Raid dei deserti

A cura di: Filippo Zanoni , Vespaonline

Vespaonline
di Filippo Zanoni
Cronaca di un viaggio in Vespa negli spazi immensi dei deserti dell'Arizona, della California, del Nevada e dello Utah. Un'esperienza "on the road" per un gruppo di appassionati vespisti

Velocità, emozioni, fatica, colori. Nell'immensità dell'America abbiamo assaporato tutto questo. Negli oltre 4500 km percorsi sulle nostre Vespa girovagando per l'Arizona, la California, il Nevada e lo Utah ci siamo fatti invadere dalle sensazioni.

Per noi del sito "Vespaonline" questo viaggio rappresentava una sfida. Volevamo spostare i nostri limiti, andando a cercare nelle suggestive zone desertiche americane tutto quello che finora ci era mancato. Forse tutti avevamo bisogno di qualcosa di grande per crescere, per allargare i nostri orizzonti, per dare al nostro istinto di viaggiatori nuove mete da esplorare. L'unica cosa che ci avrebbe legato all'Italia sarebbero state le nostre Vespa, fedeli compagne di mille avventure in tutta Europa.

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© Filippo Zanoni

Nessuno sul volo verso S. Francisco sembra essere tranquillo. Tra le risate e le voci si nasconde la grande preoccupazione per le notizie frammentarie che ci erano arrivate nei giorni prima. I due uragani che si erano abbattuti nell'Oceano Atlantico a fine settembre hanno fatto ritardare la nave che trasporta il nostro container di molti giorni. Le possibilità di un mancato arrivo delle Vespa sono cresciute quindi di giorno in giorno. I mesi che avevamo occupato preparando il viaggio si sarebbero potuti rivelare inutili. Nel lungo viaggio ognuno cerca quindi di alleggerire la tensione non pensando alla situazione che avremmo trovato appena sbarcati in California.

L'unico mio bagaglio a mano è la borsa della Nikon con la la F75 con obiettivo AF 28-200 mm e la Coolpix 5700. A loro spetterà il compito di catturare i più bei momenti della nostra avventura.

Leggendo sullo schermo la rotta e le miglia percorse dall'aereo sembra impossibile pensare che in 13 giorni percorreremo la metà della distanza divorata in nove ore dal possente Boeing 747 sul quale viaggiamo. Due modi diversi di muoversi, ma complementari tra loro. Impossibile pensare di raggiungere l'America con mezzi diversi dall'aereo, inimmaginabile per noi appassionati vespisti affrontare questo un viaggio con una due ruote qualsiasi. Concetti applicabili anche alle macchine foto che utilizzo in questo viaggio. Come di aggiornare velocemente il sito senza avere a disposizione la Coolpix o poter realizzare diapositive di qualità senza la F75?

Il panorama dal finestrino cambia velocemente. Dalle distese della Groenlandia passiamo a quelle verdi del Canada. Manca poco alla California. Istintivamente controllo se ho inserito la batteria nella Coolpix e il rullino nella F75: non voglio trovarmi impreparato. Una volta abbandonato l'aereo ci dirigiamo subito con una navetta all'albergo. I due chilometri di strada sembrano infiniti.
E' fatta, pensiamo tutti vedendo le nostre 18 Vespa schierate nel parcheggio. Vicino c'è anche l'immenso Fun Mover, il camper di appoggio che sarà nostro fedele compagno di avventura per queste due settimane. L'ansia si scioglie in un attimo e tutti andiamo incontro alla "squadra" che ha provveduto allo sdoganamento dei mezzi.
La nostra soddisfazione è grande: possiamo iniziare il "Raid dei deserti". Ci aspettano 13 tappe della lunghezza media di 350 chilometri. La nostra è una sfida mai tentata prima in Vespa. Anche se siamo preparati le incognite sono tante. Percorrere così tanti chilometri in condizioni limite per i piccoli motori dei nostri mezzi sarà veramente difficile.

