La parola “lapse” esemplifica in maniera sorprendente la sensazione che i miei lavori vogliono trasmettere a chi li guarda e ciò che mi ha spinto durante la loro realizzazione.
La doppia accezione di questo termine, l’intervallo di tempo e l’abbandonarsi alla fotografia, racchiude la vera anima di ogni mia produzione e in questo caso dei time-lapse da me prodotti: perché ridurre la bellezza e la spettacolarità di un’immagine a un solo intervallo di tempo quando è invece possibile prolungare questa sensazione?
Ogni fotografia da me scattata è in definitiva un piccolo tassello di un’idea più grande, la volontà di trasmettere il mutamento e lo svilupparsi delle città, delle persone, di tutte quelle componenti che rendono viva e pulsante le varie realtà urbane.
Quel secondo catturato con una singola fotografia non riusciva ad appagare il mio desiderio di condivisione di alcune meravigliose sensazioni che passavano incessanti sotto il mio sguardo, quella sequenza di espressioni, gesti e spostamenti che un singolo secondo, seppur preciso e accurato, non riesce a esprimere.
Durante la realizzazione di “My home away from home”, mia prima produzione portata avanti nei mesi trascorsi a Chicago, mi è subito stata chiara la necessità di ampliare il concetto di “singolo scatto” per regalare a tutti quelli che avrebbero visto la mia opera una totale immedesimazione negli occhi dell’autore:
le ore trascorse sulle cime di vari grattacieli sono state tanto emozionanti quanto produttive, il poter vedere la città sotto di me cambiare radicalmente anche solo nel giro di poche ore.
La successione di numerosi scatti, catturati con intervalli che vanno dal quindicesimo di secondo al secondo intero, mi ha dato la possibilità di raccontare quello che scorreva sotto i miei occhi, riportare alla vita posti meravigliosi talvolta nascosti e privi di fascino se analizzati nella singolarità di una sola immagine. La passione espressa in questo mio lavoro è stata nutrita dalla volontà di rendere omaggio alla città che per diversi mesi mi ha ospitato, non solo attraverso un album fotografico ma anche nella sua vitalità e nelle sue continue interazioni quotidiane.
Terminata la mia permanenza oltre oceano non potevo esimermi dal replicare questa meravigliosa esperienza nella città che mi ha dato alla luce e con la quale sono cresciuto fianco a fianco, passo dopo passo.
La morfologia urbana di Milano, diametralmente opposta a quella di Chicago, mi ha dato la possibilità di misurarmi con una nuova sfida sia tecnica sia progettuale: avvantaggiato dall’ampia e approfondita conoscenza del territorio e del suo sviluppo urbano, in particolar modo di quello di Milano, dove ho vissuto per oltre 25 anni e dove ho conseguito la laurea specialistica in Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali al Politecnico, ho realizzato la mia secondo opera “Milano, my home – Teaser”.
Questa produzione, seguita poi da “Merry Christmas from Milan”, ha rappresentato per me un notevole passo in avanti dal punto di vista tecnico e da quello personale: la sostituzione della precedente Nikon D3100 con una Nikon D800 e obiettivo Nikkor 16-35 F4 mi ha permesso di compiere un notevole salto di qualità, aumentando in maniera considerevole la mia potenza di ingrandimento, soprattutto in fase di montaggio video senza però andare a perdere in dettaglio e qualità.
Spesso l’imprevedibilità delle situazioni che seleziono per i miei lavori mi porta di fronte, in fase di post-produzione, alla scelta tra il prodotto intero e il concentrarmi maggiormente sui dettagli delle immagini scattate.
I 36,3 megapixel che la D800 mi mette a disposizione, rendono questo mio processo molto più stimolante e vantaggioso in termini di ampiezza di scelta.
In una città frenetica come Milano, ho preso coscienza di quanto la realizzazione di fotografia e successivamente di time-lapse non sia soltanto un aspetto meccanico bensì una vera e propria esperienza umana, lo stare in mezzo alla popolazione cittadina e raccontarla in maniera inedita ed alternativa.