USA – La vita nei luoghi lontani dalle grandi città

A cura di: Fabio Rinaldi

DIARIO DI VIAGGIO – FLORIDA


Tutto pronto per il mio viaggio di 4500 km attraverso gli Stati Uniti alla scoperta di come si vive lontano dalle grandi città. Un viaggio in solitaria, io e la bicicletta viaggiando lenti per osservare meglio la vita di queste piccole comunità di persone.

Appuntamento dal barbiere © Fabio Rinaldi
Discesa tra le montagne Globe As © Fabio Rinaldi

Dopo 5 giorni ho percorso quasi 700 km partendo da San Diego in California e arrivando in Arizona a Phoenix.
Prima cosa da fare a San Diego: andare in riva all' oceano Pacifico per dare il via ufficiale al mio coast to coast.
In realtà ce n'è una ancora più importante prima, andare a rendere omaggio al Kansas City Barbecue. Un bar ristorante trasformato in un santuario di Top Gun, perché la scena di quando Maverick e Goose suonano il pianoforte è stata girata proprio lì. Tolto il mio debito con la storia - e si perché 31 anni in America è storia - mi dirigo verso est attraversando piccoli paesi.
La prima cosa che noto è che tutti hanno un caravan o una roulotte e qualcuno di fianco ha anche una casa.
Andando verso est sono sempre di più i villaggi formati da case mobili. In effetti sono una buona soluzione in caso di liti tra vicini, all'occasione prendi e ti sposti.
La mia meta è Slab City, una comunità che vive in vecchi caravan senza elettricità e acqua corrente che ha occupato un territorio abbandonato, prima base militare.
Un luogo fuori da ogni schema, il simbolo è Salvation Mountain. Una collinetta artificiale ricoperta di pittura acrilica dipinta dall' artista Leonard Knight, per rendere omaggio a Dio.

Io sono ospite nella roulotte di George, signore sulla sessantina che come quasi tutti vive a Slab City nei mesi meno caldi dell'anno.
George si offre anche di cucinare, cosa chiedere di più dopo una giornata con 170 km nelle gambe?
Prepara un trito di carne, nachos e aromi, appena è pronto spunta gente ovunque che arriva saluta e si serve.
Ci sediamo nel salotto all'aperto fatto di vecchie poltrone con qualche lucina ad energia solare, si mangia e si chiacchiera e ogni tanto passa qualche nuovo ospite a prendere anche solo da bere. Vicino a me tante persone, ognuna si trova lì per un motivo diverso: chi è stanco dello stress cittadino, chi ha avuto un lutto e in quel posto ritrova serenità o chi è nomade e si ferma per un po' a Slab prima di partire per chissà dove.
Però tutti, dico davvero tutti, hanno una cosa che li accomuna: un cane.
Arriva anche Bill con la chitarra, penso che sia un quadretto fantastico - molto hippy. Bill si siede sulla poltrona con la sua chitarra, prende una birra e... si addormenta.
Il giorno dopo George mi accompagna a conoscere la comunità per scattare dei ritratti, non prima di aver fatto colazione però. Qualcun altro cucina, quando è pronto spuntano gli amici.

Uomo su macchina, Golf Slab City © Fabio Rinaldi

Slab city è organizzata come una piccola città con la sua libreria, un cinema finto, un palco per le esibizioni al sabato sera e un cimitero per cani, solo che il suo aspetto è alquanto post nucleare.
È ora di ripartire. Ripensandoci può sembrare un posto di sciroccati, ma alla fine sono persone felici avendo solo cani e amici. Che forse abbiano ragione?
Si riparte e le temperature arrivano a 38 gradi, l' ombra non esiste.Pedalando sotto questo sole consumo un litro di acqua ogni 20 km, ho i consumi di un utilitaria, solo che qui la benzina costa 0,90 $ al litro e L 'acqua 1,80 $. Mi rendo conto che non è stato un affare viaggiare in bici anche se però potrei sostituire l'acqua con la Coca-Cola che ha lo stesso prezzo della benzina. Attraverso delle dune di sabbia, mi sembra di essere più in Africa che in America.
Ho finito l'acqua, ma a breve dovrei trovare un rifornimento. Rifornimento trovato, ma chiuso. Il prossimo sarà tra 50 km!
Altri due uomini si fermano, chiedo loro quando potrò trovare la prossima stazione di servizio, non sanno rispondermi eppure iniziano a darmi bottiglie su bottiglie di acqua e barrette... perché un americano non viaggia mai senza scorte!

Arrivano altri due uomini su un quad. Mi confermano che la stazione di servizio che voglio raggiungere è distante e che ormai è tardi per proseguire quindi mi invitano a passare la notte nel loro motorhome accampato nel deserto. Sono lì per passare il weekend insieme alle rispettive famiglie. Dopo aver salutato i due uomini che mi hanno riempito di vivande, carichiamo la bici sul loro pick-up ed uno di loro insiste perché prenda una banconota tutta stropicciata (il giorno dopo scoprirò essere 100$) e poi via nel deserto. Arrivati all'accampamento sembra di stare in un evento motoristico. Immancabile barbecue per cena e serata a parlare di noi.
Questa è l'America della mia prima settimana, fatta di persone che incontri per la prima volta e ti accolgono aiutandoti con entusiasmo.
It's so easy!

