Volterra (PI) marzo 2007 Mentre mi muovo lentamente, nel cortile del Padiglione Ferri dove venivano internati i casi più gravi e meno gestibili, ascolto il silenzio che grida.... un vecchio dolore. Le porte murate, come cerotti sulle ferite, ... ma non basterà a far dimenticare, a cancellare la memoria di questo luogo.
Mi sento "matta" e credo di sentire le loro voci... anime perse rinchiuse per sempre tra quelle vecchie pareti, sulla collina.
Il graffito di un internato, inciso con la fibbia della cintura sul muro perimetrale esterno del Padiglione...
Molti di loro non oltrepassarono piu' il cancello della loro Prigione.... Vennero spogliati dei vestiti, della dignità, della loro identità. Figli dell'abbandono, figli della Follia. Morti a causa dell'elettroshock, di contagio da malattie infettive e da mancanza di amore.
Sparsi sulla collina diversi padiglioni e luoghi adibiti a cucine e altri annessi del manicomio. Chiudo con una frase di Alda Merini (poetessa contemporanea che ha vissuto l'esperienza drammatica del manicomio nel quale fu internata per diversi anni) "Chi regala le ore agli altri vive in eterno". |
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