© Riccardo Di Nasso
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Tre motoslitte, una bicicletta e quattro avventurieri. Riccardo Di Nasso, Giovanni Barsotti, Marco DiPede, Moreno Cecchini sono partiti da Pisa alla volta della Lapponia. Oltre il circolo polare artico, a ovest della Siberia per una missione avventurosa: superare l'ultimo lago ghiacciato europeo lungo circa 120 Km (il lago Inarijarvi) in completa autosufficienza.
La Spedizione si prefigge di impegnare a temperature bassissime le più moderne tecnologie: macchine fotografiche e telecamere digitali, speciali telefonini cellulari, pannelli solari, materiali innovativi studiati e non, appositamente per resistere a tali temperature. Una sfida per la scienza, ma con un valore sportivo non indifferente, dato che come mezzo di trasporto è stata utilizzata una bike opportunamente modificata ed in grado, almeno sulla carta, di attraversare completamente il lago ghiacciato.
Questo viaggio decisamente particolare nasce dall'amicizia e dall'esperienza di quattro viaggiatori. Ognuno è stato di vitale importanza per l'altro per dimostrare che con passione, volontà, grande preparazione e forte spirito di adattamento chiunque può affrontare avventure simili.
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La preparazione
La preparazione è stata molto accurata. I quattro amici si sono allenati con costanza sia a livello fisico (corsa, bici, nuoto, trekking) sia a livello psicologico (corso con il dottor Carlo Passaglia sui rischi che si corrono a temperature estreme, l'assideramento, l'ipotermia, il congelamento, ma anche come prevederli). L'affiatamento del gruppo però è stata probabilmente la ricetta magica per affrontare una simile avventura.
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L'evento
Il viaggio ha inizio venerdi 11 febbraio 2005, nel pieno dell'inverno glaciale. L'intera avventura è stata seguita giorno dopo giorno dai media locali attraverso un complesso sistema tecnologico che ha fatto pervenire i racconti, le immagini, le foto e le sensazioni dei quattro avventurieri quotidianamente, in modo da poter offrire un reportage completo affrontando diversi temi: dalla tecnologia, alle tecniche di sopravvivenza, dallo studio dei materiali, alla descrizione di paesaggi fantastici.
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Tecnologie fotografiche
Una delle caratteristiche peculiari di questa nuova spedizione, è la tecnologia utilizzata per compiere un reportage (primo nel suo genere completamente in digitale), cioè senza il supporto tradizionale in cellulosa sia come pellicola, che come nastro magnetico per le riprese video.
Per le macchine fotografiche, la Nikon ha supportato tecnologicamente in pieno tutta l'operazione fornendo le più avanzate macchine fotografiche digitali sul mercato.
Sono state utilizzate delle reflex digitali per il comune uso di reportage, sia per il giorno che per la notte. Sono invece state utilizzate delle compatte professionali a scatto remoto ad infrarosso per quelle montate on the road. Cioè sono state utilizzate questo tipo di fotocamere per essere montate direttamente sia sulla bike che sulle motoslitte.
Attesissimo era il risultato che si poteva avere fotografando di notte l'aurora boreale a temperature veramente estreme.
A compiere l'intera missione è stato il connubio tra la reflex D70 e la coppia di
Coolpix come la 8800 e la 8400.
La 8400 è stata utilizzata per eseguire scatti a grande campo, montata su caschi, motoslitte, nonché sulla bike.
La 8800 è stata di appoggio e riserva alla D70 non per la sua inferiorità, anzi ma per la sua grande dote di "digitale tuttofare" con il suo grande campo di ripresa (35-350) offriva una grande versatilità anche in ambiente ostile come questo.
La D70 è stata la regina dei ghiacci, sempre nella mia mano pronta ad immortalare scatti unici e particolari, dove neanche il dito riusciva quasi a fargli cambiare qualche impostazione data la temperatura anomala per un normale utilizzo.
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Alimentazione (batterie)
A quelle latitudini le autonomie delle batterie scendevano a circa il 10-20% del normale consumo. Le batterie di serie duravano ben meno del valore nominale… ma questo era stato calcolato! Così, con il prezioso aiuto del Ing. Giuseppe Maio della Nital, è stato costruito un carica batteria per la D70 con pannelli solari.
L'energia solare purtroppo, a latitudini così vicine al polo, è molto debole e la sua luce è altresì soffusa e per poco tempo attiva. Nonostante ciò sono riuscito a caricare la batteria della D70 tramite un caricabatteria MH-18 opportunamente modificato collegandolo ad un pannello solare. Così fatto avevo assicurato l'energia nella mia batteria EN-EL3.
Da questa, sempre tramite il "carica-alimenta modificato" ho potuto anche ricaricare la batteria interna del mio Hard disk portatile della Epson (P2000) in modo da potermi assicurare foto, immagini e suoni da poter scaricare sul mio PC una volta tornato a casa.
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Conclusioni
Devo effettivamente dire che tutte le apparecchiature a disposizione hanno lavorato egregiamente fino alla temperatura di 20-25°C sotto zero. Qualche incertezza di rallentamento di alimentazione l'ho avuta sotto il muro dei 30°C sotto zero dove, per fortuna o per ingegno, ho dovuto "scafandrarle" termicamente con una serie di scaldini da cacciatore ed elastici per tenere il tutto. Devo comunque dichiarare che le macchine fotografiche non sono garantite per il funzionamento oltre questi limiti, ed inoltre la nostra completa autosufficienza l'ha testate a temperature estreme sia di giorno e che di notte costantemente!
Ci hanno comunque regalato grandi soddisfazioni sia al livello fotografico che tecnologico.
Grazie Nikon, grazie Nital.
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