Secondo pieno di benzina, Quartsize Az © Fabio Rinaldi
Io e la bicicletta nel deserto Glamis Ca © Fabio Rinaldi
© Fabio Rinaldi
La strada verso la montagna Apache Junction © Fabio Rinaldi

1500 km di strada in 11 giorni, direi che ormai la strada è la mia casa.
Prosegue il viaggio attraverso gli Usa e ormai mi sto lasciando alle spalle l'Arizona.
Ho cercato di evitare le grandi città e stare in piccoli centri.
Una sera sono ospite di Roxanne e la sua famiglia: 7 figli, 4 cani e un po' di galline.
Una tipica famiglia americana. Ci sediamo a tavola e, come in una vera sitcom con protagonista la famiglia, prima di iniziare a mangiare si dice la preghiera per ringraziare del cibo. A fine cena una figlia si esibisce nell'interpretazione di Imagine di J. Lennon con il linguaggio dei segni. Tutti zitti a guardarla e anche lei zitta ad esibirsi.
Ha imparato il linguaggio dei segni a scuola.
L'indomani sveglie a turni perché gli scuolabus che li portano a scuola passano in diversi orari, il primo è alle 6:00.
Per andare a scuola i ragazzi fanno 50 km di scuolabus che però li viene a prendere davanti a casa.
Roxane prepara i sandwich a tutti e li imbusta nei sacchetti trasparenti con la zip, poi via a scuola.

Ho capito che l'Arizona è uno stato per anziani. Ci sono veri e propri villaggi solo per anziani, li vedi in giro in gruppi o nei fast-food come dei teenager, oppure li incroci mentre sfrecciano sui loro quad insieme alle loro signore. Cappellino da baseball, baffi, camiciotto, jeans e capelli lunghi...chi può.
Una sera vengo colpito da un gruppo che a tavola parla del più e del meno.
Cerco di origliare i loro discorsi e, poco dopo, attira la mia uno di loro. E' distratto da un volantino che sfoglia - immagino siano offerte del supermercato - guardo con attenzione e scopro che è un catalogo di proiettili.
In Arizona è normale. Tutti hanno un'arma. All'ingresso dei locali un cartello ti ricorda che non puoi entrare se porti con te una pistola o un cane. Non so se le due cose siano collegate.
Mi trovo a Duncan, un paese dove gli edifici ricordano il vecchio west. Ci sono arrivato attraversando la riserva Apache - mi sono accorto che era una riserva indiana dai molteplici cartelli che invitavano a non mettersi alla guida dopo aver bevuto: pare che questa sia un'abitudine degli indiani d'America.

Macchina Salvation © Fabio Rinaldi

Vedo un tipico bar americano che espone il cartello e decido di entrare a curiosare.
Luci soffuse, musica country, dei tizi con la birra in mano giocano a biliardo, mi avvicino al bancone dove altri, con il cappello da cowboy, sono seduti a bere. Mi colpisce il fatto che come sottobicchiere usino delle banconote da un dollaro. Basta qualche minuto per capire che le banconote sono lì già pronte per pagare i giri successivi di bevute, meglio essere pronti...
Il barista è un ragazzo di 35 anni, si chiama Brian.
Eh sì, qui ci si presenta sempre con il barista perché dopo due minuti è già un tuo caro amico con cui scambi confidenze, questo particolare è proporzionato dal tipo di bevuta che decidi di fare.
Non bevendo alcolici gli chiedo una Coca-Cola, me la da dicendomi che però allo store costa meno. Gli rispondo che in realtà sono qui per fare due chiacchiere e avere qualche risposta alle mie curiosità sugli Americani.

Racconto a Brian cosa sto facendo con la mia bici e che vorrei scattare delle foto nel suo bar. Nessun problema, tutti d'accordo e divento amico di tutti i presenti. Ognuno mi racconta un pezzetto della sua vita e capisco quanto sia normale per loro possedere un arma. Si ritrovano nel deserto o in qualche ranch per sparare qualche colpo nei fine settimana. Chiedo loro di provare e ovviamente nessun problema – "Sabato vieni con noi!" – in realtà un problema c'è, sabato sarò già in un'altra città.
Brian mi presenta Mike un signore con i baffi ed il cappello da cowboy - giocassimo a "Indovina chi" sarebbe un informazione alquanto inutile per avanzare nel gioco - mi dice che lui è il più simpatico della compagnia, forse perché paga giri di bevute a tutti. Inizio a prender parte da astemio a questi gran giri di bevute continuando a bere Coca-Cola.
Saluto i miei amici e vado.

Ragazza con ombrello, Ocadillo Ca © Fabio Rinaldi
Signorotto su auto beige, Columbus New Messico © Fabio Rinaldi

L'indomani mi metto di nuovo in strada su un lungo rettilineo, supero un ciclista con un mucchio di sacche appese alla bici e completamente coperto per ripararsi dal sole. Mi affianco, è un ragazzo coreano partito da Los Angeles per New York. Breve saluto per il suo canale Youtube e via. La giornata è lunga e ci sarà anche della salita da affrontare.
Normalmente su queste strade la pendenza la decide il vento, ma ogni tanto ci sono delle vere salite. Dopo qualche chilometro di salita sotto il sole arrivo in cima e, come in una tappa di montagna del giro di Italia, scorgo un uomo che si sporge verso di me con una bottiglia d'acqua, che gesto gentile. Mi fermo e scopro che quell'uomo sta facendo il mio stesso percorso, ma a piedi spingendo un carrello dove porta provviste e tenda. Christopher, questo è il suo nome, è un Marines di ritorno da una missione in territorio di guerra. È partito il giorno del suo compleanno da San Diego e raggiungerà la madre in Florida. Potrei passare su queste strade altre cento volte ma non sarebbe mai lo stesso viaggio, le persone che incontro rendono diverso il mio viaggio ogni giorno.

Tra qualche giorno arriverò in Texas, rimanete pronti.

Potete seguire il mio viaggio sulla mia pagina, qui

Signore con fucile, Sierra Blanca Texas © Fabio Rinaldi

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