Marmo

A cura di: Francesco Tomasinelli , Emilio Scoti

C'è una fila di montagne che costeggia il litorale della Versilia, nel Nord della Toscana. Sono le Alpi Apuane, vette aspre, che si ergono fino a quasi duemila metri di quota a pochi km dal mare. Sul loro fianco, nei pressi della città di Carrara, si osservano ampie ferite, striate di bianco. Si tratta delle cave di marmo, che più di ogni altra cosa, hanno segnato il destino di questi luoghi e dei loro abitanti. Il prezioso minerale si estrae qui dai tempi dei romani, un tempo con pali e picconi, poi con la dinamite ed oggi con ruspe e perforatrici. Gli artefici di quest'opera sono i cavatori, operai super-specializzati, che molto spesso si tramandano il lavoro di generazione in generazione.

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Ci sembra che una delle cose più affascinanti, nel lungo processo di lavorazione del marmo, sia l'estrazione dei blocchi. Come si fa a rimuovere trenta tonnellate di roccia dal fianco della montagna senza rovinare il marmo o usare l'esplosivo? Bisogna avere gli attrezzi giusti e gente preparata, che sia in grado di usarli. E qui entrano in gioco i cavatori e la loro esperienza. Si comincia tagliando la base del blocco utilizzando una gigantesca motosega che scorre su rotaia. Poi è il turno della perforatrice, che da sopra produce due profondi fori, in verticale verso l'interno, ai vertici del blocco. A questo punto si fa passare nei fori il cavo diamantato, una filo in grado di tagliare la roccia. Collegando il cavo ad una ruota con un sistema di trazione, si separano il lato posteriore e i due laterali. È un lavoro lungo, che nel complesso può richiedere un paio di giorni e una costante attenzione. L'usura e lo stress sui macchinari sono enormi.

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Poi arriva il momento del distacco del blocco, il più delicato. Una ruspa crea un cuscino di terra, dove dovrà cadere l'immensa formazione rocciosa. Tocca ad un abile pilota di scavatore gestire la manovra tirando e “controllando” con la benna il blocco, fino a farlo cadere sul fianco. A questo punto il marmo può essere ancora segato oppure rimosso con la ruspa, uno dei mostri da sessanta tonnellate della Caterpillar o della Volvo. Il prezioso carico finirà in pochi minuti su un gigantesco camion che dovrà portarlo a Carrara nei centri di lavorazione o in porto. Qui una grossa parte dei marmi più pregiati viene inviato nei paesi arabi più ricchi, dove il prezioso minerale è usato per abbellire le dimore delle famiglie reali.

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Le cave di marmo sono uno dei “luoghi di lavoro” più fotogenici del nostro paese, ricchi di linee geometriche e paesaggi di ampio respiro, tra i quali si muovono mostruosi macchinari. Le opportunità per fare foto interessanti sono davvero moltissime ed amplificate dalla buona quantità di luce, diffusa dal bianco intenso del minerale anche nelle giornate più uggiose. Le immagini qui presentate sono il frutto di circa due giorni di lavoro a tempo pieno, in autunno, con condizioni di luce molto variabili. Su queste vette, tra i 600 e i 1200 mt, in poche ore si passa dal sole alla pioggia. E i nuvoloni carichi di acqua che incombono sulle cave regalano scenari davvero drammatici.

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La parte difficile è ottenere punti di ripresa privilegiati, direttamente nel cuore dell'azione. Per questo ci siamo appoggiati alle visite guidate di Marmotour e di Colonnata Trekking. Ma una grossa fetta del successo di questo lavoro si deve alla disponibilità della ditta Montemaggiore, di proprietà dei fratelli Ceccarelli, antica famiglia di cavatori, che ci ha consentito di riprendere da vicino alcune delle fasi più delicate della lavorazione. Un ultima parola riguarda la sicurezza. Le cave sono ambienti molto pericolosi, ed è meglio muoversi con grandissima attenzione, seguendo le raccomandazioni delle guide.

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Nelle Apuane, oggi come in passato, si produce ancora moltissimo marmo. Ormai siamo sopra il milione di tonnellate annue. È una risorsa unica: qui si trovano le qualità migliori al mondo, come il favoloso “statuario” di Michelangelo. Ma il marmo è anche una risorsa limitata e la presenza di grandi cantieri con centinaia di camion in movimento non giova di certo al vicino Parco regionale delle Alpi Apuane, una delle aree naturalistiche più preziose d'Italia. Per saperne di più sul marmo, il parco e la questione ambientale vedi il numero ora in edicola della Rivista della Natura.



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