Ho conosciuto Mario Cucinella alcuni anni fa al SAIE di Bologna, la
famosa Fiera Internazionale della Costruzione e dell’Edilizia. Io
ero presente in occasione della pubblicazione da parte di National
Geographic del mio libro “Abitare il Mondo” e per questo motivo mi
era stato riservato un piccolo spazio di incontro con il pubblico.
Attraversando uno dei corridoi che portavano alla zona delle
interviste mi ero fermato per lasciar scorrere un folto gruppetto di
individui che arrancava dietro a due uomini distinti e rilassati. La
responsabile che mi accompagnava, un giovane architetto, mi aveva
chiesto con fare complice se avevo riconosciuto l’uomo avevamo
appena incrociato. A me era parso Gian Luca Galletti, l’allora
ministro dell’ambiente e della tutela del territorio. “ Ma no,
l’altro!” mi aveva subito corretto la ragazza alzando gli occhi al
cielo.
E così mi è stato presentato l’architetto Cucinella, archistar
internazionale pluripremiata e punto di riferimento della
sostenibilità ambientale. Un bell’uomo, più Mario che Cucinella, più
umano che archistar, che dopo avermi ascoltato per i cinque minuti
in cui ho provato a comprimere i contenuti del mio libro, ha
sfogliato il volume, lo ha mostrato al ministro e ha invitato me e
Greta Ropa, mia compagna nel lavoro e nella vita, a condividere il
palco, improvvisando e dedicando il suo intervento in buona parte ad
un percorso tra le pagine dei nostri reportage.
Da allora ci siamo incontrati più volte, quando le incredibili
architetture innovative che progetta e realizza nel mondo lo
lasciano tornare nel suo studio di Bologna e quando io riesco a
prendermi una pausa dai miei reportage antropologici e lascio
l’accogliente realtà dei villaggi tribali per rientrare a casa e
scrivere di ciò che ho visto e fotografato. Allora io e l’architetto
riusciamo a incontrarci, semplicemente per trascorrere assieme una
sera di Natale o per studiare come collaborare ad un progetto
eccitante.
Nelle aule della S.O.S. (School of Sustainability), grande
opportunità formativa resa concreta da Mario nel 2015, abbiamo ad
esempio utilizzato centinaia di scatti che hanno attraversato le
lenti delle mie Nikon per mostrare ad architetti, neo laureati ma
con lo sguardo votato al green, che osservando attentamente il
passato si può imparare costruire un futuro degno di questo nome.
Avendo appena terminato un nuovo libro con
immagini molto particolari e complesse, scattate nelle meravigliose
e profonde grotte indiane di Ellora grazie a ottiche estremamente
luminose e a un sensore a cui Nikon ha chiesto l’impossibile, ho
pensato subito di farne omaggio all’unico architetto abituato come
me a cercare una luce nel buio del domani e, nel caso, ad
accenderla. Mario ha sfogliato con attenzione alcune pagine, ha
appoggiato il libro e mi ha parlato di TECLA, un’idea
straordinaria in grado di dare una nuova forma al futuro.
Nata da un suo progetto e dalla collaborazione con
Massimo Moretti, fondatore di Wasp, TECLA è la risposta concreta
all’emergenza climatica, alla necessità di costruire abitazioni
sostenibili a Km 0 e al crescente tema globale dell’emergenza
abitativa. Questa tecnica costruttiva riesce ad utilizzare le più
recenti tecnologie per trasformare la materia più antica, anzi
l’unica degna di questo nome: la terra.
Mario mi racconta, con entusiasmo coinvolgente che, grazie alle ricerche sviluppate dal suo centro di formazione S.O.S. e alla tecnologia di stampa 3D di Wasp, è riuscito a realizzare TECLA, il suo progetto di un’abitazione ecosostenibile interamente stampata in 3D che utilizza come materiale la stessa terra cruda del luogo dove è stata costruita e su cui appoggia. TECLA rappresenta quindi un innovativo modello circolare di abitazione, completamente italiano, in cui confluiscono le più avanzate ricerche sulle pratiche costruttive, un approfondito studio dei principi bioclimatici e l’uso di materiali naturali e locali. E’ un progetto a emissioni vicine allo zero che, grazie all’uso della terra cruda, costituisce un esempio pionieristico di abitazione con sprechi e scarti ridotti e a bassissime emissioni di carbonio.
