Testo di Cristiana Benini
Foto di: Paolo Petrignani, Leonardo Olmi, Roberta Krasnig, Emanuele Bastoni, Vanda Biffani, Alberto Biscaro
Come tutti i viaggi, anche questo in Giordania comincia in volo. L'immagine che della destinazione ognuno di noi si è fatto sta per confrontarsi con lo spettacolo reale e il gruppo condivide informazioni e entusiasmo.
Sto portando 6 fotografi con me, professionisti molto diversi l'uno dall'altro, ognuno con il suo personale obiettivo, conoscitivo e lavorativo.
Per tutti è la prima visita in un paese arabo e bastano poche ore dall'arrivo per renderci conto che la Giordania ha la sua peculiarità culturale: abbiamo tutti la strana sensazione che ci sia molto di “femminile” nello spirito di questo paese.
Girando per Amman notiamo infatti subito le coloratissime insegne dei parrucchieri e dei centri di bellezza: le donne giordane hanno molta cura del loro aspetto, si truccano moltissimo e sono, come tutte, maniache dei capelli. Indossano il tradizionale velo che copre loro il capo con grande disinvoltura e orgoglio, vivendolo come un accessorio alla moda piuttosto che come un retaggio culturale, e lo abbinano con grande gusto al resto dell'abbigliamento, scegliendo colori brillanti e moderni.
Abbiamo il primo suggestivo incontro dal vivo con la loro femminilità a Jerash, il sito archeologico più importante della Giordania dopo Petra. Alle porte di Amman, Jerash racconta un maestoso passato romano, con lunghi viali di colonne e un anfiteatro perfettamente conservato. La mattina in cui arriviamo il bianco del marmo scintilla sotto il sole in contrasto con il verde acceso della collina e le migliaia di fiori gialli che lo costellano.
Vediamo camminare tra i resti decine di ragazze in pausa dalla scuola. Si radunano nell'anfiteatro e cominciano a danzare e a cantare con un impeto e un'allegria veramente inaspettati.
Così è il resto del viaggio; come molti, “fortunatamente inaspettato”.
Da Amman guidiamo verso Petra.
Non è semplice descrivere la sensazione che dà l'entrare in una vera e propria città scavata nella pietra: sembra di essere su un set cinematografico, o più banalmente di essere appena atterrati in un'altra dimensione con una macchina del tempo.
I Nabatei scavarono questa pietra ricavandone viali, colonne, facciate di chiese, cupole.
Crearono un sito senza paragoni al mondo, per ampiezza e impatto scenico.
Il rosa della roccia di sabbia ha un colore caldo e morbido, così come morbide sono tutte le sue forme.
I beduini ancora vivono nelle sue grotte e accompagnano i turisti con i loro muli e i loro carretti.
Dopo due ore di cammino ci arrampichiamo sul punto più alto, salendo sulla imponente cupola del monastero che sovrasta tutta Petra. Attendiamo e fotografiamo il tramonto, cercando la storia di questo popolo negli occhi della nostra guida, un bellissimo ragazzo che ci ricorda quanta bellezza “giovane” c'è in luoghi che spesso consideriamo chiusi.
Dopo la suggestione di Petra arriviamo nel deserto del Wadi Rum. Entriamo che è già notte, e ci accolgono le torce accese e il fuoco del campo tendato dove dormiremo per due notti.
Per chi non c'è mai stato non si può non passare almeno una notte svegli nel deserto: in nessun altro luogo il cielo ha tante stelle.
I beduini del campo dormono all'aperto accanto al fuoco, e quando prima dell'alba ci accingiamo a partire per la nostra escursione li troviamo già a prepararci tè e biscotti al sesamo.
Il deserto del Wadi Rum è una distesa surreale di sabbia dorata e montagne di roccia, che emergono dalla piana come piramidi naturali.
Mentre il sole sorge tingendo il cielo di arancio, e sentiamo il vento sabbioso addosso, abbiamo per un momento un sentimento di invidia per la povera ma selvaggia vita dei popoli del deserto.
E con questa sensazione lasciamo la Giordania, ricordando il sapore della tempesta di sabbia che ci ha colto mentre viaggiavamo tra le dune con la jeep, portandoci a coprirci il volto, ridendo per questa nuova inaspettata avventura.
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