Documentario scritto e diretto dal regista Alessandro Rufino, The Poetry of Maranzino racconta un breve spaccato di vita dell'artista Gaetano Maranzino.
Gaetano Maranzino è uno dei tanti artisti italiani che Rual Studio Film, piccola casa di produzione cinematografica da me gestita, intende documentare e scoprire, nello scenario di quella piccola Italia che, nonostante il dopoguerra e le varie crisi economiche, è riuscita con non pochi sacrifici a sopravvivere grazie alla propria arte.
Ho pensato a questo progetto negli ultimi quattro anni, grazie al mio lavoro di fotografo e regista legato ai piccoli territori italiani. In ogni piccolo borgo che ho visitato, ho conosciuto persone che mi hanno raccontato la loro storia, mostrandomi con orgoglio le proprie abilità artigiane.
Io cercavo invece qualcosa di diverso: l’arte.
Non volevo raccontare l’Italia dei piccoli seppur bravi artigiani. Questi hanno lasciato un segno indelebile nella storia e nella cultura del nostro paese, ma sono sempre riusciti a lavorare, ad ampliare le loro aziende e a tirare su le loro famiglie.
Per gli artisti, invece, è andata diversamente. Scultori, pittori e fotografi, hanno dovuto abbandonare un sogno, malgrado il talento, per motivi economici o per far fronte a eventi come la guerra, la caduta dell’economia, l’emigrazione.
Sono riuscito tuttavia a trovare artisti impegnati in vari campi, che sin da piccoli hanno fatto della loro arte un mezzo di sostentamento, conducendo una vita di sacrifici sì, ma anche fatta di piccole e grandi soddisfazioni. Ho così deciso di raccontare la loro storia.
La maggior parte di queste persone, ormai molto avanti negli anni, è sconosciuta ai più. È come se fossero state fagocitate dalla società che si evolveva prima di loro, diventando un “sottoprodotto sociale”, dimenticato o non considerato quasi da nessuno. La maggior parte di questi artisti ha smesso di esercitare, anche per il luogo comune che associa la loro condizione al lavoro precario.
La storia restituisce però delle eccezioni. Alcuni di loro, per pura casualità, hanno avuto un successo enorme durante il vissuto e anche postumo.
Forse mai nessuno ha raccontato, invece, di persone sconosciute, che non solo hanno sbarcato il lunario con la vendita, per esempio, dei propri quadri, ma sono riusciti anche a venderli all’estero, a creare una famiglia a cui dare tutto, ma soprattutto a trasmettere la forza di credere nelle proprie passioni e nel proprio talento.
Uno di questi è Gaetano Maranzino, originario della Basilicata e residente nella città di Melfi, in provincia di Potenza. L'artista, attraverso il documentario, dichiara e dimostra di aver venduto le sue opere in tutto il mondo. Inizia a dipingere all'età di 7 anni e continua ancora oggi, che di anni ne ha circa ottanta, a trasmetterci le sue emozioni attraverso la tela, con la sua tecnica, evoluzione dei Macchiaioli.
Lui si definisce esclusivamente un artista e non vuole essere definito un pittore. Le sue opere sono dense di colori caldi e sono molto legate alle sue radici.
Riprese, tecnica e materiali utilizzati
Devo dire che l’impresa è stata ardua: per il tempo avverso, per le condizioni audio difficili della location e per lo studio di Maranzino, troppo piccolo per accogliere una troupe di tre persone con due camere montate su treppiedi e accessori vari. Anche perché l’artista aveva poco tempo da dedicarci, e leggeri problemi di salute, ma ormai il piano di produzione era fatto e così ho deciso di girare.
La scelta della fotocamera per me è stata ovvia: una Nikon D800, per il suo sensore Full Frame, per l'alta risoluzione e soprattutto per le ottime possibilità di settaggio, quindi per la possibilità di acquisire video in formato non compresso attraverso un recorder esterno collegato all’uscita HDMI. Utilizzo questa macchina per questo genere di lavori da oltre due anni e sono sempre stato convinto della mia scelta. A breve, per proseguire nei miei progetti, opterò per la nuova Nikon D810. Possiedo anche di una Nikon D800E, più adatta alla fotografia in studio. Come seconda camera ho quindi preferito una Nikon D7100, più piccola, compatta, leggera e di grande qualità, anche se con sensore diverso. Il suo fattore di crop mi ha aiutato a utilizzare le stesse ottiche per riprendere i dettagli in un ambiente molto piccolo e stretto.
Le D800 e D7100 riescono ad avere settaggi molto accurati dei Picture Profile, una colorimetria quasi identica che aiuta molto in post-produzione durante la fase di Color Correction. La D800 come camera principale era completamente accessoriata, da componenti di qualità per uso cinematografico: cavalletto professionale con relativa testa, rig a canne in alluminio, matte box con cambia filtri, follow focus professionale preciso e indispensabile nei miei lavori.