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E' il 2 ottobre quando muoviamo i nostri "primi passi" su due route in America. Per oggi ci aspettano solo 150 chilometri. Attraversiamo un tipico quartiere americano, perfetto esempio dello stile di vita di questa nazione: giardini ordinatissimi, case basse… sembra di essere in un plastico. Ci tuffiamo poi in una strada circondata da alberi, dirigendoci verso Sud. Non ci crediamo ancora: siamo a 10.000 km dall'Italia, con le nostre Vespa!
Essere con loro ci fa sentire più sicuri e, confortati anche dalla presenza degli amici del "Vespa Club S. Francisco" affrontiamo con sicurezza la strada. Per gli americani, il piccolo scooter italiano è qualcosa di mitico: tanti, incontrandoci per strada si avvicinano dicendo solo con tono entusiastico "Vespa!".

Fermandomi lungo la strada per fare le fotografie apprezzo la leggerezza e la facilità d'uso delle Nikon. La F75 è sempre pronta allo scatto, pronta per cogliere all'istante un paesaggio o le Vespa che corrono veloci. Adeguare la macchina alle diverse situazioni "di scatto" è facile: basta selezionare quella che si adegua meglio alla situazione che si intende fotografare. Vespe in movimento? Un attimo ed ecco pronte le impostazioni per lo scatto. Un paesaggio mi affascina? Basta un secondo per preparare la macchina e fare un altro scatto.

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Il nostro primo giorno finisce a Watsonville, dove uno dei soci del Vespa Club ci mette a disposizione casa e giardino per piantare le tende e ricoverare i mezzi. Allestiamo la sala stampa. Qui sono le tre del pomeriggio e il fuso orario ci permette di preparare l'aggiornamento per il sito "Vespaonline" per informare velocemente i nostri amici in Italia. Mentre io scrivo i testi, Andrea e Vittorio incominciano a scaricare le fotografie. Collegare la Coolpix al computer è un attimo: grazie al programma di visualizzazione foto possiamo selezionare rapidamente gli scatti migliori e ridimensionarli per renderli adeguati alla pubblicazione sul web.
Dopo aver messo sotto carica le batterie nostre attrezzature tecnologiche e aver rifornito le Vespa per la tappa successiva prepariamo le tende e i sacchi a pelo. La nostra prima notte di raid la viviamo così, accampati in un giardino. La mattina dopo non c'è il classico sole della California ad aspettarci. Una nebbiolina avvolge la campagna. Ci eravamo immaginati la California in modo diverso, basandoci sui stereotipi dei film. Invece oggi per noi la "terra del sole" significa cielo coperto e lunghe strade da percorrere costeggiando immense piantagioni. Arriviamo sulla costa. Lo spettacolo che l'oceano pacifico ci offre si fonde con la bellezza della strada. Il gruppo si "sgrana" e chi ha più motore non resiste alla tentazione di allungare il passo. Prima delle 13 vogliamo assolutamente arrivare nei pressi di Pismo Beach, una delle spiagge preferite dai leoni marini. Il paesaggio è incredibile e uso sia la Coolpix sia la F75. La flessibilità di utilizzo delle due macchine mi permette di passare da una all'altra con estrema semplicità.

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La tabella di marcia putroppo è inesorabile. Ci rimettiamo in sella, dirigendoci verso Sud-Ovest. Pochi si accorgono dalle cartine che proprio nei chilometri conclusivi di questa terza tappa incontreremo il deserto. L'oscurità piano piano ci avvolge. Non vediamo nient'altro che la strada davanti a noi, squarciata dai fari delle Vespa. Sentiamo gli odori cambiare, intuiamo il cambiamento attorno a noi. La temperatura si abbassa rapidamente e solo grazie alla luce della luna vediamo i profili di piccole colline. Arriviamo a New Cuyama tardissimo. Il mattino dopo una luce particolare entra dalla finestra. Non avevo mai visto prima un sole che irradiava tonalità così calde. Forse anche il giallo della sabbia e delle rocce amplifica questo effetto. Mi alzo in fretta ed esco con la F75 per "rapire" la mia prima alba desertica. Penso al contrasto violento tra la bellezza della natura e la civiltà, cercando, spostandomi, di non fotografare niente di innaturale. Oggi iniziano le tappe più dure del Raid. Le grandi distese desertiche ci aspettano. Siamo impressionati dall'immensità dei paesaggi, dal nulla assoluta che ci circonda. Mi fermo più volte per cercare un'inquadratura particolare, che faccia risaltare le forme e il "vuoto" che ci circonda. Non è semplice, perché non devo perdere contatto con il gruppo. Eppure ci riesco e, con calma, mi abituo a selezionare i posti migliori per fermarmi. Sentire lo scatto deciso della F75 mi piace, ma apprezzo anche la possibilità di vedere immediatamente le foto scattate sullo schermo della Coolpix.

