Partiamo dai video 4K e ricordiamo cosa significa questa ormai nota sigla: realizzare e riprodurre filmati con dimensioni di 3.840×2.160 pixel (nel caso del formato 16:9, quello più usato oggi). Ciò significa che nei video 4K raddoppia il quantitativo di pixel orizzontali e verticali rispetto agli attuali schermi Full HD montati su laptop, monitor e TV. Il 4K risulta pertanto quattro volte più definito del Full HD. Ebbene, non volendoci noi fermare al top della tecnologia attuale, ci siamo impegnati nella produzione di un filmato i cui fotogrammi fossero composti da immagini fotografiche RAW, tali da portare a una definizione nativa 8K del filmato, pari a 7.680×4.320 pixel, quindi quattro volte più definito del 4K. Va ricordato che un file sorgente di elevata densità d’informazioni come un RAW a 14bit, anche elaborato e ridimensionato, porta con sé una qualità nettamente superiore dopo la compressione ai valori oggi riproducibili e realizzati in definizione 4K nativa. Nondimeno, il nostro obiettivo è quello di raggiungere la qualità straordinaria di un prodotto finale 8K video da un RAW di ottima qualità fotografica.
L’attrezzatura utilizzata è stata quella a noi più familiare per prestazioni e affidabilità:
• La Nikon D810 e l’obiettivo PC-E Nikkor 24mm f/3,5 ED con potenziali di basculaggio e decentramento
• Il luminoso AF-S NIKKOR 58mm f/1.4G che ci ha aiutato nelle riprese serali.
Una volta selezionati gli strumenti, abbiamo valutato le modalità per ottenere il filmato dagli scatti RAW realizzati in rapida sequenza, in modo da risolvere in anticipo i problemi connessi.
Il limite del buffer da 100 scatti in modo continuo non è stato difficile da superare.
La D810, regolata in modalità scatto singolo, con esclusione sia di Autofocus sia funzione D-lighting, va azionata tramite il terminale remoto a 10 poli posto sul fronte, al quale si connette il cavo del controller dello slider. Dal menu della Nikon D810 è necessario impostare una frequenza di scatto che il buffer riesca a “smaltire” verso la card senza sovraccaricarsi. Va da sé che l’elaborazione di un file RAW a pieno formato permette di impostare frequenze di scatto più lente di un file RAW DX o Crop, come anche di un file JPG, essendo molto maggiore la quantità di dati da elaborare.
Prima di procedere è necessario valutare tutte le variabili che possono mutare di volta in volta a seconda delle situazioni di ripresa. In particolare:
• Dimensione e contrasto dell’immagine
• Grado di compressione del file RAW
• Sensibilità ISO
• Tipo di obiettivo comunque impostato in manuale
• Tipo di scheda di memoria inserita
Fra le schede di memoria abbiamo usato sia la Lexar Professional CF 1066x UDMA 7 sia la Lexar Professional 2000x SDXC. Si tratta in entrambi i casi di memory card che garantiscono ottime prestazioni. Nonostante la minore velocità nominale di trasferimento, i risultati ottenuti con la CompactFlash sono del tutto equivalenti e costanti, poiché la velocità di scrittura per entrambe le schede supera quella di elaborazione interna dei dati della D810.
La D810 si è comportata molto bene, grazie al raddoppio della capacità del buffer e alle implementazioni del software di gestione. Questo risulta migliorato rispetto alle precedenti versioni della serie 800 che usiamo senza problemi per le riprese fotografiche. Fondamentale è stato l'impiego dell'intervallometro integrato nel DigiDrive Portable della SmartSystm che ci ha permesso di superare il limite di 100 scatti nella raffica in modalità fotografica. Per raggiungere il numero di fotogrammi necessari alla sequenza desiderata è necessario regolare la combinazione di tempo di scatto, sensibilità ISO e frequenza. Tenuto conto che la frequenza del video è di 25 fps, abbiamo compilato diagrammi e tabelle di rapida consultazione per evidenziare le più opportune fra le combinazioni.
Gli elementi considerati sono:
• Traslazione programmata dello Slider in millimetri
• Durata della ripresa desiderata in secondi
• Numero totale dei frame richiesti
• Cadenza di scatto al secondo gestibile dalla camera
Si ottiene così sia il tempo di ripresa intervallata necessario, sia la velocità di traslazione in mm/s.
