Praga è grigia, ma non è ferma. Praga è dura, ma dolce nei visi di capelli biondi. Praga è rigorosa, ma capace di buttarsi tutto alle spalle con una fresca risata. E ricominciare.
Perché è questo che fa Praga ogni giorno, con le sue forze: apre le porte alla sua identità. Cerca tra i contrasti il volto da indossare.
Passeggiando tra le vie del centro storico, sentendola sotto i piedi, carezzandole i marmi come fossero le sue braccia, abbracciandola, spiandola da dietro l’obiettivo, vedo questo. Sento questo. La sento.
Sento che c’è dell’altro dietro l’idea che abbia da offrire solo del sesso facile.
Praga cammina ed è avanti a noi. Ci sorpassa, staccandosi dalla sua stessa ombra per volare alto, nel pensiero di un futuro ancora da definire.
Dopo anni di regole e barriere, si intravede il sole. All’orizzonte una nebbiolina cinematografica a ricordarti le origini. Ma Praga è sicura di volerci essere.
Praga è un ponte tra due mondi, il passato e il futuro.
Dal primo si ha la consapevolezza che ci si deve sollevare, per poter risalire. Del secondo non si ha il valore. Lo si cerca nelle firme dell’alta moda, nelle macchine sportive, ma non si è ancora coscienti della sua potenzialità. Praga lavora nel presente, con fermezza, ma del futuro non è ancor chiara l’immagine. Il suo costume, il suo trucco. Praga è un ponte, è più ponti, sul fiume del tutto e del niente.
Praga è la Regina dell’Est, seduta su di un trono di marmo. Immobile ma vigile. Ai suoi piedi scorre la vita, con i graffiti, le urla di protesta, gli amori e gli scambi, leciti ed illeciti.
Dietro l’obiettivo fotografico posso mettere a fuoco i suoi volti. Le guance di talco della regina e le sue labbra rosse. Su tanta autorevolezza galleggia sotterranea la voglia di emergere, di fare la differenza. Di svoltare e finalmente riconoscersi nelle proprie mura, nel proprio asfalto.
Praga è musica ed è silenzio. La musica è dei giovani che la studiano.
Sono dietro l’angolo, pubblicamente suonano per i passanti. Intimamente suonano per loro stessi e per la Musica.
Il silenzio invece, è dei ribelli.
Sono dietro l’angolo e nascondono le loro pennellate di colore clandestino, le loro urla afone. Solo colore dal basso della vita. Intimamente pensano al cambiamento, al nuovo volto, a un nuovo destino da disegnare.
Praga è incontrare una ragazza e volerla conoscere.
Sfilarle il giornale dalle mani e chiederle cosa vuole fare da grande. I suoi progetti ed i viaggi che le piacerebbe intraprendere. Se all’estero o nella propria città, che non conosco, ma che studio tra gli scatti che mancano, che non ho colto. Che ho racchiusi dietro gli occhi.
Praga è un mondo nuovo, dentro ad uno piccolo ed antico, fatto di pizzi di pietra e di botteghe di fiori.
Nel nuovo mondo ci sono ragazze bionde che sorridono nitide, senza voler dire altro. Ci sono i turisti sfacciati che nulla fanno per confondersi, per prendere parte allo spettacolo del viaggiare, dell’essere ospite. Ci sono vetrine che si vedono ovunque, quelle della globalizzazione.
La piccola Praga è coperta a metà, come una trapunta color pastello troppo corta. Da qualsiasi punto l’attiri a te, non la vedrai mai nella sua pienezza, perché il suo fascino è proprio questo: la sua timidezza.
Proprio come quella ragazza bionda ed i suoi sogni.
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