Una terra che mi ha sempre affascinato. Un viaggio da tempo desiderato. Dai tempi dell'adolescenza, dalle letture di Verne, dal fascino che questa terra lontana che, come tutto il nord, ha sempre esercitato su di me. Amo il nord. Amo le sue luci, rarefatte ma intense, i suoi colori forti, ma di un forte diverso da quello mediterraneo ma non meno coinvolgente. Amo i suoi silenzi, i suoi orizzonti, la percezione di essere in qualche modo alla fine del mondo, o all'inizio di un altro. Amo i suoi misteri che là paiono essere ancora più misteriosi e gelosamente custoditi. Terre difficili quelle nordiche, dove le condizioni meteorologiche sembrano voler tenere ancora più distante il visitatore, quasi a difendere un'identità antica e mai completamente conosciuta. Terre che, però, quando si aprono, regalano sensazioni incomparabili di maestosità, di forza, e della potenza della natura. Forse più che altrove.
Tutto questo insieme ho trovato in Islanda, in quest'isola per certi versi unica al mondo. Anello geologico di congiunzione tra l'Europa e le Americhe. "Terra di mezzo", in qualche modo, e infatti più volte il pensiero è andato a Tolkien e al suo Signore degli Anelli. Un luogo dove i quattro elementi sembrano essersi incontrati per dimostrare a tutti il loro ruolo e il rispetto che deve essere loro dovuto.
Il fuoco, con il quale quest'isola ha da sempre un rapporto di odio e amore. E' sotto i piedi, si sente, si percepisce e i geyser e le solfatare lo ricordano ogni momento. I vulcani sono infatti quasi tutti attivi, e spesso eruttano senza preavviso e solo la scarsissima densità di popolazione fa sì che non si creino le condizioni per disastri di vaste proporzioni. Ma il fuoco è anche l'amico che offre energia e il riscaldamento geotermico è utilizzato in gran parte del Paese. Ed è anche divertimento e relax. Le piscine termali e la famosa Laguna Blu regalano esperienze particolarissime.
La distanza, le difficoltà di accesso hanno fatto sì che fino ad ora questa terra meravigliosa sia stata, tutto sommato, preservata dai danni che un turismo intensivo porta necessariamente con sé. L'alto costo della vita ha anche dato una mano. Ma le cose stanno cambiando. Insediamenti industriali multinazionali cominciano ad affacciarsi, i recenti crack finanziari hanno dato un brusco colpo all'economia islandese e c'è da aspettarsi che in un futuro forse non troppo lontano anche la terra dei Vichinghi tenderanno a perdere i loro atavico isolamento. Solo il clima potrebbe fare da freno.
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