Per evitare l’effetto flickering in presenza di fonti di luce artificiale, aspetto automaticamente gestito nelle ultime straordinarie realizzazioni Nikon D5 e D500, è stato opportuno scegliere un’adeguata combinazione fra sensibilità ISO, tempo di scatto e diaframma.
È necessario che tutti questi fattori siano impostati con cura, perché il programma di elaborazione procede a ricostruire con un algoritmo i passaggi mancanti da un’immagine all’altra. Dunque non deve esserci fra i singoli fotogrammi un intervallo tale da generare una sequenza poco fluida. Da questo punto di vista lo SmartSlider Pro 800 di SmartSystem è risultato essenziale e affidabile. Di costruzione molto robusta, è progettato per portare in sicurezza attrezzature ben più pesanti di quelle utilizzate. Uno slider della serie SmartSlider Reflex sarebbe stato altrettanto performante e forse più maneggevole da spostare ed attrezzare nei frequenti spostamenti, effettuati anche su terreni non piani e cedevoli.
Sulla base di quanto riportato si possono facilmente comprendere i vantaggi della tecnica QuickLapse. Essa permette di realizzare filmati di qualità fotografica superba, ricchi di colori naturali in ogni condizione di luce, con risoluzione altissima e basso disturbo cromatico. Il tutto grazie al sensore full frame da 24x36mm della Nikon D810. La possibilità di utilizzare la gamma di lenti Nikkor Nano Crystal Coat assicura inoltre una nitidezza e un dettaglio d’immagine impensabili in un video tradizionale. Il PC-E Nikkor 24mm f/3.5D ED è risultato il perfetto complemento dello slider grazie alla funzione di decentramento che ne evita l’ingresso nel campo visivo, permettendo perfezione di linee e prospettive. L’AF-S Nikkor 58mm f/1.4G è invece risultato di estrema utilità nelle riprese serali. Recuperando un paio di step nel tempo di scatto ha garantito immagini ferme in condizioni di luce molto scarsa, senza dover insistere troppo sulla sensibilità ISO, peraltro gestita molto bene dalla D810. Il limite maggiore che abbiamo riscontrato con questa tecnologia sta nel poter riprendere solo soggetti statici. Quindi benissimo per architetture d’interno o esterne, purché prive di rami e foglie che si muovono, persone che transitano, acqua che scorre. Giornate ventose con elementi naturali in movimento hanno portato alla decisione di lavorare in interni e di attendere condizioni più propizie. Quando questo non è stato possibile, per non dilatare troppo i tempi, ci siamo ragionevolmente avventurati in situazioni “ibride”. Fra queste, alcune sono risultate non solo sufficientemente naturali ma anche molto gradevoli. La parte più gravosa del progetto è stata rappresentata dall’enorme lavoro di post-produzione dei file RAW.
Questi, pur non nascendo specificatamente per il video, sono in assoluto il meglio che si possa trovare per filmati di qualità davvero fotografica. A quest’ultimo riguardo, bisogna considerare la riscoperta di un fattore per così dire psicologico. L’abitudine di vedere oggi il risultato immediatamente dopo lo scatto, può far dimenticare il mistero e l’attesa che seguiva quando le fotografie erano su pellicola. Allora si attendeva con pazienza, a volte persino con ansia, per ore o a volte giorni. Il risultato coinvolgeva un’emozione che oggi si tende a dimenticare. Qui qualcosa ritorna: nessun Play appena girato, ma un lavoro molto impegnativo prima di verificare il risultato finale. Ci è stato chiesto se si potessero estrarre dal filmato i fotogrammi più interessanti da utilizzare come immagini fotografiche. La risposta è assolutamente positiva. Infatti ogni fotogramma è una fotografia in alta definizione. Per concludere, l’esperienza è stata anche la giusta occasione per conoscere a fondo le possibilità degli strumenti utilizzati che hanno confermato, una volta di più, la loro straordinaria qualità e versatilità. Il costo di attrezzature video capaci di riprodurre risultati di analoga qualità sarebbe assai superiore e incompatibile con un mercato non in grado di compensare un investimento tanto oneroso. Una solida struttura formativa e la ricerca di qualità sempre più elevata, la passione e il desiderio di sperimentare, restano come sempre la chiave più gratificante d’intendere ed esercitare la professione.