Ottobre… il mese che preannuncia i caldi colori dell’autunno. Era appena iniziata una nuova avventura nel mio angolo di paradiso… mai mi arrischio ad intraprendere un’escursione in montagna da solo, ma questa volta avevo bisogno di sentirmi parte di essa, estraniarmi dalla specie umana per sentire il contatto con gli altri esseri viventi e non. Arrivato al Passo Rolle le nuvole mi diedero il loro benvenuto; sentivo ancora forte il legame con l’uomo e presa in mano la mia reflex cercai di immortalare la danza di quelle nobili forme. Rimasi colpito dal confronto tra le opere di Uomo e Natura e mi ritornò alla mente una frase letta non so dove e in quale tempo passato: “Il Mondo cesserà di esistere quando l’Uomo sarà già scomparso…”. Ma qualche istante dopo, le nuvole sembravano volermi rapire da questi pensieri, regalandomi scenari ricchi di contrasto: giochi di luce ed ombra sulle scintillanti pareti verticali delle Pale di San Martino catturarono la mia attenzione… gli ondulati pascoli brulli e la limpida dolomia erano esaltati ancor più grazie al cielo terso che appariva sullo sfondo. Sul culmine d’atmosfera dello spettacolo, ecco il Cimon e la Vezzana fare il loro ingresso in scena: trionfali, emersero dalle nubi apparendo ai miei occhi in tutto il loro fascino. Gli effetti speciali creati da questo fumo naturale non erano lontanamente paragonabili con quelli riprodotti sui set e sui palcoscenici... Mi incammino. Il sole, che giovava a nascondersi tra il velo di nubi all’orizzonte, si affrettava già a tramontare… quando stavo per arrivare ai piedi della Piccola Cavallazza, Lui, in lontananza, annunciò la sua presenza. Non avevo una meta precisa e quel richiamo mi spinse a sedermi sull’erba stepposa ad ascoltare: silenzio… così fu il sole, che lentamente si celava tra i profili delle vette del Colbricon, a spingermi a tirar fuori la reflex dallo zaino per immortalare gli ultimi raggi di luce sul lago sottostante. Alle mie spalle le nubi continuavano a ballare, ma la mia attenzione non era più per esse. Offese dal mio atteggiamento, decisero di cogliermi di sorpresa e farmi un bello scherzetto: alleate con il vento, rapidamente si posarono silenziosamente sulle pendici delle montagne che mi circondavano. Obiettivo centrato! Erano ritornate loro al centro dei miei pensieri: tuttavia non ero preoccupato di ritrovarmi nella nebbia senza luce, conoscevo bene quel territorio… Giusto il tempo di congelare in un paio di scatti quell’ingresso prepotente, che mi trovai inghiottito dal quella massa dispettosa… Ma la situazione favorì lo sciogliere dei miei legami. Ora ero circondato da qualcosa che andava al di là dello spazio e del tempo, immerso in una dimensione eterea che non sembrava avere origine o fine. Le nubi mi avevano reso parte di esse.
Ero là, sdraiato in riva a quello specchio d’acqua privo di ogni volontà di andarmene: ad un tratto tornò in scena Lui: “Mbhooooo…”. Quest’unico e prorompente suono che proveniva da km di distanza mi catturò in un attimo! Saltai in piedi, rimisi in spalla lo zaino e mi affrettai a riprendere il cammino… ma verso dove!? Non avevo una direzione precisa, seguivo quello che mi suggeriva il cuore, guidato dal quel suono, ora udibile a scadenze regolari…
Mi fu tutto più chiaro! Lui, le Nuvole, il Sole non si stavano contendendo la scena, non stavano gareggiando per conquistare la mia attenzione, per essere i soli… stavano recitando sullo stesso palcoscenico… … ero là, seduto… immobile… eppure, in me, sentivo che volavo con le ali spiegate come un falco accarezzando le nubi e giocando col vento… sentivo che il calore mi stava abbandonando, mentre il freddo della sera abbracciava quell’angolo di mondo che fino a qualche istante prima brillava di colori… facevo il mio primo ingresso nella radura al centro della foresta… “Mbhooooooo…”… Poi tutto si spense… arrivato al culmine della tensione, dopo esser passato da spettatore a parte integrante della scena e aver finalmente compreso la potenza della Natura diventando parte di essa, tutto si spense… prima di rimettere lo zaino in spalla per ritornare al mondo civilizzato, decisi di portare con me gli ultimi ricordi di quella magia…
Arrivato alla macchina, decisi di avviarmi verso Paneveggio… era un richiamo naturale… arrivato, mi sedetti in un angolo al buio, con lo sguardo rivolto al Caporale, il Cimon… Ad un certo punto, mentre scendeva la notte, si accesero nuovamente i riflettori sul palcoscenico: la Luna piena apparve a tratti tra le nuvole, i suoi raggi inondarono di una luce argentea il desolato prato davanti a me… e fu così che ri-iniziò: pensavo che lo spettacolo fosse già terminato, ma in cuor mio non ci credevo… era questo che mi aveva spinto a spostarmi… “Mbhoooooo… Mbhoooooooo… Mbhoooooooo” fragorosi, a poche decine di metri di distanza, questi suoni mi rapirono nuovamente… ora, non c’era più un momento di silenzio… intorno a me sentivo il suo respiro, il rumore degli zoccoli sul suolo in quella corsa frenetica, lo schiocco secco delle corna che si intrecciavano… e, cosa ancor più strana, non percepivo la voglia di avere una fotocamera che mi permettesse di congelare quei momenti: ero lì, e questo era tutto ciò che bastava per mantenermi in equilibrio.. lì a poche decine di metri da quegli esemplari maestosi, i padroni indiscussi di questo angolo di mondo: “Mbhooooo”… era Lui, il Re…
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