Marrakech

A cura di: Riccardo Di Nasso


Sono mille le parole per descrive questà città africana, ma tra tutte "Magica" è l'aggettivo più indicato per raccontarla in una sola parola.
Infinite, sono le leggende di questa bellissima città nata tra il 1062 ed il 1070 quando la potente armata sahariana capitanata da Youssef bin Tachfine della dinastia Almoravide si accampò nella piana di Hauz ai piedi dell'alto Atlantide, fondando così la città protetta da una cinta naturale di palme.

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Marrakech, un nome che evoca carovane, mercati, intrighi internazionali, duelli all'ultimo sangue ma che significa anche riparo, infatti la famosa cinta di palmeti è ancor oggi ben visibile intorno ad essa e fa da quinta allo spettacolare deserto in cui ne è immersa.

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Ci sono molte strade per arrivare a Marrakech, dal nord, dal centro, dal mare e soprattutto dal Sahara, ma tutte, chi più chi meno, ci offrono spettacoli crudi e sperduti di deserto, sabbia giallo arancione e pietre rosse arroventate dal sole.
Nel tempo si sono susseguite dinastie arabe diverse, ma per ultima la dominazione francese a preso il sopravvento fino a che il Marocco a svolto alla sua indipendenza.
Oggi Marrakech conta circa 1.460.000 abitanti tra Berberi ed Arabi ed è senza dubbio la città Imperiale più nota del Marocco e seconda, ma per questioni commerciali a Casablanca.

La città imperiale è comunque circondata da una bellissima cinta muraria lunga una quindicina di chilometri con mura rossastre spesse due metri, bastioni di epoca e stili diversi ed una serie di bellissimi portoni monumentali che danno l'accesso ad i vari quartieri della città. Da una di queste porte si accede direttamente alla parte antica di Marrakech, cioè alla medina, centro di tutto. Da un lato la moschea della Koutoubia con la sua torre alta una sessantina di metri ornata da una fine decorazione scultorea che appare proprio come un vero ricamo su pietra.

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Da l'atra parte la piazza Djemaa El-Fna, ritrovo mattutino di commercianti, giocolieri, saltimbanchi, incantatori di serpenti e tanti esotici attori.
Poi verso sera le bancherelle con i loro commercianti e tutti i teatranti improvvisati si ritirano e subentrano i banchetti con tavole e panche per far mangiare con cibi dei più varii preparati al momento. E' una vera festa, ogni sera musica, odori e colori ti rendono partecipe di un sogno.

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Poco più in là il souk. Cioè la parte vitale, quella ancora più antica, dove usi e costumi non tramontano mai. In origine il souk era diviso in vari settori specifici a secondo le loro attività che svolgevano, dai lavoratori del rame ai conciatori di pelle, dai venditori di datteri ai fabbricanti di scarpe, ma oggi tutto questo si mescola in tunnel pazzeschi a volte molto bui e cupi pieni sempre di colorie di piccoli raggi di luce, altri di piazze o vicoli di strade trafficati sia di giorno che di notte da una miriade di persone, di suoni, e di sapori che riportano indietro nel tempo.

A volte fotografare rimane difficile. Nontanto perchè il popolo al arabo non piace essere fotografato (attenzione a fotografare le donne con il velo o persone estremamente religiose), ma quanto per il connubio estasiante tra odori e colori. Il profumo dei giardini di boungaville, bambou giganti, yucca, papiri, filodendri mescolati con quelli che provengono dalle bancherelle di zafferano, cumino, pepe nero, zenzero, hennè, estratti di rose, menta… ai colori naturali dei tessuti, dei vestiti, dei tappeti e di tutto quello che il nostro occhio riesce a vedere.

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Immortalare queste scene è sicuramente un ricordo di un luogo dove la tradizione non muore, ma continua con la nostra modernità che avanza inesorabilmente, anche nei posti più remoti della terra.

 

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