rotazione di 180° del decentramento, è possibile sbloccare e ruotare per 90°, con un semi-blocco a 45°, la porzione di obiettivo che contiene le lenti.
Si può, cioè, passare dall'avere il basculaggio perpendicolare ad averlo parallelo o, fermandosi in una condizione intermedia, diagonale rispetto al decentramento.
Questo vuol dire poter scegliere in libertà il piano di fuoco che si vuole rendere nitido e intorno al quale costruire o profondità di campo, secondo il principio di Scheimpflug, o una più forte sfuocatura.
Prima di affrontare l'argomento della costruzione di un'immagine più ampia e con più risoluzione della singola fotografia ottenibile dalla vostra macchina fotografica attraverso la giunzione di più scatti realizzati con diverse posizioni di decentramento dell'ottica rispetto al sensore, procedimento di solito indicato, per brevità, con la parola inglese stitching, vale la pena di ricordare che cosa si intenda per angolo di campo, angolo di ripresa e cerchio di copertura.
L'angolo di campo raccoglie tutta la luce di buona qualità che un obiettivo trasferisce dalla realtà dentro un apparecchio fotografico. È influenzato dal valore di apertura relativa, perché questa interviene nella correzione delle aberrazioni classiche delle lenti. Di solito viene indicato al valore di apertura relativa considerato ottimale come compromesso tra il controllo di queste aberrazioni residue e l'insorgere della diffrazione.
Il cerchio di copertura è la base del cono di luce, di altezza pari alla lunghezza focale dell'obiettivo, determinato dall'ampiezza dell'angolo di campo al valore ottimale di apertura relativa.
L'angolo di ripresa sottende, invece, la porzione dell'angolo di campo che ha per base il cerchio in cui è inscritto il sensore e dipende, ovviamente, dal tiraggio impostato sull'obiettivo nella specifica condizione di messa a fuoco. In base ai principi dell'ottica, che prevedono che alla maggiore distanza dell'obiettivo dal soggetto corrisponda una minore distanza a cui viene costruita un'immagine nitida e viceversa, un obiettivo messo a fuoco all'infinito ha un angolo di ripresa maggiore di quando viene messo a fuoco su un soggetto vicino.
Come ho scritto in precedenza, il PC Nikkor 19mm f/4E ED ha, quando messo a fuoco all'infinito, un angolo di ripresa di circa 97° sulla diagonale del formato FX. L'angolo di ripresa generato da un sensore con diagonale di 60mm posto a 19mm di distanza dall'obiettivo è di circa 115°, che corrisponde a quello offerto da un 14mm sul formato FX (salvo le diverse proporzioni). Di questo procedimento ho parlato diffusamente in un precedente eXperience, dedicato alla staffa Jumbo MBS, nel quale si evidenziavano le differenze tra il procedimento svolto decentrando l'obiettivo rispetto al sensore e viceversa, ma lo riassumo qui brevemente. Tre scatti in verticale realizzati decentrando prima l'obiettivo/ il sensore in orizzontale verso sinistra, poi senza decentramento e poi ancora decentrando l'obiettivo/il sensore in orizzontale verso sinistra, una volta attaccati da un software apposito o da Photomerge® di Adobe Photoshop ® (o da procedimento analogo in Adobe Lightroom® e applicazioni analoghe), danno origine al file da sensore virtuale di 36x48mm descritto sopra.
La stessa cosa la si può fare con la macchina in orizzontale e tre scatti con il decentramento verticale, mentre le posizioni "parallele" di apparecchio e movimento realizzano sensori virtuali panoramici di 24x60mm/60x24mm.
Le immagini qui sotto si riferiscono a stitching ottenuti per decentramento dell'ottica.
I risultati sono, in termini di qualità dei punti immagine, del tutto analoghi a quelli ottenuti decentrando il sensore, ma Adobe Photoshop® è costretto a deformare le tre parti per cercare di far tornare le linee del soggetto e non sempre il risultato è perfetto.
Ho ricevuto in antemprima per questo articolo, il prototipo della staffa Jumbo MBS Nineteen e l'ho messo alla prova con il PC Nikkor 19mm f/4E ED su Nikon D850.
La staffa Jumbo MBS Nineteen si presenta del tutto diversa da quella precedente, dedicata ai tre PC-E 24, 45 e 85mm.
Al posto del telaio metallico rettangolare pensato per accogliere questi tre obiettivi e stringerli nella loro parte parallelepipeda, qui abbiamo una forma circolare fatta per accogliere la porzione del PC Nikkor 19mm f/4E ED che si trova immediatamente davanti a quella che contiene i movimenti di decentramento e basculaggio.
L'obiettivo viene montato e reso solidale alla staffa accoppiando le due parti di questa per mezzo di bulloncini con pomello o, più corti, con testa adatta a una chiave a brugola.
Siccome il confronto è tra due forme circolari (il telaio della staffa e il barilotto del PC Nikkor 19mm f/4E ED), nel montaggio occorre fare attenzione all'allineamento dei due pezzi, in modo che l'obiettivo sia in grado di accogliere poi il corpo macchina ottenendone una posizione o orizzontale o verticale e non leggermente diagonale. La presa sull'ottica è ottima e può essere regolata con delicatezza. Siccome la curvatura delle due parti è realizzata con tolleranze minime, l'abbraccio sull'obiettivo non ha bisogno di serraggi particolarmente intensi. Il vellutino di contatto con l'obiettivo protegge quest'ultimo con efficacia.
Il movimento di decentramento a questo punto sposta il corpo macchina e non più l'obiettivo. Visto da lato dell'operatore, il movimento del corpo è altrettanto evidente. Come già con la precedente staffa Jumbo MBS, anche con la Nineteen questa stessa ampiezza di movimento può essere orientata anche in orizzontale, sia con il corpo macchina orizzontale che verticale, per ottenere i consueti super-formati già citati sopra: 36x48mm, 48x36mm, 24x60mm, 60x24mm.
La differenza più significativa nell'uso della staffa Jumbo MBS 19 rispetto al decentramento applicato sull'ottica consiste nel mantenimento assoluto del punto di vista: questo rimane fermo (l'obiettivo è solidale alla testa panoramica del cavalletto) e a spostarsi, all'interno del cerchio di copertura, è il sensore, che ne raccoglie porzioni diverse.
Guardando nel mirino, in pratica, decentrando in una direzione, poniamo verso il basso, si vede un guadagno di inquadratura verso l'alto (e viceversa); se decentro, invece, verso destra, guadagno inquadratura verso sinistra (e viceversa). Il tutto in ossequio alle leggi dell'ottica, per le quali l'immagine costruita da una lente o da un sistema di lenti è sempre ribaltata rispetto alla realtà.
La conseguenza, in termini di stitching, dell'immobilità del punto di vista scelto, è rilevante: i software di giunzione (Adobe Photoshop o Lightroom, ovvero altri specifici) non devono "convincere" tre immagini ad attaccarsi, magari deformandole e, in alcuni casi, non riuscendoci, ma devono solamente incollare l'una all'altra tre parti di una sola immagine che nasce già a registro e che non avrebbe bisogno di stitching per essere raccolta se, al posto di un formato Fx, noi adoperassimo un dorso digitale di dimensioni sufficienti ad accogliere un cerchio di copertura con diametro uguale o maggiore di 60 millimetri.