Zast-Outside border

A cura di: Stefano Zarpellon

di Stefano Zarpellon

 

12°18'17.44”N 76°43'0.30”E Coordinate di partenza, Missione Jyothi Nilaya - Mysore - Sud-Est India. 45°32'24.14”N 10°13'11.23”E Coordinate d'arrivo, Brescia, la distanza tra questi punti 14,500 Km circa, tempo previsto 40 giorni, protagonisti del viaggio 5 fotografi, 2 video-operatori e un pilota-meccanico, i mezzi di trasporto 4 moto Royal Enfield mod 500 Bullet e un pick-up d'appoggio.
L'operazione è una parte del progetto umanitario Settemilamiglialontano (www.settemilamiglialontano.asia) la sfida raccogliere fondi da destinare alla missione Jyothi Nilaya che si occupa di scolarizzazione e di orfani a Mysore nell'area rurale nel sud dell'India.

Un anno di preparazione per logistica e ricerca sponsor, pianificato il percorso e fissato tutto a meno di giorni dalla partenza l'ambasciata dell'Iran non rilascia i visti necessari per entrare ed attraversare il paese siamo nell'estate 2009 e tutti sanno cosa è successo, cosa fare rinunciare o cambiare itinerario. Si decide per la seconda, passare a nord attraversare il Pakistan costeggiando l'Afganistan entrare in Cina proseguire per Kirghizistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Mar Caspio, Azerbaigiàn, Georgia, un itinerario percorso dai mercanti per secoli è l'antica affascinante via della seta, dopo la Georgia riprendere il primo itinerario in Turchia e proseguire per Bulgaria, Serbia, Bosnia, Slovenia, Croazia, arrivare in Italia a Brescia.
Ogni uno ha un progetto da sviluppare; le "Religioni" per Giuliano Radici , Io "I confini" che tradurrò in "Outside Border", Theo Volpatti scrive e stampa fisicamente un diario di viaggio strada facendo, Andrea Gilberti e Jean Claude Manfredi il backstage fotografico, Valerio Ferrario e Damiano Nava curano la parte video, Pierangelo Reboldi guida la moto e le ripara. Al ritorno vengono stampati 4 libri, delle mostre fotografiche, e proiettato il documentario del viaggio, le moto battute all'asta, tutto il ricavato và alla missione Jyothi Nilaya.

Si parte è metà Luglio l'India e molti dei paesi che attraverserò li scopro per la prima volta come altri del gruppo ma siamo tutti eccitati e curiosi di vedere e raccontare, di alcuni paesi dell'Ex Unione Sovietica non sapevo niente. Mi preparo come sempre leggendo notizie di carattere generale sui luoghi, poco si trova, il tempo a disposizione e poco e non ci si può fermare molto le tappe sono forzate e i chilometri da percorrere molti su strade accidentate, inoltre i visti in questi paesi hanno una scadenza breve e in alcuni casi nelle date stabilite bisogna essere alle frontiere per le pratiche burocratiche e il passaggio di consegna tra le guide che ci accompagnano.
Decido di non appesantirmi porto l'essenziale, uno sponsor mi affida un corpo pro Nikon l'affidabile D3, l'impugnatura, l'autofocus preciso lo scatto veloce e le due slot card si rivelano fondamentali, porto tre miei obbiettivi nikkor, normale luminoso, grandangolo medio e un obiettivo PC, una reflex meccanica d'emergenza e una compatta digitale, tutto sta perfettamente dentro una borsa a tracolla che passa inosservata.

Siamo arrivati in India finalmente dopo aver visitato la Missione Jyothi Nilaya a Maysore siamo pronti a partire, le moto, pick-up e materiali tecnici sono alla dogana di Bangalore, spediti per al seconda volta, nella prima spedizione il materiale tecnico è stato rubato allo scalo ferroviario di Rho a Milano. Per le autorità doganali indiane non sono sufficienti i documenti per uscire dal paese dopo 5 giorni d'attesa e trattative a Bangalore si parte, si recupera furiosamente saltando alcune tappe previste. L'incredibile India la vivo da subito come uno sbalzo in un'altra dimensione con i sui contrasti, i cinque giorni di attesa a Bangalore megalopoli di milioni di abitanti mi fa capire alcune cose d'India e del suo popolo. Il traffico e caotico e sei costretto a delle acrobazie per scansare o non farsi travolgere da qualsiasi mezzo mosso da un motore, animale o uomo insomma qualsiasi cosa riesca più o meno a stare sulla strada, vige una regola non scritta di rispetto, tutti suonano e si muovono lentamente come un fiume rumoroso, la grandezza del mezzo ha una certa importanza, camion ed autobus dettano le regole. La moto non ha barriere sei tu e gli elementi che ti circondano e le capacità percettive si amplificano tutto viene vissuto in prima persona.

Veloci divoriamo l'incredibile India arriviamo al primo confine, in Pakistan le cose cambiano un po', il caldo e l'umidità a fine luglio sono insopportabili a causa dei monsoni estivi, i volti della gente sono simili a quelli che abbiamo lasciato ma le barbe sono più folte e per strada esiste il codice stradale. Lasciata alle spalle l'India ci dobbiamo fermare ad Islamabad per due giorni per riparare un una moto, la nostra guida scova un meccanico “The Doctor” che con il suo team lavora incessantemente giorno e notte e ripara la moto.

