Speciale Intervista Paolo Namias

A cura di: Dino del Vescovo

PROGRESSO FOTOGRAFICO, I MIEI PRIMI 120 ANNI

Pubblicazione monografica bimestrale, come poche altre può vantare origini antiche. Progresso Fotografico, libro-rivista realizzato da Editrice Progresso, analizza nel numero in questi giorni in edicola il sistema Nikon, quindi le sue reflex, le Nikon 1, le compatte COOLPIX e le ottiche Nikkor. I professionisti dell'immagine che hanno contribuito alla sua stesura, offrono consigli su cosa scegliere in funzione delle proprie necessità fotografiche. Un numero, che come lo stesso editore Paolo Namias racconta nell'intervista seguente, non è dedicato ai soli nikonisti...


Quando è nato Progresso Fotografico?

È stato fondato da mio nonno, il prof. Rodolfo Namias, nel 1894. Alla sua scomparsa, il lavoro è stato portato avanti da mio padre Gian Rodolfo. Da un po’ di anni tocca a me continuare sulla rotta da loro tracciata.

Quali sono le testate pubblicate attualmente?
Oltre a Progresso Fotografico, che nel corso dei decenni si è evoluto diventando un vero e proprio libro che ogni due mesi affronta temi di tecnica e ripresa fotografica, e test di prodotto, il nostro mensile più diffuso è Tutti Fotografi. La forza di Tutti Fotografi è nell’equilibrio con cui affronta gli aspetti di ripresa e le prove, a partire dai test MTF di obiettivi e corpi macchina. Quando si devono spendere centinaia o migliaia di euro, un parere indipendente può far risparmiare parecchi soldi.
I test sono eseguiti dal Centro Studi Progresso Fotografico, diretto da mio fratello Sergio, al quale si è di recente aggiunto un secondo laboratorio per provare i diversi dispositivi che oggi sono in grado di generare immagini, dalle compatte agli smartphone.
Sempre con lo stesso spirito monografico di Progresso Fotografico editiamo anche Zoom, la rivista di imaging internazionale pubblicata in lingua inglese. E in ultimo – ma non è detto (!) – pubblichiamo Classic Camera Black & White.

Black & White?
Sì, anche se può parere strano ci sono ancora molti fotografi, appassionati e professionisti, che usano la pellicola, pellicola che penso continuerà ad esistere ancora per parecchio tempo, almeno nel bianconero. Come linguaggio fotografico e filiera tecnica la considero ancora oggi affascinante come ai tempi di mio nonno. Classic Camera B&W si occupa di tecnica di ripresa su pellicola e di stampa su cartoncino baritato e delle contaminazioni con il digitale, ma soprattutto di bianconero, anche eseguito con fotocamere digitali.

Entriamo ora nel vivo di questo numero speciale di Progresso Fotografico. Perché è stato dedicato al marchio Nikon?
Come ho detto poc’anzi, Progresso Fotografico pubblica numeri monografici in cui approfondisce le principali tematiche della fotografia, dalla composizione al paesaggio, dalla post-produzione ai test di fotocamere e obiettivi. Il concetto di sistema fotografico è alla base di un approccio consapevole alla fotografia e ci è sembrato giusto iniziare con Nikon. Questo marchio è nato nel 1913 e ha compiuto da poco ben un secolo di storia. Noi abbiamo una ventina di anni in più ma abbiamo fatto molta strada insieme.
Va detto anche che una buona parte dei nostri lettori sono nikonisti e ci è sembrato quindi naturale fare il punto sull’articolazione di questo sistema e sulle sue tecnologie più interessanti anche perché Nikon ha sempre prestato molta attenzione ai suoi utenti: è l’unico marchio che nel momento del passaggio all’AF ha deciso di non abbandonare la storica baionetta F permettendo così il pieno utilizzo anche di ottiche precedenti sui nuovi corpi macchina.
 


Foto di Edoardo Agresti

È una sorta di catalogo ragionato, quindi?
Nient’affatto, la redazione ha lavorato diversi mesi sull’argomento esaminando in modo approfondito il sistema e provando corpi macchina, obiettivi e accessori per suggerire come districarsi all’interno di uno dei sistemi più ampi e interessanti.
Abbiamo intervistato anche diversi ottimi fotografi che da tempo utilizzano Nikon nei più disparati campi della professione, dalla fotografia sportiva al ritratto, dal reportage alla fotografia subacquea. Con loro abbiamo approfondito il perché di tale scelta, esaminando i vantaggi, le problematiche e la questione dell’assistenza.

Ma in questo modo tanti volteranno le spalle a questo numero monografico!
Certo coloro che usano Canon di primo acchito non saranno attratti dal tema, ma penso che sarà più forte la loro curiosità di confrontare i due sistemi, anche per poterci criticare.
 


Foto di Matteo Marchi

Foto di Sergio Sarta

All’inizio hai parlato del nuovo laboratorio che misurerà la qualità dei sensori degli smartphone. Come vedi questo nuovo fenomeno di digital imaging?
Una premessa: la fotografia argentica cioè analogica, è nata circa 200 anni fa, quella digitale “di massa” solo una decina. Togliendo uno zero a entrambe le età è come confrontare una persona adulta di vent’anni con un bimbo di dodici mesi che muove appena i suoi primi passi. Gli smartphone in grado di restituire immagini con una risoluzione accettabile sono ancora più “giovani”. Il loro punto di forza è che ciascuno di noi ha il telefono sempre con sé; e poi la connettività consente di condividere istantaneamente sui social network i propri scatti.

Ma più che fotografie, gli smartphone forniscono appunti visivi. Per fare fotografia ci vuole consapevolezza, non basta scattare d’istinto e per questo ci vuole una fotocamera.
Gli smartphone potrebbero poi avere un effetto positivo in quanto portano un pubblico molto ampio a scoprire il piacere di fotografare e nello stesso tempo mettono in evidenza tutti i propri limiti. In fondo quando sono nate, le compatte analogiche non hanno tolto spazio alle reflex, ma al contrario hanno avvicinato un pubblico nuovo. Certo i produttori devono dar prova di creatività per proporre soluzioni impossibili agli smartphone, e già si comincia a vedere questa reazione.

A microfoni spenti, sei un nikonista?
Amo la fotografia, è un vizio di famiglia... ma sono anche un editore. Se vuoi ti dico il tipo e la cellulosa della carta su cui preferisco stampare…

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