Il Quiksilver Pro France è sicuramente una delle competizioni più attese e seguite dal popolo dei surfisti di tutto il mondo.
Non a caso é Hossegor la location prescelta per accogliere e dare modo di esibirsi ai più grandi nomi di surfisti internazionali, offrendo onde di qualità e potenti con grossi tubi che sembrano gallerie scavate nell'acqua.
Stiamo parlando di uno dei più famosi beachbreack europei con fondale sabbioso quindi, che regalano mareggiate oceaniche garantendo una frequenza di onde invidiabile sia in inverno che in estate.
Vedere dal vivo atleti del calibro di Kelly Slater, Mich Fanning e Dane Reynolds provoca forti emozioni anche ad occhi inesperti ed ad un pubblico che con il surf non ha niente a che fare; se poi, come nel mio caso, surfista e fotografo nello stesso tempo, il divertimento é assicurato.
Quale migliore occasione quindi per vivere e documentare una settimana di gara passata sulla sabbia con l'attrezzatura fotografica "congelando" i momenti più significativi dell'evento e non solo.
Il vento, il sole, il sale, la sabbia sono gli elementi che hanno caratterizzato le mie giornate tra uno shooting e una session di surf-relax nelle spiagge delle Lande francesi.
In genere quando fotografo azioni sportive di surf cerco di creare un certo feeling con l'atleta nel senso che preferisco conoscerlo per capire al meglio i suoi "spostamenti" in acqua e le sue prossime azioni per meglio posizionarmi sulla spiaggia e decidere le inquadrature migliori per esaltare al meglio la manovra che voglio fotografare.
Penso che un'ottima riuscita della foto sia determinata anche dal fatto di praticare o meno lo sport che andremo a fotografare ed é per questo che preferisco dedicarmi quasi esclusivamente al surf che oltre a darmi grandi soddisfazioni a livello di fotografia é anche il mio sport da diversi anni, quindi posso dire di essere agevolato in questo senso.
Ritornando al feeling tra fotografo/atleta devo dire che questo crea una specie di collaborazione o meglio interazione tra le parti che rendono questo tipo di fotografia non più passiva ma attiva con la complicità dello sportivo che capisce e aiuta a risolvere le problematiche del fotografo a terra (nb.il discorso ovviamente cambia e i problemi diventano più complessi se il fotografo si trova in acqua con custodie subacquee)
Prima di una session di surf in genere parlo sempre con l'atleta per capire al meglio dove e cosa farà una volta entrato in acqua ma nel caso di una competizione di alto livello come il Quiksilver Pro France non é possibile fare questo quindi bisogna essere sempre pronti e aspettarsi di tutto da questi "grandi" surfisti internazionali.
L'azione di surf é veloce e imprevedibile ed é per questo che non bisogna mai perdere di vista l'atleta considerando anche il fatto che l'elemento acqua é in continuo movimento oscillatorio alto-basso; per non parlare poi del "disturbo" provocato dall'arrivo delle onde che oscurano ,a volte del tutto, il soggetto o che confondono l'auto-focus del nostro obbiettivo.
Ritengo che sia molto importante capire cosa stà succedendo in acqua intendendo quale onda il surfista prenderà e prevedendo perché no anche in quale direzione e quale manovra andrà a compiere la manovra il nostro atleta.
Generalmente preferisco usare diaframmi molto aperti ma questo aumenta il rischio di confondere la messa a fuoco rischiando di cestinare poi lo scatto effettuato. La gallery che vedrete infatti é stata prodotta praticamente tutta con f4 e limitrofi.
Durante la competizione mi sposto continuamente sulla spiaggia e sulla battigia per cercare la migliore composizione di inquadratura essendo l'imprevedibilità la vera regina delle mie giornate.
Il tempo variabile inoltre sfasa anche tutti i valori di esposizione che vanno controllati quindi continuamente se si lavora in modalità Manuale che é quella che preferisco in quanto mi permette scegliere tutti i parametri per avere totale controllo su quello che stò facendo.
Uno dei problemi che si incontrano se si opera in una spiaggia dove frangono grosse onde a riva é quello dell'acqua di mare nebulizzata trasportata dal vento proveniente dal mare (onshore) che appanna continuamente la lente, problema che non sussiste se vi é vento da terra (offshore).
Per quanto riguarda il cavalletto io preferisco sempre un monopiede se sono su sabbia perché lo trovo comodo sia negli spostamenti che per collimare l'orizzonte, inoltre meno statico di un trepiede.
Questi scatti racchiudono momenti magici che hanno regalato al mio obbiettivo e al mio occhio sensazioni difficili da spiegare che posso soltanto cercare di mostrarvi con questi frame di vita da me vissuta in queste giornate autunnali di gara e soggiorno francese.
Sicuramente ad un occhio esperto questi scatti fotografici racchiudono errori tecnici da far rabbrividire i professionisti del settore ma penso che a volte ci si possa limitare a considerare il fatto che una fotografia non deve essere per forza "perfetta" ma deve piacere o non piacere e basta.
"La perfezione è bella ma è stupida bisogna conoscerla ma romperla." Bruno Munari
ATTREZZATURA:
Nikon D3 | Nikkor 600 mm f4 | Nikkor 70-200 mm f2.8
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Alberto Maiorano Photography photomaio.com | photomaio.wordpress.com