Per questo Mario mi chiede di essere il fotografo che realizzerà le immagini di questa idea in grado di plasmare il futuro, e di rendere concreto questo concetto a chi non potrà far scorrere le dita sulla superficie di TECLA aiutandolo così riconoscere la materia che per ogni popolazione, in un preciso momento della storia, è stata chiamata casa: la terra. Mario indica le pagine dei miei libri aperte su semplici costruzioni in adobe, le sfiora con le dita e poi se ne va a seguire qualche suo progetto così futuristico e così perfetto da ricordarmi le tribù e le foreste dove trascorro molti dei miei giorni da fotoreporter.
Fotografare TECLA è stata una sfida, la stessa sfida che ne ha
accompagnato la costruzione: sfruttare la massima tecnologia per
ottenere un risultato a misura d’uomo. Le due parti dell’abitazione,
stampate in circa 200 ore con l’avanzatissima tecnologia Crane Wasp,
sono pressoché sferiche. Questo crea splendidi e fluidi movimenti di
grafiche strutturali ma anche alcuni problemi al fotografo, che deve
fare i conti con le linee di convergenza interne ed esterne per
limitare gli effetti di distorsione e, contemporaneamente, esaltare
al massimo lo spettacolare effetto materico della terra stampata.
Per compensare l’effetto keystone di una costruzione così
particolare, cosa non affatto semplice, ho utilizzato il leader
delle ottiche decentrabili, il PC Nikkor 19mm f/4E ED che,
garantendo la possibilità di correggere contemporaneamente
basculaggio e decentramento, mi ha consentito di creare inquadrature
a mio piacimento mantenendo il controllo del piano focale. Per
ottenere un a buona tridimensionalità dell’immagine, cercando di
dare all’osservatore la sensazione di poter toccare con la propria
mano l’impressionante texture della terra stampata, ho scelto invece
di avvicinare graficamente le pareti in primo piano mediante l’uso
dell’ormai mitico Nikkor AF-S 14-24mm f/2.8G ED. Questo
obiettivo, che amo e utilizzo molto, mi ha tratto di impaccio
innumerevoli volte all’interno di grotte, capanne e abitazioni
tradizionali tribali spesso costruite in adobe, restituendomi
immagini del tutto simili a quelle che Mario Cucinella desiderava
ottenere.
Una grande complice per la buona riuscita degli scatti in interno è
stata come sempre la luce, che i due eleganti lucernari circolari
hanno distribuito i modo affascinante ma differente sulle varie
superfici. Per i particolari strutturali e per mettere in risalto le
affascinanti rigature interne ed esterne delle pareti stampate ho
utilizzato il sempre affidabile AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8E FL ED
VR, compagno fedele di tante spedizioni, ma a volte anche
l’ottimo AF-S VR Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED di cui ho
sfruttato la grande morbidezza che mi è tornata utile per eseguire
tanti ritratti durante i miei viaggi.
I risultati mi hanno ampiamente soddisfatto, ma soprattutto sono stati apprezzati da Mario che è riuscito grazie anche a queste immagini a traferire a tutti i media del mondo, estremamente interessati a questa innovativa idea dell’abitare, un concetto confortante e finalmente realizzabile di un costruire in grado di rispondere realmente all’impellente bisogno globale di abitazioni sostenibili. Grazie a un saldo legame tra passato e futuro, l’uomo viene così riposizionato al centro della terra ripartendo dalla terra stessa. TECLA è soprattutto questo, ed è anche per questo che sono particolarmente orgoglioso di queste immagini.
Cosa c'è nella Borsa di Iago Corazza
Nikon D850
PC Nikkor 19mm f/4E ED
| Nikkor AF-S 14-24mm f/2.8G
ED | AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8E
FL ED VR |
AF-S VR Micro-Nikkor 105mm
f/2.8G IF-ED