Ho lavorato incessantemente senza alcuno stacco per ben sei ore, solo ed esclusivamente per l’intervista all’artista e per tutti i dettagli delle sue opere.
Per i timelapse, le riprese esterne e di repertorio, ci sono voluti invece quattro mesi di lavoro: solo così ho ottenuto colori molto vicini a quelli creati dal pennello dell’artista.
Per riprendere la narrazione della sua storia ho utilizzato solo due batterie originali Nikon, per ogni camera, e due schede Lexar da 8 GB e 16 GB.
Per l’audio ho utilizzato un microfono direzionale di altro produttore, montato sulla camera o su asta telescopica.
E solo per piccole scene ho utilizzato uno slider con D800.
La post-produzione non è stata molto difficile. Cerco infatti di avere i colori e la qualità finita in macchina già durante le riprese. Con la D7100 è stato più facile perché il suo display ha risoluzione ed è abbastanza fedele, mentre con la D800, appena potevo, calibravo tutto con il monitor esterno, oppure, se utilizzavo lo schermo della macchina, sovraesponevo di uno stop, sempre in base alle mie regolazioni sui Picture Profile. Nel mio caso la camera era impostata su STANDARD e in alcuni casi su RITRATTO, con una temperatura di colore di 4.350 °K, nonostante fossimo in interno, e profilo colore Adobe 1998.
Il mio obiettivo era di riprendere i colori delle opere in modo fedele, senza mai alterarne il tono. I file delle camere sono stati gestiti in Adobe Premier CC. Il tutto è stato ripreso in Full HD (1920x1080 pixel a 30fps).
Per quanto riguarda le ottiche, la mia scelta ricade sempre sulle Nikkor F/1.4 G. In questo caso ho utilizzato il 50mm, l'85mm e il 35mm, tutti F/1.4. Ritengo queste ottiche fantastiche su ogni tipo di camera Nikon in formato FX e non solo: eccellenti i risultati in termini di bokeh e di luminosità.
Ho utilizzato due semplice neon a luce calda e il resto è stato merito del diaframma molto aperto che mi ha permesso di mantenere sempre bassi gli ISO e di evitare il rumore. L’otturatore o tempo di posa è stato impostato su 1/60 s, in maniera da essere abbastanza fluido e non causare nessun flicker effect.
Altre ottiche usate per piccoli dettagli sono state il 18-140mm F/3.5-5.6 e tre modelli Nikkor vintage: il 28mm F/3.5, il 35mm F/2.0 e il 135mm F/2.8 Ai.
Attualmente il documentario integrale è ancora in fase di post-produzione e uscirà a inizio estate 2015. Cercherò di proseguire nel mio progetto documentando altri artisti italiani sconosciuti che hanno fatto della loro arte e del loro talento uno scopo di vita, e che hanno vissuto decentemente pur rimanendo nell’anonimato. Rual Studio film è in cerca di sponsorizzazioni per proseguire con i lavori e presentare i filmati a canali tematici come Sky Arte HD, History Channell, Rai Storia e così via.
Breve Biografia del regista
Alessandro Rufino nasce a Melfi (PZ). Sin da piccolo sperimenta la sua passione per la fotografia e la settima arte attraverso l'attività del padre, rivenditore di elettronica.
Dopo aver studiato informatica e regia, frequenta diversi corsi professionali dove apprende le tecniche cinematografiche e le infinite possibilità di creazione artistica che il cinema offre. I continui aggiornamenti attraverso master e workshop gli offrono la possibilità di sperimentare e realizzare progetti personali apprezzati in Italia e all'estero. Nel 2012, uno dei suoi lavori viene proiettato al Festival di Venezia, mentre continua a lavorare per brand come Barilla, Peugeot, Fiat, Piaggio.
Dal 2009 inizia a lavorare anche come fotografo utilizzando esclusivamente reflex Nikon, in diversi campi, specializzandosi in eventi, turismo, paesaggio, architettura, Still Life e ritratto. Continuamente aggiornato sulle migliori camere e ottiche, in ambito cinematografico, consegue diverse certificazioni.
Grazie all’avvento delle reflex nel mercato video e alla conoscenza della pura tecnica fotografica, può sperimentare e lavorare anche come direttore della fotografia.
La flessibilità di queste macchine, la loro evoluzione e la conoscenza delle ottiche professionali Nikkor, gli hanno permesso di produrre lavori di ottima qualità, stimati anche da blasonati professionisti.
Attualmente, oltre a dedicarsi a livello documentaristico al progetto che coinvolge artisti sconosciuti, sta pensando al suo secondo lungometraggio. Nel campo fotografico ha realizzato un progetto nel 2013, sulla Vespa Piaggio, con delle pin-up in chiave moderna: dallo stesso, nel 2014, sono state selezione alcune foto vendute negli USA e pubblicate su una rivista internazionale. Nel prossimo futuro, porterà a conclusione e presenterà due progetti personali attraverso video e fotografia sulla Harley Davidson e i suoi prodotti, sulla cultura e il territorio della sua terra.