La mia passione (comune credo a quasi tutti gli essere umani) per la libertà, i paesaggi mozzafiato, le esperienze nuove, non mi ha permesso di stare lontano da "i Chiostrini", una località di Tavarnelle, in cui sabato 15/05/04 è stato inaugurato il primo porto aerostatico d'Italia, ovvero la prima base per il decollo di mongolfiere e dirigibili.
Ventiquattro ore dopo l'inaugurazione ero lì, alle 6 del mattino, con gli occhi ancora assonnati, a respirare quell'aria magica che solo certe mattine della domenica sanno regalare. Il sole stava appena facendo capolino nel cielo, libero da nubi, preannunciando dunque una giornata – assaggio dell'estate ormai prossima.
Mi catapulto immediatamente a scattare… la mia Nikon D70 è ormai compagna di avventura insostituibile!
Mentre il sole accarezza i visi e le strumentazioni disposte a semicerchio nella radura che sarà poi teatro del decollo, il "mio" pilota (Dawe, un simpaticissimo inglese di mezza età) inizia a gonfiare il pallone aerostatico di aria calda, utilizzando il bruciatore (un dispositivo che brucia il propano all'imboccatura del pallone producendo la fiamma che scalda l'aria all'interno della mongolfiera).
La proprietaria della mongolfiera su cui voleremo è una vivacissima signora inglese ultrasettantenne, il cui marito vola da solo non nella classica cesta ma… appeso alla mongolfiera stessa su una sorta di seggiolina!
Emozionata come una bambina che si accinge ad andare a scuola il primo giorno, mi alzo in volo con Dawe… sento l'aria che mi passa tra i capelli, mi entra nelle narici e, chissà come, nel cuore. Sorvoliamo i suggestivi paesaggi del Chianti assaporando la brezza mattutina e quel silenzio che solo certe situazioni "particolari" sanno regalarti, come la totale assenza di movimento, sospesi nel cielo a "causa" della mancanza di correnti d'aria.
Il volo dura circa un'ora e la sensazione è minuto dopo minuto più "avvolgente"… il sole sta andando a prendere il suo posto nel trono del cielo, anche i boschi del Chianti sembrano svegliarsi dal torpore notturno… al nostro fianco il marito della signora inglese ci affianca seduto nell'aria, con un'espressione serena invidiabile… è la prima volta che vedo il mondo svegliarsi da una prospettiva così particolare! Per fortuna che la mia D70 continua imperterrita a scattare… devo bloccare la magia di momenti così irripetibili… sento l'anima rasserenata, il mio spirito forse vola più alto della mongolfiera stessa…
Sono le 7,45, Dawe decide che è ora di scendere… già, ma non siamo su un veicolo motorizzato… come si fa a planare dolcemente al suolo senza traumi? Ed è in questo preciso momento che mi rendo conto dell'abilità suprema del "mio" pilota: grazie ad un semplice ed efficacissimo sistema di cordicelle che comandano l'apertura di alcune fessure sul perimetro del "pallone" permettendo l'uscita dell'aria e grazie alla diminuzione dell'emissione di aria calda da parte del bruciatore che ovviamente per un'ora ha mantenuto il pallone aerostatico bello gonfio, planiamo dolcemente sul greto di un ruscello.
Lì ci attende, ma sul sentiero, essendo disceso volontariamente lì (!!), il marito della signora inglese; chiamiamo via radio i fuoristrada che devono venire a prenderci e… l'avventura è finita.
Torno indietro, seduta comodamente ma senza dubbi meno libera, ripensando a quei momenti magici vissuti poco prima.
Ci imiteranno, nella stessa giornata, circa una trentina di passeggeri a cui auguro di vivere con la stessa intensità le emozioni che ho vissuto io.
Non occorrono grandi doti per partecipare ad un volo aerostatico… occorre una minima (ma proprio minima) dose di coraggio, la giusta attenzione alle regole impartite dal pilota e ovviamente… una Nikon!
Sara Dominici