Photosub sotto i ghiacci con Nikon e Lexar

A cura di: Erik Henchoz

Il progetto Underice Experience 2009

Fotografare in condizioni estreme e proibitive.
È stato questo uno dei diversi obiettivi del progetto Underice Experience 2009 conclusosi ed organizzato in collaborazione con le Funivie del Piccolo San Bernardo in Valle d'Aosta.
Gli ideatori del progetto, Erik Henchoz ed Enrico Petigax, coadiuvati dal Team Underice, si sono immersi sotto i ghiacci del Lago Verney a 2.100 metri di quota al cospetto delle più suggestive montagne delle Alpi e della Valle d'Aosta.
Una location sommersa da 2 metri di ghiaccio, quella del lago Verney, dove si sono svolte le immersioni tecniche per documentare un ambiente acquatico di particolare fascino e bellezza.

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La preparazione dell'area di ingresso al lago. La Thuile – Lago Verney.


IL LAGO VERNEY

Il lago Verney si trova nei pressi del Colle del Piccolo San Bernardo a pochi metri dal confine con la Francia ed è uno dei più estesi laghi alpini della Valle d'Aosta.
Situato in una conca naturale, durante tutto il periodo invernale presenta una spessa copertura di ghiaccio che ne ricopre interamente le acque. Le sue dimensioni, la profondità e la posizione geografica sono ideali per organizzare immersioni tecniche in condizioni particolarmente difficili. Posto ad un quota di 2.100 metri sul livello del mare, d'estate è raggiungibile tramite la strada nazionale del Piccolo San Bernardo.
In inverno, date le continue e copiose nevicate, il lago è raggiungibile esclusivamente tramite gli impianti di risalita della Funivie del Piccolo San Bernardo, in motoslitta oppure in elicottero.
Durante la stagione invernale le temperature in questa zona, una delle più fredde della Valle d'Aosta, sono molto rigide, caratterizzando così un ambiente di alta montagna severo e maestoso. Durante i mesi più freddi, le continue nevicate ed il peso del manto nevoso creano uno spessore di ghiaccio sulle acque del lago che può variare dai 50 centimetri fino ad alcuni metri di spessore.
In queste condizioni, senza luce e con basse temperature, la vita nel lago entra in una fase di calma e letargo apparente. Pesci e invertebrati riducono le loro attività in attesa del risveglio primaverile: una primavera inoltrata che a queste quote si verifica nei mesi di giugno e luglio.
Queste condizioni creano la situazione ideale per condurre delle osservazioni naturalistiche sul comportamento dei pesci e per effettuare una serie di test tecnici su attrezzature subacquee e fotografiche in un ambiente veramente estremo.

UNA ORGANIZZAZIONE MINUZIOSA E DETTAGLIATA
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Il campo base in allestimento prima delle immersioni.
La Thuile – Lago Verney.



Immergersi in situazioni così estreme, in acque fredde, in altitudine e sotto i ghiacci, comporta indubbiamente dei rischi oggettivi. Tutto deve essere progettato e organizzato con estrema cura e attenzione: non è ammesso l'errore e nemmeno il guasto tecnico, deve essere preso in considerazione ogni minimo dettaglio.
Per questo, oltre alla meticolosa organizzazione del campo base, sono state utilizzate attrezzature tecniche di altissima tecnologia e qualità. È stato anche grazie ai numerosi sponsor tecnici che hanno fornito il materiale tecnico che si sono potute effettuare le immersioni sotto i ghiacci in completa sicurezza.
Il Team Underice vestiva apposite mute stagne prodotte dalla Neptune Prosub, ottenendo così la necessaria protezione termica durante tutta la permanenza in acqua.
Discorso analogo per quanto concerne i respiratori subacquei: i rebreather Voyager si sono dimostrati efficaci e molto affidabili permettendo immersioni senza bolle utilizzando un sistema di respirazione a circuito chiuso.
Per aumentare la sicurezza in immersione i subacquei erano in costante contatto con la superficie attraverso particolari comunicatori e ricevitori subacquei prodotti dalla OceanReef. Speciali maschere granfacciale (Neptune Space), dotate di comunicatori, permettevano ai subacquei con attrezzatura convenzionale (sistemi con erogazione di aria compressa - ARA) di comunicare tra loro e con un operatore in superficie nei pressi del campo base.

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Le mute della Neptune Prosub nell'acqua
ghiacciata del lago Verney.
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La maschera granfacciale Neptune Space con il casco
protettivo ed il comunicatore subacqueo incorporato.

IL TEAM UNDERICE
Il team subacqueo che ha svolto i test tecnici e la documentazione naturalistica era composto da quattro professionisti:
Enrico Petigax: istruttore subacqueo (PTA - PADI - SSI), istruttore Rebreather (Didattica HBT), specialista in immersioni profonde e trimix. Si è occupato della gestione logistica del campo base, dei sistemi di sicurezza e dell'allestimento del campo subacqueo.
● Erik Henchoz: istruttore e trainer subacqueo (MSDT PADI), istruttore di specialità Underice e Altitude Diver PADI. Fotografo subacqueo del progetto Underice: ha effettuato tutti gli scatti photosub sotto i ghiacci utilizzando Nikon D3 e Nikon D300.
● Ketty Carere: guida subacquea (Divemaster PADI) e fotografa subacquea. Si è occupata dell'assistenza tecnica durante le sessioni di fotografia subacquea.
● Michele Magnocavallo: istruttore subacqueo (PADI), specializzato nell'uso dei rebreather Voyager. Si è occupato del controllo e della predisposizione dei sistemi Voyager in modalità a “circuito chiuso”.

