Sorvolando le Hawaii

A cura di: Simone Sbaraglia, testi di Francesca Bongarzoni e Simone Sbaraglia

L’idea del mio viaggio è di andare alla scoperta delle zone più inesplorate e selvagge delle Isole Hawaii, a bordo dell’unico mezzo di trasporto possibile: l’elicottero.

Le Hawaii, da sempre meta da sogno, sono un luogo unico al mondo dove, nonostante il massiccio intervento dell’uomo, la natura si rivela ancora rigogliosa e intatta, in grado di regalare colori e suoni unici e arcobaleni splendenti, vette di montagne a picco sul mare e crateri di vulcani fumanti. Il mio viaggio dura due settimane e si svolge per la maggior parte del tempo a bordo di un elicottero.

Queste isole sono tra i più grandi laboratori dell’evoluzione terrestre. Situate a migliaia di chilometri dalle coste della California e della Polinesia, le Hawaii sono l’arcipelago più isolato del mondo. Scavate e modellate dalla lava incandescente, emersero dall’oceano dopo una serie ripetuta di effusioni laviche. È proprio questo isolamento che ha permesso, nel corso dei secoli, speciazioni e adattamenti unici, tali da rendere la loro flora e fauna tipiche solo ed esclusivamente di quest’arcipelago.
Le Hawaii sono state per millenni terre ignote al mondo occidentale. La popolazione originaria discende da marinai delle zone polinesiane mentre i primi contatti con gli occidentali ebbero luogo quando vi giunse il capitano inglese Cook. Purtroppo con lui arrivarono specie alloctone che presero il sopravvento sulla fauna e la flora locale, alterandone gli equilibri. Diverse specie autoctone si estinsero, altre furono prossime alla scomparsa. Nonostante questo, le Hawaii continuano a offrire un’eccezionale varietà e unicità di flora e di fauna.

Alla natura meravigliosa e intatta purtroppo non si è affiancata una conservazione della cultura e dello spirito delle popolazioni indigene. Arrivato con la speranza di incontrare l’antichissima cultura del luogo, ho purtroppo dovuto constatare come, tra 7-Eleven Store e fast food, la cultura originaria sia quasi del tutto scomparsa, sostituita dalla globalizzazione americana. Il contrasto tra la natura inaccessibile e intatta, basti pensare che la maggior parte della superficie delle Hawaii è irraggiungibile se non in elicottero, e la mancanza di carattere dei mall e megastore è sconcertante.
Honolulu è un esempio di come il filo con la cultura degli antenati si sia del tutto interrotto. Un villaggio che ha visto, lentamente e inesorabilmente, tutte le sue peculiarità e le sue tradizioni perdersi, fino a trasformarsi in una tipica città americana. Oggi solo alcune aree hanno conservato lo spirito più ancestrale, piccoli villaggi dove gli anziani parlano ancora la lingua nativa, l’Hawai’i.

L’idea del mio viaggio è di andare alla scoperta delle zone più inesplorate e selvagge delle Hawaii, utilizzando l’unico mezzo di trasporto possibile, considerando la sostanziale assenza di strade di collegamento e di sentieri battuti nell’interno delle isole: l’elicottero.

Parto all’alba per arrivare a Kauai, isola grandiosa e selvaggia. La luce arancione dell’alba è ideale per scattare. Mi rendo conto rapidamente che non sarà un compito semplice: contrariamente a quanto si pensa, il clima delle Hawaii è caratterizzato da piogge e venti fortissimi. Montagne altissime si stagliano praticamente a picco sul mare creando microclimi completamente diversi sui due versanti: è possibile trovare la foresta pluviale da una parte e il deserto dall’altra. Il pilota mi spiega che non tutti sono in grado di pilotare qui. È necessaria una grande conoscenza dei fenomeni atmosferici delle isole, delle correnti e dei venti, oltre a una grande perizia tecnica. L’elicottero, leggerissimo, piccolissimo e senza porte, ondeggia e sobbalza colpito dai fortissimi venti. Piove e l’acqua colpisce, oltre a noi, macchina fotografica e obiettivi che vanno asciugati continuamente. Le prime foto che scatto includono tutte qualche pezzo di elica: l’elicottero non vuole saperne di stare fermo e comporre l’inquadratura in questo maremoto procura nausea e sfinimento. Mi dico che dovrò abituarmi: per fortuna ho pianificato molti voli nell’arco di due settimane e spero di migliorare.

Andando verso la costa nord-ovest arriviamo alla Na Pali Coast. Qui mi si presenta davanti uno scenario mozzafiato, fatto di pareti color arancio che sovrastano l’Oceano Pacifico e dalle quali si riversano in mare innumerevoli cascate.
Una costa lunga 35 km, caratterizzata da ripide scogliere, alte centinaia di metri. Uno spettacolo che può essere apprezzato solo dall’aria o dal mare: mancano infatti strade e anche se un sentiero escursionistico attraversa le scogliere arrivando fino al mare, l’arcobaleno di colori rappresentato da questo tratto di costa non può essere compreso appieno senza uno sguardo d’insieme.

Piove naturalmente, ma la luce è splendida e faccio del mio meglio per portare a casa qualche scatto che faccia giustizia a tanta bellezza.