Quando il tachimetro segna oltre i 400 km è sera. Siamo nei pressi del mitico Joshua Tree National Park. Un paesaggio che sembra finto ci attende. Rocce enormi, alberi dalle forme stranissime, sabbia. Montiamo il campo base, illuminandolo con i fari alimentati dal generatore.
Anche la quarta tappa sarà segnata dalla sabbia e dai lunghissimi rettilinei. Fa caldo e le soste per i rifornimenti diventano sempre più simili a delle saune. Non perdo mai l'occasione per fotografare un amico che si rilassa un attimo. Punto la Coolpix e scatto alla ricerca della spontaneità delle persone. Se avrò tempo, a fine serata, regalerò loro la visione della foto "rubata".

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L'arrivo di questo "step" è particolare perché in pochi chilometri passiamo dalla California al Nevada, per poi entrare nell'Arizona: tre dei quattro stati che attraverseremo nel Raid. Domani ci aspetta il Grand Canyon, una delle mete "simbolo" di questo viaggio.
Lo avviciniamo il giorno dopo, percorrendo la mitica Route 66, la strada che attraversa da Ovest a Est tutti gli Stati Uniti. Siamo colpiti dai contrasti che questa nazione ci offre, dalla sua straordinaria "normalità". Siamo stupefatti dalla bellezza di questo posto, anche se lo avevamo visto in precedenza in mille foto. E' il tramonto quando ci affacciamo su una terrazza panoramica aspettando la notte. Il giorno dopo ci svegliamo all'alba per vedere il sole sorgere.
Siamo ormai arrivati a metà Raid. Il meglio però deve ancora venire, con la spettacolare Monument Valley. La fotografia anche qui cattura l'attimo, ruba l'atmosfera di un posto unico. Ci spostiamo velocemente ancora nello Utah, dirigendoci nelle due tappe successive verso lo Zion National Park. Divoriamo la strada senza rendercene conto, rientrando in California. Sul road-book c'è ancora, segnato in rosso, un nome mitico: Death Valley. Lì ho scoperto che i deserti non sono tutti uguali e che anche in uno dei posti più desolati della terra si possono scoprire mille colori e diecimila sfumature, continuamente modificati dalle prospettive a dai giochi di luce provocati dalla luce che filtra attraverso le nuvole. La sensazione, in uno spazio come questo, è quella di essere degli intrusi indegni di essere in un posto così bello.

Montiamo le tende in un'area attrezzata, circondati dagli ululati dei coyote. Al mattino la sveglia è anticipata. Le elevate temperature (alle 12 ci saranno 40 gradi) ci obbligano a metterci in marcia il prima possibile. E' l'ultimo giorno di deserto. La nostra avventura sta per finire. La natura è ancora protagonista con le incredibili foreste del Sequoia National Park. Sembra di essere rientrati in Europa, sulle strade delle nostre Dolomiti. Capiamo che sono gli ultimi chilometri "veri" del Raid, ma nessuno vuole pronunciare la parola "fine". E' ormai il 14 ottobre quando rientriamo a S. Francisco. Adesso sì, sta finendo tutto. Vediamo il Golden Gate in lontananza, avvolto nelle nuvole. C'è ancora tempo per un ultimo scatto, prima che il sole si tuffi nel Pacifico. All'ultimo click il rullino all'interno della F75 si avvolge. Ho altre pellicole, ma capisco che i momenti più belli sono finiti.

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