LE IMMERSIONI SOTTO I GHIACCI DEL VERNEY E LA FOTOGRAFIA SUBACQUEA
Qualcosa di veramente unico e spettacolare. Il foro di accesso al lago: due metri quadrati strappati alla coltre ghiacciata che sovrasta le acque del Verney con colori azzurro turchese veramente invitanti. Tutto intorno il bianco immacolato della neve, il sole accecante, il verde dell'acqua, l'azzurro chiaro dei riflessi del ghiaccio e il nero del fondale più in basso a quindici metri sotto il ghiaccio.
È questo il colpo d'occhio che si presenta arrivando nei pressi del campo base. I colori del ghiaccio catalizzano l'attenzione di tutti ed invogliano all'esplorazione. Come per contrasto, il freddo gelido dell'acqua e l'oscurità del fondo incutono un naturale rispetto, quasi un timore referenziale.

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Il buco nel ghiaccio del lago Verney.
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In immersione sotto i ghiacci.

L'immersione è un momento magico: l'entrata nel lago avviene per gradi.
Dopo aver indossato tutta l'attrezzatura subacquea, scivoliamo letteralmente nell'abbraccio ghiacciato del Verney. L'acqua è freddissima, la morsa del ghiaccio avvolge sin da subito subacquei ed attrezzature.
Ultimi controlli: gli scafandri subacquei per Nikon D3 e D300 sono pronti: tutto è “ON”, è ora di scendere … sotto il ghiaccio.

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Pronti all'immersione photosub con la fotocamera
Nikon D3 e la relativa custodia.
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Pronti all'immersione photosub con la fotocamera
Nikon D300 e la relativa custodia.

Due metri più in basso e ci si trova in un ambiente surreale: la luce del sole forma un fascio luminoso dalle dominanti verdi smeraldo che si perde verso il basso. La coltre ghiacciata ora è liscia … quasi perfetta, una lastra di ghiaccio purissimo che ci sovrasta: tutto intorno il buio ed il freddo intenso.
L'esplorazione ha inizio: ci si allontana lentamente dalla luce mentre le luci dei caschi speleo e le torce Dragonsub accendono l'oscurità. I primi scatti fotografici sono di test, tutto funziona perfettamente. La D3 lavora a dovere e le prime immagini visualizzate sul monitor sono molto incoraggianti. Ci fermiamo sotto il ghiaccio, giochiamo con le bolle d'aria imprigionate in questo universo piatto mentre l'orizzonte si è capovolto ed il nostro punto di riferimento e diventato improvvisamente una interminabile lastra ghiacciata.

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Inizia l'immersione: il passaggio attraverso il ghiaccio.
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Il ghiaccio sott'acqua è liscio con colorazioni verdi-azzurre.
   

Ci muoviamo con il ghiaccio sopra di noi.   
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    Allontanandoci dal foro d'entrata.

Scendiamo più in basso verso il fondo mentre la luce che proviene dalla superficie diminuisce di intensità: il freddo è sempre più intenso sebbene l'attrezzatura fotografica continui a svolgere egregiamente il suo compito. Le batterie sono ancora cariche e le Compact Flash Lexar da 16 GB archiviano velocemente e senza problemi i file RAW ed i rispettivi file JPEG.

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Si scende sulla cima di sicurezza e inizia l'avventura sotto i ghiacci del Verney.

 

A -15 metri arriviamo sul fondale: l'oscurità viene rischiarata dai nostri sistemi di illuminazione subacquea. Attraverso l'uso dei comunicatori subacquei, in dotazione con le maschere granfacciale, contattiamo la superficie per confermare di essere sul fondo, “Team Underice a Campo base: siamo sul fondo, tutto OK”.

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Sul fondo l'ambiente è quasi spettrale.
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Il buio assoluto ci avvolge protetti dalle mute
a tenuta stagna.

Qui, ogni cosa è ricoperta da uno strato spesso e molto soffice di limo e alghe: la vita sembra quasi assopita, addormentata in un lungo sonno prima del risveglio estivo. Trote e piccoli invertebrati vivono in un semi letargo, un profondo torpore indotto dalla mancanza di luce e dal grande freddo che attanaglia ogni cosa.
Ancora qualche scatto con la D300 ed il FishEye Nikkor DX 10.5 per documentare la strana passeggiata sommersa. Si ritorna lentamente verso l'uscita: il fascio di luce che si avvicina, il ghiaccio che si fa più chiaro, la riemersione dalle acque del lago, siamo fuori.

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In risalita verso la luce con il
rebreather Voyager.

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In risalita, prima di emergere, con la maschera Neptune Space
dotata di sistema di illuminazione integrato.

Underice Experience è stato un vero viaggio glaciale, lo stupore e la scoperta di un ambiente estremo dove la vita è solo temporaneamente sospesa. Il freddo che mette a dura prova l'attrezzatura subacquea, gli scafandri, le batterie e le fotocamere. L'opportunità di documentare un paesaggio sommerso particolare ed affascinante, la certezza di essere ospiti inattesi in questo piccolo mondo sommerso dove regnano sovrani, per molti mesi, il gelo e l'oscurità.

Un ringraziamento particolare a tutti gli sponsor, alle Funivie del Piccolo San Bernardo, al Consorzio Operatori Turistici di La Thuile, a Ocean Reef, a Neptune Prosub, a Nital S.p.A. ed a tutto il Team Underice.

Per maggiori informazioni sul progetto Underice Experience:
www.underice-experience.com
 




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