Sorvolando il Waymea Canyon, definito da M. Twain “Gran Canyon del Pacifico”, i colori cambiano. Si passa dall’arancio al rosso fino ad arrivare a un verde brillante. Questo canyon, lungo 10 miglia e largo 1 miglio è profondo circa 900 m ed è tra i luoghi più suggestivi dell’intero arcipelago. Le ombre si allungano disegnando i contorni di un paesaggio tridimensionale che sembra di un altro pianeta.

Il mio viaggio continua a terra verso Waymea, dove si snoda l’omonima strada che conduce fino al Canyon. Lungo il percorso regna il silenzio, il paesaggio è avvolto da profumi intensi e circondato da una fitta vegetazione lussureggiante. Alla fine di questo percorso mi trovo sul belvedere Waymea Canyon Lookout. Qui capisco perché quest’isola viene chiamata “isola giardino”. Il fiume Waiula e il fluire della lava del Monte Waialeale, hanno forgiato uno tra i più bei paesaggi esistenti sulla Terra. Dopo le foto classiche, mi dedico a particolari più intimi, tra cui i meravigliosi hibiscus che si trovano abbondanti ai lati del sentiero. Potrei fotografare qui per giorni, ma i luoghi da visitare sono ancora molti ed è ora di rientrare.

L’isola di Maui è anche detta “la terra degli arcobaleni”, o l’Isola Magica. Ricoperta di una fitta foresta pluviale, è soggetta ai tipici temporali tropicali, ma quando le nubi si diradano e i raggi del sole fanno capolino attraverso le piante, lo spettacolo dell’arcobaleno si presenta con colori rigogliosi e brillanti. I fenomeni atmosferici che alternano pioggia e sole, creano delle condizioni di luce molto particolari che fanno di quest’isola una specie di giardino incantato. A un tratto, nella foresta, si apre una macchia erbosa in cui cresce la speciale varietà di eucalipto comunemente chiamata "Rainbow Eucalipto”, il cui tronco è naturalmente colorato con le sfumature dell'arcobaleno e sembra la tavolozza di un pittore. Lo spettacolo è incredibile e la sensazione di trovarsi in una foresta incantata è ancora più forte.

Il mio viaggio continua sulla cima del vulcano Haleakala che, in lingua hawaiana, significa “Casa del sole”. Sole che appare sorgere dal cratere, anche se, fotograficamente parlando, il tramonto, con le sue ombre lunghe che danno corpo a un paesaggio lunare, è decisamente più intrigante. Mi fermo fino al tramonto scendendo alle pendici del vulcano dove si alternano lussureggianti foreste tropicali e zone desertiche, simboli di una cospicua diversità geologica.

Quest’isola è davvero sorprendente. Da qui puoi contemplare le montagne che si fondono con le pianure centrali, formazioni laviche che circondano campi verdeggianti e scogliere frastagliate che lungo la costa si alternano a baie sabbiose.

Ultima tappa del mio viaggio è l’isola di Hawaii detta anche “Big Island”. Si presenta come una grande scheggia di lava che racchiude e ingloba in sé tutte le peculiarità delle altre isole. Terra di forti contrasti anch’essa, offre scenari naturali unici e meravigliosi.
L’Hawai’i National Park, istituito nel 1916, custodisce due fra i vulcani più attivi al mondo: il Kilauea e il Mauna Loa. Entrambi offrono spettacoli suggestivi. Con il calare del buio, non è difficile assistere a colate di lava incandescente che illuminano e dipingono di un rosso acceso le notti della Big Island.
“Discendi nel cratere, viaggiatore ardito, e perverrai al centro della Terra.” diceva Jules Verne.
Passeggiare in questo parco, dove il bollore e il calore incombono e la terra sembra ruggire, dà veramente la sensazione di essere al centro della Terra.

Percorrendo la Chain of Craters Road, una strada asfaltata che porta fino al Pacifico, è possibile assistere, con un po’ di fortuna, al magnifico incontro tra gli opposti: durante le eruzioni più intense, la lava incandescente si spinge fino a incontrare le acque gelide dell’oceano facendolo ribollire e fumare. Purtroppo non abbiamo la fortuna di assistere a questo spettacolo perché durante la mia visita le colate laviche, pur cospicue, sono interamente sotterranee. Non c’è da lamentarsi comunque, l’isola di Big Island, la più eterogenea di tutto l’arcipelago, ci ha donato abbondanti emozioni.

Il mio viaggio alle Hawaii finisce qui. Lascio un paradiso terrestre fatto di rocce nere ma che racchiude in sé un cuore colorato e caldo.

Un ecosistema che potrebbe rischiare grandi cambiamenti a causa del pressante espandersi della popolazione, un problema comune a tantissime altre realtà, ma che in un territorio così isolato e unico, rischia di avere conseguenze devastanti. A oggi, quasi il 40% di tutte le specie a rischio degli Stati Uniti si trova alle Hawaii e oltre il 75% delle estinzioni di specie animali e vegetali degli USA si è avuto proprio qui. Le specie non native rappresentano un grave pericolo per le specie autoctone e nel complesso la salute dell’ecosistema hawaiano è a rischio.

Sperando che vengano prese tutte le misure adeguate alla tutela di questo straordinario paradiso naturale, riparto alla volta dell’Italia, portando con me uno straordinario bagaglio di emozioni e immagini.

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