Una cantilena riecheggia nell'ambiente, un curioso brusio simile al ronzio di uno sciame d'api attira la mia attenzione. Proviene da due file distinte di uomini che percorrono a passo svelto altrettante file di balle di tabacco. Ogni tanto da questa sorta di preghiera ad una sola nota riesco a comprendere “dollar” o “cent” e capisco che si sta parlando di prezzo e quello che sta accadendo è proprio l'asta del tabacco. Siamo al Tobacco Auction Floor di Lilongwe al cui ingresso campeggia la scritta “thanks for smoking”. Quasi attaccata all'aeroporto internazionale della capitale c'è una sorta di città del tabacco che si anima da aprile a settembre. Lunghe file di camion stracolmi di balle attendono il loro turno per scaricare e poi partecipare all'asta, altri ripartono con la merce purtroppo invenduta. Dozzine di giovani neri dai fisici atletici corrono trasportando le balle su trolleys all'interno di una enorme hall dove si svolge l'asta: un affascinante misto tra teatro e affari. Da un lato di una lunga fila di balle di tabacco aperte stanno i battitori che intonando questa curiosa litania annunciano il prezzo. Davanti stanno i compratori - Limbe Leaf Tobacco Company Limited, Alliance One Tobacco, Africa Leaf, Premium Tama, Malawi Leaf e RWJC Wallace – che sono le sole autorizzate dal TCC - e i loro team di esperti confermando o meno il prezzo richiesto con una gestualità che ricorda quella delle aste più famose di Sotheby's o Christie's. Gli agricoltori che hanno coltivato il tabacco stanno agli estremi confidando in una buona vendita. L'asta per loro è la sola chance per recuperare l'investimento iniziato a fine estate con la semina; ormai i soldi sono stati spesi e il futuro dell'azienda, dei lavoranti e delle loro famiglie dipende da quanto si riesce a “strappare” durante le contrattazioni. Dei nastri trasportatori portano le balle vendute direttamente alle “processing factories” di proprietà della più importanti multinazionali, dove ha immediatamente inizio la lavorazione delle foglie fino ad ottenere il prodotto pronto per essere esportato e poi utilizzato nel confezionamento delle più note marche di sigarette. In Malawi, infatti, pur essendo uno tra i principali produttori di tabacco al mondo non esiste alcuna fabbrica che confeziona il prodotto finito e quindi, come in molte altre realtà africane, sono costretti a importare le sigarette pagandole ovviamente un prezzo decine di volte superiore a quello di produzione. Ogni balla sono circa 100 kg di foglie e viene venduta a poco più di 1 dollaro al chilo se si pensa che la quantità di tabacco presente in una sigaretta corrisponde a pochi milligrammi si capisce quali enormi guadagni ci siano dietro a tale mondo.
Tra l'altro si vende in dollari ma al produttore vengono dati qwacha, la moneta locale, ma, cosa alquanto curiosa il tasso di cambio non è quello ufficiale ma quello dell'asta. Oggi un dollaro vale 139 qwacha rispetto ai quasi 200 della banca. Vale la pena di spendere due parole sulla storia del tabacco in Malawi. Quasi 2 milioni di persone su 13 milioni della popolazione totale, dipendono direttamente o indirettamente dal tabacco. Si potrebbe goliardicamente dire che quasi il 60% del prodotto interno lordo va “in fumo”. La maggior parte del territorio malawiano è coltivato a tabacco; in genere verso settembre si trapianta, dopo un breve periodo in seminaia, la piantina alta poche decine di centimetri e la si lascia crescere fino a dicembre/gennaio quando raggiunge quasi i 3 metri di altezza ed è pronta per il raccolto. Si prendono le foglie partendo dal basso e poi si portano a far essiccare. Tale processo di “drying” viene effettuato lasciando le foglie ad “asciugare” su tralicci di bambù. Per piccole quantità viene fatto all'aperto tra le capanne dei villaggi che in primavera si riempiono di foglie appese. Mentre la maggior parte viene fatta in silos riscaldati dal fuoco ottenuto bruciando legna di una varietà di pioppo. Si parla di migliaia di metri cubi di legna per una azienda medio piccola. Questo processo, insieme al “chaco” la carbonella che viene venduta lungo le strade, è una delle cause principali della deforestazione del paese. Purtroppo manca la cultura del reimpianto degli alberi abbattuti e così intere colline sono oggi ridotte alla totale desolazione. Soltanto le aree dove vengono sepolti i morti, luoghi sacri e perciò intoccabili, mantengono il vecchio aspetto di quella che doveva essere la foresta di un ormai remoto passato.
Il processo di essiccazione dura alcune decine di giorni dopodiché si comincia a preparare le foglie di tabacco per l'asta. Si puliscono dalle impurità, dagli insetti, dalla terra; le si aprono per controllare la qualità e l'integrità della foglia; le si ammazzettano legandole con della rafia e poi si riempono le balle di iuta fino a portarle al peso di circa un quintale. Su ogni balla viene indicata la qualità del tabacco, Burley o Virginia, i chili, il periodo della raccolta mentre campeggia su tutto un numero composto da diverse cifre che ne identifica il produttore.
TABACCO BURLEY
Il tabacco Burley è prodotto soprattutto negli USA (in Kentucky e in Tennessee), ma viene coltivato anche in paesi dell'Europa, Asia, Africa, Centro e Sud America; la sua produzione è oltre la metà del totale di tutti gli altri tipi di light. Il 90% del tabacco prodotto in Malawi è di tipo Burley.
TABACCO VIRGINIA Il nome flue-cured deriva dal metodo di trattamento con cui il calore viene distribuito in tutto il process per mezzo di condotti, o -flues-. Dal mercato mondiale il flue-cured è conosciuto coi nomi di Bright e Virginia. Viene usato quasi esclusivamente per le miscele di sigarette. Le foglie più grosse vengono anche utilizzate in miscele per tabacco da pipa. Alcune sigarette inglesi sono al 100% Virginia. Le foglie del tabacco Virginia variano, per il colore, dal limone all'arancio al mogano, e sono relativamente grandi, con le più grandi alla metà del gambo. Hanno un ottimo profumo e sono molto più pregiate del Burley. Il tabacco Virginia viene coltivato in circa 75 paesi, dalla Nuova Zelanda alla Germania. I maggiori produttori del mondo sono la Cina, gli Stati Uniti, il Brasile, l’India e lo Zimbabwe. Quest'ultimo però in conseguenza della profonda crisi politica con riflessi disastrosi sull'economia ha ridotto drasticamente l'esportazioni a tutto vantaggio del Malawi che ha visto incrementare sia la produzione che l'esportazione di tale varietà di tabacco nel'ultimo anno. |
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