Ho conosciuto il fotografo Stefano Guindani a Milano nello scorso dicembre: voleva qualche informazione sulla fotografia all'infrarosso; mi aveva accennato ad una sua imminente partenza per Haiti. Ho pensato che avrebbe lavorato in IR su soggetti classici, come paesaggio, natura, un certo tipo di ritratto "inquieto". Ci siamo rivisti al suo ritorno a Milano, al tavolino di un bar. Ha tirato fuori il suo portatile e mi sono reso immediatamente conto che il focus del lavoro di Haiti non era né il paesaggio né la natura, ma in un certo senso il ritratto; non inquieto, inquietante.
Non è una novità che gran parte dell'umanità viva in uno stato di indigenza, e che azioni per noi semplicemente fisiologiche, come mangiare, bere, dormire in una casa, per molti sono una battaglia quotidiana. Una battaglia con molte vittime...
Ed è questo che è andato a fotografare Stefano Guindani ad Haiti, una battaglia combattuta ogni giorno da una parte della popolazione, una battaglia per arrivare a domani, ma soprattutto perchè i bambini arrivino a domani, e magari anche a dopodomani.
Per Stefano Guindani tutto comincia qualche mese fa quando a Milano incontra Martina Colombari che gli parla della Fondazione Francesca Rava (NPH Italia Onlus) e nello specifico di Haiti.
Ad Haiti padre Rick è il cuore, l'anima e la mente di molte attività dedicate ai bambini, soprattutto orfanotrofi e ospedali. Per il dicembre del 2008 è prevista l'inaugurazione della Casa dei Piccoli Angeli a cui parteciperanno molti volti noti di Hollywood. Guindani dovrebbe quindi accettare di fotografare l'evento. Inutile dirlo, ma utile sottolinearlo, non è previsto alcun tipo di rimborso, né per il viaggio né per le foto.
Perché una beneficenza pubblica e pubblicizzata? Perché per un personaggio famoso, nella moda piuttosto che nello spettacolo, seguito da milioni di persone nel mondo, è forse la missione più importante proprio far sapere e far vedere queste realtà, non certo per farsi bello, o per "controbilanciare" il suo diverso stato di vita, ma per incitare con il suo esempio milioni di persone ad aiutare gli altri.
Anche Guindani, come questi personaggi famosi prima di lui, viene coinvolto in questo dolore, soprattutto a titolo personale. E Guindani, come fotografo, non solo vede come gli altri questo dolore, ma lo analizza, lo fotografa, assorbendo irreversibilmente queste immagini come solo un fotografo può fare, portandosele poi dentro per tutta la vita.
Guindani fotografa gli slums di Haiti, fotografa situazioni drammatiche e situazioni spaventose, intollerabili. Per questo, ma soprattutto per il rispetto che non si può non avere di fronte a queste vite, a queste morti, la Gallery di questo Life non riporta le immagini più agghiaccianti, quelle per cui non c'è rimedio, o è troppo tardi per poter rimediare.
Parliamo dell'orfanotrofio: di solito è in queste strutture che si trovano i bambini senza un padre e senza una madre: ad Haiti la maggior parte degli "orfani" in realtà hanno sia un padre che una madre ma che, con un estremo sforzo d'amore – per favore, leggete con attenzione e cercate di capire – rinunciano a un figlio che amano incondizionatamente nella speranza che attraverso l'orfanotrofio il loro bambino abbia – anche se non è detto – un futuro. Non un futuro migliore, semplicemente un futuro.
Parliamo dell'ospedale: le condizioni di vita disumane degli slums, fogne a cielo aperto, malnutrizione, scatenano soprattutto nei bambini malattie spaventose, spesso impossibili da diagnosticare anche per i medici locali, che più volte hanno chiesto aiuto a loro colleghi di stanza in Africa dove certe malattie sono ancora più all'ordine del giorno.
E nonostante l'orfanotrofio e l'ospedale, molto spesso per questi bambini non c'è più nulla da fare, qui un bambino su tre muore prima di aver compiuto cinque anni, e spesso per cose che qui da noi giudicheremmo non pericolose, un taglio, un ascesso, un'infezione; qui Padre Rick insegna anche un mestiere, come fabbricare bare di cartone – di legno verrebbero rubate... – dove quasi ogni mattina diversi bambini che non hanno superato la notte trovano il loro eterno riposo, eterno anche perchè per loro il tempo qui sulla terra non è quasi iniziato a scorrere...
Quando ho deciso di occuparmi di questo Life ho incontrato Stefano Guindani nel suo studio di Milano, la SGP, dove Stefano mi ha raccontato la sua storia di fotografo, cominciata come fotoreporter per l'agenzia Olympia per poi lanciarsi, alla fine degli anni 90, in questa realtà tutta sua dove lavora coadiuvato da 15 fotografi. Il focus è la moda e la cronaca dedicata ancora una volta alla moda e agli eventi, e alle sfilate, naturalmente.
Un mondo di cui magari noi vediamo i risvolti più patinati, ma che alla fine è una realtà che dà lavoro e muove l'economia, oltre a riconoscere l'Italia come uno dei principali paesi mondiali per qualità, numero di maison e di stilisti.
Guindani ha sempre sognato di fare il reporter, quello vero, di guerra ma, almeno fino ad oggi, la sua realtà fotografica è stata un'altra.
Ho riempito parecchie pagine del mio bloc notes con gli appunti su quello che è il lavoro di Guindani come fotografo, tra l'altro un lavoro molto interessante, su cui varrebbe la pena di ritornare, ma mi rendo conto che sarebbe quasi una mancanza di rispetto verso quei bambini raccontarlo in questo momento, in uno scritto costellato da foto sì splendide, ma dolorosamente splendide.
Stefano partendo per Haiti ha salutato le sue due figlie ed è ritornato padre di quattro bambini, quelli lasciati a Milano e quelli che ha adottato durante in viaggio – ma io credo che se potesse adotterebbe tutti i bambini di Haiti -.
Alla fine, tra le foto della gallery, troverete anche qualche scatto in infrarosso, che è stata poi la "lunghezza d'onda" che ha permesso a me e Stefano di sintonizzarci: qui l'onirico e l'irreale tipico della fotografia IR rendono quella realtà ancora più irreale, aiutandoci forse ad accettarla con meno paura.
Quasi fossero cose di un altro mondo.
Sono cose di questo mondo, invece.
Andando sul sito www.nphitalia.org tutti possiamo trovare gli strumenti per rendere questo mondo più accettabile.
Non a noi.
Ma ai bambini che ci vivono.
O che tentano di viverci.
Anche se solo per qualche anno...
Haiti Port au Prince 02/05-12-08 - Photo Stefano Guindani
www.stefanoguindaniphoto.com
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