Un interesse fotografico nato per caso, nei primi anni '90, ma destinato a crescere e a consolidarsi nel tempo, fino a trasformarsi, alcuni anni dopo, in una mostra allestita presso il Museo Internazionale della Ceramica di Cerro, in provincia di Varese. Scoprii ai tempi la danza classica grazie a un’amica che mi propose di fare delle fotografie durante una delle sue esibizioni. Rimasi affascinato dalle movenze sensuali, dai fisici atletici, dalla muscolatura elegante, armoniosa, mai eccessiva. Alle prese con altri progetti fotografici, conservai nel cuore quella bellissima esperienza sapendo che prima o poi l'interesse per la danza, disciplina artistica affascinante e sublime, sarebbe riesploso in me. E così fu!
Un giorno assistetti per caso a un’esibizione di danza in piazza. Fu il volteggiare elegante, leggiadro e sensuale che, ancora una volta, accese in me la scintilla che presto divampò in un incendio di immani proporzioni.
Iniziai così a collaborare fotograficamente con alcune scuole di danza. Avvertivo tuttavia la voglia di dare la mia impronta alle fotografie, di esprimere attraverso gli scatti il mio stile, giocando molto con la luce “violenta” e unidirezionale: fotografie dal sapore antico, primi piani, particolari ed evoluzioni. Man mano che prendevo confidenza con i termini e con tutto ciò che le ballerine riuscivano a regalare alla mia immaginazione danzando, prese appunto forma l'idea della mostra fotografica.
Misi tutto in bianco e nero. Le ballerine fecero il resto, mettendoci l'arte, l'eleganza e mostrandosi gentili e disponibili a tollerare la mia presenza e il mio obiettivo durante le vestizioni, le prove e le esibizioni a teatro. Tutto era ormai pronto!
Raccolsi circa seimila fotografie e iniziai (forse) il più duro dei compiti: la selezione! Scesi in un attimo a quattrocento immagini ma erano ancora tante, troppe.
Dovevo essere meno coinvolto emotivamente e accettare criteri di selezione più rigorosi. Giunsi a 156 e qui la scelta si fece particolarmente dura: erano tutte belle ed emozionanti quelle immagini, raccontavano la loro fatica, il divertimento, la classe e la sensualità. Ancora Troppe!
Dovevo selezionarne 26 perché tante ne occorrevano per allestire la mostra a cui, nel giugno 2011, ho dato il titolo “Danzando nella Luce”.
Quante volte alla sera guardavo e riguardavo le immagini selezionate, rimettendone in gioco alcune scartate in precedenza. Alla fine, e non senza fatica, feci le mie scelte. Ancora oggi, ogni volta che osservo gli scatti esposti, rimango estasiato e mi accorgo che il ciclo sulla danza è appena all’inizio. Per il momento, quindi, mi godo questo stupendo lavoro che sono riuscito a realizzare.
Ho iniziato a fotografare con uma Mamya negli anni 70 e, dopo una breve parentesi Canon, sono passato a Nikon, con la FM2 che tuttora posseggo; sono arrivato fino alla F4 e poi sono passato al digitale con la mitica D70. Ho avuto, in seguito, Nikon D200 e, a seguire, D300, che uso come secondo corpo insieme alla mia D700. Uno dei punti di forza di Nikon è che se regoli alla perfezione la reflex spesso non hai bisogno di intervenire in post produzione (personalmente faccio il solo passaggio Raw- Jpeg).
Posseggo un discreto parco ottiche: 24-70 f 2,8 che ha un incisione insuperabile, l'80-200 f 2,8, l'85 f 1,8, il 50 f 1,4, il 24-120 f 4, 80-400 e, infine, il mitico reflex500mm a specchio che uso tutt'ora. A tutto questo mi faccio accompagnare sempre dalla compatta da combatimento COOLPIX P7100 e approfitto di questo spazio per dichiararmi davvero contento di usare Nikon che, tra gli altri vantaggi, permette di poter usare vecchie ottiche a fuoco manuale poi su tutti i corpi reflex: una compatibilità lunga oltre 50 anni e che non ha paragoni. |