«Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso». Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Uno, Nessuno e Centomila di Luigi Pirandello ed è, probabilmente, la più adatta che qui si possa citare per descrivere il significato alla base del progetto L'Io dentro me di Monica Silva, fotografo brasiliano operante tra Bologna e Milano, sempre più poliedrico e alla continua ricerca di soluzioni, espressioni e contenuti innovativi. Un percorso fotografico e di introspezione che inizia nel 2008, per la volontà e l'esigenza di staccarsi dai cosiddetti "canoni aziendali" alla volta di nuovi spazi creativi e artistici, e che trova in quegli anni espressione nel lavoro Life Above All su L'Antologia di Spoon River di E. Lee Masters.
Plasmato oggi fino a dar forma all'omonima mostra fotografica in atto presso il palazzo Pichi Sforza di San Sepolcro, nella provincia di Arezzo, e visitabile fino al prossimo 12 giugno 2011, L'Io dentro me propone una serie di scatti a mezzo busto, su sfondo bianco e a macchina fissa, di soggetti vestiti prima della loro immagine consueta – quella che il fotografo ama definire l'«Io sociale» -, dopo, secondo l'«Io nascosto» e spesso ignoto anche a chi lo detiene. «Ogni fotografo», racconta Monica Silva, «ha il desiderio di giocare con l'anima delle persone, di far venir fuori ogni aspetto nascosto della personalità e che, il più delle volte, si intravede appena. Per farlo non occorre alcuna tecnica, serve solo una grande sensibilità».
Lo scopo che l'autore intende quindi perseguire con l'esperimento L'Io dentro me è quello di liberare i personaggi che ne fanno parte dalla maschera imposta dal contesto sociale in cui ogni giorno vengono a trovarsi, per tirar fuori un'immagine nuova, quella che più o meno consapevolmente, cercano di tenere nascosta agli occhi della società.
Un Io cercato, intravisto e forgiato dalle mani dello stesso autore che, con trucco e acconciatura mai troppo esasperati, ha lavorato su personaggi noti come Samuele Bersani, Dolcenera, Nicoletta Montovani, Matteo Becucci, Filippa Lagerback e Deanna Orienti, così come su soggetti incontrati per puro caso e considerati fonte di ispirazione e di stimolo per la sua fantasia.
Nasce così un'esposizione che può contare su 37 soggetti e, quindi, su poco meno di 80 fotografie stampate nel formato 90x120 cm. Venti giorni di intenso lavoro che hanno visto Monica Silva impegnata fra selezione e preparazione dei suoi personaggi, inducendola a definire il flusso di immagini che veniva così a generarsi "un'autentica fabbrica di persone e personalità", ancora a sottolineare il limite fra contenitore e contenuto. Sforzi oggi premiati da un'ottima affluenza di pubblico e dall'arrivo di personalità di spicco, vedi la visita di un Walter Veltroni particolarmente incuriosito dall'esperimento proposto e interessato a conoscerne i dettagli.
Ma la mostra, supportata da Kemon, produttore di articoli per parrucchieri, e organizzata dalla agenzia di comunicazione integrata Mercurio Promozioni, non è fatta di sole immagini statiche, servendosi di più stanze e avvalendosi di speciali installazioni video che, grazie a particolari software sviluppati ad hoc dal designer Gianluca Macaluso, ripercorrono le metamorfosi esposte con particolari effetti di luce, grafica e suoni di sottofondo, ritraendo e coinvolgendo lo stesso visitatore.
Un'esperienza, quella dell'Io dentro me, che ha insegnato molto a chi l'ha concepita e messa in pratica e che induce alla riflessione anche il comune visitatore: sorprende infatti la disponibilità a "rischiare" la propria immagine, da parte di chi, pur di ritagliarsi il suo attimo di celebrità e di finire dall'altra parte dell'obiettivo, accetta di liberarsi della maschera imposta dalle convenzioni e di apparire in tutta la sua brutale genuinità ed essenza. Un esperimento perfettamente riuscito che conferma ancora una volta le capacità di Monica Silva, specializzata in ritratti, di andare oltre la forma e di sapere davvero leggere dentro l'anima.
Singolare, a tal proposito, il caso di Nicoletta Mantovani, moglie del noto tenore Luciano Pavarotti, scomparso nel 2007, rivisitata e immortalata dall'obiettivo del fotografo in chiave di geisha. La stessa ha poi confessato che in più occasioni, alla lettura delle carte che suo marito amava farsi fare quando era in vita, le era stato detto di aver vissuto anche in altre epoche: una, particolarmente intensa e votata all'amore per Luciano, si era svolta proprio in Giappone.
L'Io dentro me è per Monica Silva un'esperienza senza dubbio riuscita. Non un punto di arrivo, ma bensì un punto di partenza, una palestra per ciò che sarà: la fotografa infatti ha in serbo qualcosa di straordinario, un progetto fotografico-introspettivo a cui inizierà a lavorare subito dopo la chiusura di quello in atto. Noi attendiamo di vedere.