Namibia and the research of light

A cura di: Marco Negri

 

La prima sensazione all'inizio del viaggio, è che il tempo si è fermato... le cose che per noi sembrano indispensabili, quì tranne le cose essenziali, tutto il resto risulta semplicemente superfluo.
Pochi istanti di viaggio, una prima tappa ad un distributore e subito due ragazzi a piedi scalzi ancor prima di immortalarli, mi regalano un sorriso grande e profondo quanto i loro occhi.

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© Marco Negri

Durante il percorso incontro un piccolo villaggio, una radura brulla ed austera contorna le piccole capanne lasciando trasparire all'orizzonte il nulla.
Una giovane ragazza si fa incuriosire dalla mia attrezzatura, dopo aver chiesto la possibilità di fotografarla ad uno dei famigliari la giovincella si presta senza timore, il suo sguardo è tagliente e sicuro, una piccola modella improvvisata mi fa capire quanto importante sia congelare quei momenti.

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Il pannello riflettente che grazie al mio aiutante viene mosso in tutte le direzioni al fine di trovare la giusta luce per illuminare un volto fiero e grazioso, finalmente la illumina di una luce calda e dorata come la terra che sto calpestando.

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Sono momenti unici ed indescrivibili quelli che ho vissuto durante i miei scatti, quasi ad immortalare qualcosa di irripetibile.
Offro qualche genere alimentare, la gente mi ringrazia, mi guarda con aria mesta quasi invitandomi a rimanere ancora un po con loro; avrei voluto dire tante cose, esprimere il calore che ho ricevuto da semplici sguardi.
Continuiamo il nostro percorso facendo una breve tappa presso un isolato gruppo di capanne, la polvere è talmente abbondante che penetra anche nel fuoristrada, un anziano è in piedi accanto ad un grosso albero, lo osservo, vedo che la luce è forte e cruda, sono le 11,30… ma non so resistere, compongo l' immagine e ne traggo un paio di scatti.

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Lui mi sorride quasi volesse esprimere un opinione su noi che veniamo da lontano solo per usare quello strano strumento appeso al collo, che poco serve a sfamare lui e la sua gente.
La nostra guida subito mi indica che è un anziano Himba, detiene infatti nella mano un bastone lavorato e ricurvo simbolo della propria tribù.
Passano pochi istanti e dalle bosco a basso fusto compaiono subito torme di bambini con il proprio abito tribale, un semplice perizoma e grosse collane al collo.

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E' anch'egli è un Himba, tribù locale che nella maggior parte dei casi rifiuta ogni forma di civiltà.
Nei giorni seguenti avremo modo di fotografarne molti altri.
Donne con uno sguardo fiero e dignitoso, riesco qualche volta ad avere un contatto con loro, le chiedo di fotografarle e subito ottengo un palese consenso.

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Sin dal secondo anno di vita le donne cospargono in toto il loro corpo di un essenza che emana un odore intenso e poco piacevole ai gusti del povero viaggiatore occidentale, ma mi spiegano che questo profumo è un attrazione fatale per i loro mariti ed un ideale repellente per le zanzare.
I bambini giocano intorno a noi, riesco a fotografarne qualcuno ma, la mia curiosità, il mio stupore è così grande che a volte mi induce ad osservarli senza far null'altro.

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Un giovane con aria di supremazia, un fisico atletico e prestante allontana i bambini che con i loro schiamazzi e grida disturbano il riposo del piccolo villaggio.

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Dopo averli salutati, già una piccola parte di me, rimane lì vicino a loro per sempre!

Attraverso luoghi dove la mia immaginazione, mai avrebbe portato tanto lontano, le conformazioni geologiche locali mi portano a ritroso nel tempo, fiori e piante grasse aggrappano la loro esistenza ad esili supporti.

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I miei compagni di viaggio si prestano ad una pausa pranzo, io incuriosito da un giovane Herrero seduto a poca distanza, preferisco dedicare il mio tempo a lui.
Mi scruta, sorride, dopo pochi minuti mi fa capire che quello che porto al collo è un oggetto simpatico e la sua disponibilità non viene meno, lo fotografo ed insieme rossicchiamo i 5 cracker che avevo nello zaino.

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I panorami sono qualcosa di irripetibile, durante le ore diurne, la luce è violenta e cruda, tutto sembra immensamente piatto ed improponibile alla macchina fotografica.
Verso il tramonto… la luce cambia il volto a queste lande desolate, colori e sfumature prendono possesso di ogni forma.
Quasi una vista irreale stuzzica e rende tutto appetibile ai nostri occhi.

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Un insostituibile serie di emozioni continua a imperversare nella mente del viaggiatore, al ritorno, luoghi e personaggi fantastici non sono solo un ricordo ma una realtà, un presente cui tutti noi abbiamo il dovere di non scalfire.
Molti rivivranno in futuro questi luoghi ed ognuno di noi porterà a casa il proprio bagaglio di sensazioni, diverso da individuo a individuo, segno delle grandi potenzialità umane che questi luoghi sanno regalare a tutti noi.

 

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