Non ricordo con precisione l'esatto istante in cui mi sono innamorata della fotografia.
È un po' come nel film 'Harry ti presento Sally', dove i personaggi s'incontrano, si perdono, si ritrovano, e l'amore si costruisce negli anni, per diventare 'vero' solo alla fine.
Così è stato per me con la fotografia: si è 'costruita' a tratti lungo tutto l'arco della mia vita, rapendomi completamente da tutto a volte, mentre in altre occasioni mi lasciava libera di dedicarmi ad altro, fino a diventare definitivamente una grande passione e professione.
Mi piace utilizzare questa citazione di Adams quando tento di spiegare la fotografia: “Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare: tre concetti che riassumono l'arte della fotografia”.
La citazione la ritengo perfetta perché le tre caratteristiche che Adams elenca sono tutte tappe che si scoprono pian piano quando ti approcci inizialmente alla fotografia.
“Il desiderio di scoprire”: perché trovi un mondo infinito attraverso il mirino, e tutto ciò che prima non avevi visto, lo inizi a vedere come un bambino che apre gli occhi e vede il mondo per la prima volta. Ogni angolo, dal più inusuale al più affascinante, diventa un motivo di fotografia. Scopri che anche un oggetto della tua quotidianità può sembrare speciale, attraverso la fotografia.
In seguito, dopo aver imparato le tecniche fotografiche, cerchi l'emozione. Cerchi di emozionare gli altri e di emozionare te stessa in primis, cercando un nuovo stile, cercando la tua impronta, la tua ‘carta d'identità' fotografica. Non ti basta più scattare una buona fotografia, dev' essere LA fotografia: quella che ti sprona, e sprona chi la guarda ad andare oltre la semplice carta (o il semplice ‘jpeg').
Tutto per arrivare a catturare: afferrare non solo il momento, ma anche lo spirito che lo anima.
Ed è in questo modo che ho condotto il mio apprendimento fotografico. Affascinata fin da subito dal palcoscenico, ammaliata dalla musica, non poteva sussistere in me la fotografia senza la musica e, viceversa, la musica senza fotografia. Da semplice “fan” di un gruppo, dalle foto in “transenna” davanti al palcoscenico, ho sentito crescere in me la voglia (e la passione) di andare oltre … per 'educare ed aiutare a crescere' questa simbiosi tra musica e fotografia.
Mentre sviluppavo questa simbiosi, ho potuto avanzare nel mio 'apprendistato fotografico' frequentando assiduamente il forum Nital.
Grazie a professionisti che mi hanno dedicato molto tempo ed attenzione con i loro consigli, ho potuto crescere fotograficamente, confrontandomi con diverse visioni fotografiche ed esperienze.
Ho conosciuto i primi palchi, con una devozione ed un'ammirazione che tutt'ora nutro, una sorta di venerazione 'sacra' per un luogo dove nasce e si esprime la 'magia' di uno spettacolo.
Tramite persone conosciute sul palco, ho potuto esprimermi fotograficamente con i 'Marlene Kuntz', partecipando alle loro date come fotografa, ed assistendo in studio alle registrazioni dei brani.
Nel frattempo, fotografavo in piccoli locali, in manifestazioni musicali dove imparavo cosa significasse scattare in scarse condizioni di luce. In queste drastiche condizioni, imparavo a dare il meglio di me stessa, e del mio sentimento fotografico, sempre e comunque, perché ogni gruppo che mette l'anima nella sua musica, merita di conseguenza una foto che celebri tale passione. E ad ogni concerto accresceva questa passione, questa adrenalina. Non solo sotto i grandi palcoscenici, ma anche negli angolini di qualche pub … dove il palco era stretto giusto per far stare, perfettamente incastrati come in un puzzle, gli strumenti della band. Ogni occasione presentava un'emozione diversa, sempre, però, altrettanto intensa.
Questo percorso mi ha portato ad avere i primi contatti “lavorativi”, e quando ti offrono un compenso, sei come obbligata a vedere tutto in una prospettiva diversa. E ti sembra strano … Perché se fino al giorno prima eri libera di creare artisticamente, di sperimentare e non dovevi rendere conto a nessuno dei tuoi eventuali fallimenti, ora ti ritrovi categoricamente a tirare fuori lavori unici, che diano soddisfazione ed emozione a chi ti ha commissionato il lavoro.
Soprattutto nelle piccole band, quando ti commissionano un lavoro ogni membro del gruppo ci mette la sua quota, ed 'esige', di conseguenza, la stessa quantità di fotografie, con la stessa intensità espressiva che, invece, daresti al leader della formazione. E questa non è una cosa affatto semplice, perché non tutte le persone hanno la stessa espressività fotografica. Quindi, impari a conciliare il tuo desiderio di catturare l'attimo con la necessità di offrire un servizio che sia soddisfacente per chi ti commissiona il lavoro.
Poi, ho cominciato a collaborare con riviste e con siti, e a comprendere la difficoltà della famosa condizione '3 canzoni senza flash', ossia stare sotto al palco a fotografare solo per i primi tre pezzi del concerto, dopodichè la security ti accompagna gentilmente fuori dall'area riservata.
In quel frangente relativamente breve, devi concentrarti fortemente, per cui è bene preparare le lenti prima di entrare nel PIT (lo spazio tra palco e transenna) e non perdere un solo istante, perché poi devi rendere conto a chi ti ha commissionato il lavoro, e non ti puoi permettere di portargli pochi scatti o foto sbagliate asserendo alla scusa del poco tempo a disposizione.
In tutto ciò deve comunque continuare la tua crescita personale fotografica: la ricerca di stimoli, di nuove tecniche, di nuovi modi per ritrarre i musicisti. Tu non guidi: è la fotografia da palcoscenico a guidare te, che sei un reportagista e ritrai quello che vedi. Ma forse riesci ad andare anche oltre, ritraendo ciò che senti e ciò che ti emoziona della musica.
E poi… dopo tutta la tua ricerca personale, la tua crescita creativa, dopo vari 'pass photo' ottenuti con sudore, dopo un portfolio creato con amore, determinazione e devozione, ti arriva la chiamata che realizza il sogno della tua vita.
Da fan di un gruppo adorato, passi a fotografa amatoriale, fino ad essere chiamata come fotografa professionista per uno dei tour più importanti di una band famosa, le cui foto finiranno dentro al cd live che uscirà a permanente testimonianza dell'evento, ed è ciò che è successo a me con i Litfiba.
In occasione della loro reunion, avvenuta nel Dicembre 2009, il management della band mi ha interpellato per realizzare fotografie durante una tournée di 5 date. Difficile esprimere a parole l'emozione, ma anche la paura di sbagliare, un lusso che non potevo e non dovevo permettermi, e ciò mi ha portato a mettere tutta me stessa in queste 5 date.
Quindi: cos'è che rende 'professionista' un fotografo? Ci sono tante componenti, ma probabilmente le più importanti sono la capacità, l'impegno, la passione, e la competenza con la quale si riesce a dare il massimo di fronte ad ogni soggetto ed in ogni situazione. Un lavoro veramente difficile …
Ma ci si 'costruisce' con molto impegno, nel tempo, passo dopo passo, rendendo la fotografia una parte integrante di noi stessi, e noi stessi di Lei. E la strada è sempre, ancora, tutta da percorrere.