Il primo viaggio in Africa, il primo safari: otto giorni in tutto. Già dall'aereo prima ancora di scendere e di poter dire di essere stata in Africa, guardo dal finestrino e vedo il contrasto delle strade rosse che tagliano tutto quel verde. Un rosso-arancio pazzesco. Mi dico che l'Africa è rossa. E che le mie foto dovranno dirla questa cosa.
Poi inizia il viaggio vero e proprio.
Come altrove, anche in Africa il senso del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare. Per le strade. Inizio a guardare fuori dal finestrino e la mia fotocamera è lì come un filtro rassicurante tra i miei occhi e l'Africa. Il mio primo lavoro inizia dal furgoncino in movimento.
Mi focalizzo sulle donne per la strada.
Ho con me una Nikon D700. Per le foto dal furgoncino alterno due obiettivi il 24-120 mm 3.5-5.6 il 70-200 mm 2.8, per fortuna stabilizzatissimo che mi permette di seguire i soggetti da lontano e di continuare a seguirli anche quando sono vicinissimi...
Inizio a scattare quello che vedo dal finestrino. Da fotografa la prima cosa che mi colpisce è il chiarore abbagliante ovunque. Per le foto sulla strada, dopo un po' di tentativi, mi stabilizzo anche io, impostando la fotocamera in modo da mettermi al riparo da tutte le principali problematiche. In condizioni di luce costante, senza nuvole passeggere o alberi con ombre stroboscopiche, imposto la fotocamera in manuale, per poter approfittare di un'uniformità negli scatti che velocizzerà radicalmente i tempi di post-produzione. In situazioni di luce meno costante invece mi rifugio su un diaframma 6.3: mi aiuta ad avere una profondità di campo ragionevolmente sicura, per evitare lo sfocato in situazioni troppo traballanti. Un tempo di scatto di 1/1250 riduce invece “qualunque” rischio di mosso, nonostante i rimbalzi continui del furgone. Infine, utilizzo la preziosissima funzione ISO Auto, che si preoccupa di compensare rapidamente l'esposizione nei passaggi repentini tra ombre e sole, alzando e abbassando i valori automaticamente.
Inizia il safari.
Uso la D700, montando un obiettivo 400 mm 2.8.
Frustrata a sufficienza... escogito due soluzioni: quando la posizione del soggetto ce lo permette, con la paziente complicità della nostra guida, cerchiamo di utilizzare il furgoncino come uno grande zoom, muovendolo avanti e indietro. Per ridurre al minimo il rischio di trovarmi con tutte le card piene sul più bello, ho anche un MacBook con me sul furgone, sul quale scaricare simultaneamente le foto in fase di scatto direttamente in Savana con l’aiuto di Davide Vasta e del modulo wireless Nikon WT-4. Utilissimo sia per il backup istantaneo degli scatti, sia per visionare bene le immagini sul campo e aggiustare il tiro strada facendo.
L'ultima parte del viaggio è sulla costa. L'atmosfera è del tutto goliardica e festosa. Ogni angolo di costa appare come parte di un gigantesco villaggio turistico, dove i beach boys, calamitati verso ogni occidentale, assediano letteralmente i turisti proponendo servizi di ogni genere: dalle visite guidate ai massaggi, dall'artigianato locale alle grigliate di pesce sulla spiaggia. Perfino i Masai qui sulla costa smettono di essere cacciatori, per diventare eroi addobbati a festa per il piacere dei turisti.
Il divertimento aumenta quando in diversi momenti del giorno, i kenyoti si godono lo spettacolo dei turisti sprovveduti, che corrono con l'acqua alle ginocchia, mentre cercano di riavvicinarsi alla costa dopo che l'alta marea li ha colti di sorpresa. |
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