Si affronta la famosa Karakoram Highway KKH che ci porterà in Cina man mano che si sale di quota lo spettacolo si fa sempre più emozionante le valli strette e ripide sono state scavate nei millenni da fiumi impetuosi come l'Hunza, le montagne, la luce è tutto spettacolare le strade un po' meno il rischio di frane e alto, i mezzi che incrociamo si fanno più radi solo autobus carichi di viandanti e pittoreschi camion che trasportano ogni genere di cosa ci suonano e ci salutano, ad ogni sosta la gente si raduna attorno a noi curiosi di sapere e capire chi siamo e da dove veniamo e sono molto cordiali, nel frattempo la D3 è passata dalla borsa al collo giorno e notte e lavora a ritmi forzati. Si sale sul passo più alto al mondo con i sui 4.693 m il Khunjerab pass è la via d'accesso alla Cina dal Pakistan e viceversa l'aria rarefatta ti stordisce e si cammina con fatica l'accoglienza del militare Pakistano al posto di frontiera è inaspettata ci offre ristoro e del the. In Cina transitiamo nella regione dello Xinjiang, il paesaggio circostante incantevole anche le strade perfette alla frontiera i militari ci riservano severi controlli inaspriti a causa delle tensioni interne con le etnie degli Uiguri e nella capitale Kasgar c'è il coprifuoco la notte, internet e i cellulari non funzionano per 4 giorni siamo isolati, lasciamo velocemente la Cina per il Kyrgyzstan e un nuovo spettacolo, praterie immense dove scorrazzano cavalli selvaggi e greggi di pecore accompagnati da pastori nomadi che ritroviamo anche nelle montagne accampati nelle caratteristiche Yurte tende circolari fatte di legno e pelli, dove per una notte ci riposiamo.

I chilometri lasciati alle spalle cominciano ad essere parecchi ma c'è ne sono altrettanti ancora da percorrere, la polvere s'infila ovunque, caldo, freddo, sobbalzi non hanno compromesso l'attrezzatura, molte immagini sono scattate al volo ma ho un vantaggio, la moto ti permette di sfruttare tutto il campo visivo a 180 gradi, così riesco a focalizzare in anticipo senza fermarmi. Entriamo in Uzbekistan brevi soste a Samarcanda e Bukkara città cariche di storia e tradizioni, incontriamo i primi turisti europei, il paesaggio è meno interessante rispetto a quello che abbiamo visto, trovo comunque sempre qualcosa. Al confine con Turkmenistan le autorità ci fermano per tutta la giornata si recupera viaggiando nell'oscurità totale attraverso un deserto che non vedo se non per la sabbia che mi trovo all'improvviso a banchi sulla strada e rischio di cadere più volte, la nostra guida ci avverte di fare attenzione ai dromedari che sbucano dal nulla, per fortuna non ne incrociamo, forse dormivano. Il paese è prevalentemente desertico da uno di questi all'improvviso sorge la capitale Asgabad rimani senza parole non ti aspetti palazzi eleganti in marmo bianco, enormi boulevard a quattro corsie ben illuminati e moderni centri commerciali ma fuori dalla città ancora deserto. Tardo pomeriggio il tempo per un bagno nel Mar Caspio che attraverseremo, con quale mezzo non lo sappiamo ancora.

Un traghetto sgangherato che trasporta di tutto ci fa salire dopo una estenuante notte in frontiera per le pratiche e dopo un giorno di navigazione si arriva la notte seguente a Baku città portuale e capitale dell'Azerbaigiàn, altra sorpresa, negozi di lusso, palazzi moderni e antichi ben conservati, Hotel cinque stelle un gran movimento una importante centro storico, ci fermiamo un giorno in più siamo in anticipo sulla tabella prestabilita. Ci si rimette in viaggio e ancora semi desertico il paesaggio in lontananza piccole catene montuose, le strade asfaltate riservano delle sorprese buche enormi non segnalate dove puoi scomparire se ci finisci dentro. Al confine con la Giorgia la fila è lunga e un po' caotica i funzionari non troppo simpatici ma si passa tutti, arriviamo senza la nostra guida a Tiblisi, era ad aspettarci ad un'altra frontiera. La nuova guida Niko un ragazzo simpatico appassionato di fotografia ci accompagna e ci scatta delle foto con a sua D70, mi racconta molto del suo paese, sono costretto a viaggiare nel pulmino con la guida la mia moto non funziona e nessuno sa come ripararla. Saluto Niko e lo ringrazio, siamo in Turchia e l'aria è più familiare a Samsun trovo un simpatico meccanico che ripara la moto, sono al settimo cielo. Ora tutto appare come prima non sono ingabbiato tra i finestrini di un'auto e ci avviciniamo velocemente alla meta, si costeggia il Mar Nero e poi tra le montagne, sono a Istambul la città vecchia emana un fascino irresistibile un mix di culture, considerata da sempre porta dell'oriente, vicino alla Moschea Blu la gente attende la cena per Ramadan un momento indimenticabile.

In meno di due giorni si passa la Bulgaria, Serbia, Bosnia, e per la seconda volta in tutto il viaggio piove, ultima notte fuori dai confini Croazia a Opatja città balneare in stile liberty, l'Adriatico è scuro e agitato dai temporali di fine agosto. Si è conclusa l'avventura ma ripartirei domani.
Le Immagini sono tratte dal libro “Outside Border” parte integrante del progetto Settemilamiglialontano.

Info:
www.settemilamiglialontano.asia | sito personale: www.zast.it


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