Nikon D780

A cura di: Luca Fumero


Il mattino di mercoledì 19 febbraio 2020 telefono al mio amico Mauro Cane di Langa Foto Ottica per chiedergli di poter provare la nuova Nikon D780. La risposta (come nel caso della Nikon z7 e di altra attrezzatura) è subito positiva. Una cosa è leggere le caratteristiche tecniche o vedere le video recensioni, un'altra provarle direttamente sul campo e Mauro mi ha spesso dato questa possibilità. Il pomeriggio salgo in moto e alle 15.30 sono ad Alba pronto a ritirarla.

Tagliamo il sigillo Nital e apriamo la scatola: la dotazione è quella classica: batteria (la nuova EN-EL15b che mantenendo la piena compatibilità con quelle "vecchie" può essere ricaricata tramite la porta usbc della macchina), tappi, cavetto usb, tracolla, copri oculare e caricabatterie (a differenza di tanti altri brand che incomprensibilmente non lo includono più).
Troviamo anche la scheda sd da 64gb Lexar in omaggio.

Bella solida (la scomparsa del flash pop up contribuisce molto a questa sensazione), ottimi materiali e assemblaggio effettuato con cura: il balzo in avanti rispetto alla D750 (immagino la D780 come la sua naturale evoluzione) è notevole ed è subito evidente appena la si prende in mano. Non che la "vecchietta" fosse costruita male ma, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un corpo decisamente più "pro".
Se non fosse per il mirino quadrato sembrerebbe una D850 solo leggermente rimpicciolita e dimagrita.
Con un po' di timore chiedo a Mauro di poter effettuare la prova al matrimonio che avevo il sabato: l'avrei testata e spremuta come si doveva, ma il rischio di restituirgliela con qualche piccolo segno di usura era alto. "Si, certo! Però poi mi scrivi una recensione!" Ok! Affare fatto!

Rientro in studio, inserisco la batteria e monto su l'afs Nikkor 28mm 1.4: l'ergonomia, così come il bilanciamento dei pesi a ottica innestata è ottima e cade in mano alla perfezione (l'incavo per le dita è dimensionato bene). La nuova disposizione dei tasti, specie quello della regolazione degli iso e del passaggio al live view, così come la presenza del tasto Af-On mi permetterà di lavorare agevolmente senza staccare l'occhio dal mirino.
La visione dal mirino a pentaprisma (non più a pentaspecchio come nella D750) è buona, il display (touch da 3,2 pollici) è molto definito e robusto (pare molto simile a quello della D850) e il corpo ovviamente tropicalizzato.

Preparo quindi l'attrezzatura per il sabato: una D850 con su il 58mm afs 1.4 (secondo me la miglior lente di Nikon) e la D780 con il 28mm afs 1.4.

Per praticità e velocità lavoro con due corpi macchina e due lenti fisse. Ultimamente, per la maggior parte degli scatti, utilizzo il 28mm: dover "ragionare" con una sola lente mi facilita di molto il lavoro. In questo caso mi permetto di rischiare montandolo sulla "sconosciuta" D780 perché il feeling, per chi, come me, proviene da altri corpi Nikon, è davvero immediato.

Sabato sveglia alle 5.00 e partenza: ore 7.15 si inizia a scattare.

La reattività all'accensione e l'immediata operatività è quella tipica di una reflex pro: per quello che ho provato fin'ora imbattibile da qualunque mirrorless. Non c'è alcun ritardo tra l'accensione (o standby) e la possibilità di scattare: se perdo uno scatto la colpa è mia non dell'attrezzatura.

La velocità, la precisione e la costanza di messa a fuoco, anche in condizioni di luce avversa (controluce, scarsa illuminazione, forti contrasti ecc.) è ottima. Non entro nel dettaglio dei moduli utilizzati (del resto non sono un ingegnere), ma sia utilizzando il monitor che il mirino ottico, la percentuale di scatti a fuoco eseguiti in una situazione reale di lavoro, è decisamente alta: su 1705 foto scattate ho contato 30 foto fuori fuoco di cui 13 per errore mio. Se avessi basato il mio giudizio sul solo "tecnicismo" tipo n° e disposizione di punti di messa a fuoco, avrei trovato molto facilmente dei limiti alla macchina che poi però, sul campo, sono completamente scomparsi.

Il face e l'eye detection come anche il tracking di un soggetto (sottolineo però che avevo montata un'ottica grandangolare) lavorano abbastanza bene, ma non sono purtroppo ancora a livello della concorrenza. Tuttavia, per come la vedo io, non costituisce un problema grave: da un lato è facilmente correggibile con un prossimo, auspicabile aggiornamento firmware, dall'altro non la ritengo una funzione fondamentale.

Lavorando spesso a diaframmi decisamente aperti (l'80 % degli scatti è stato fatto ad aperture comprese tra f1.4 e f2.2) ho apprezzato la possibilità di scattare a 1/8000 di secondo. Il buffer è adeguato e nella raffica fatta all'uscita della chiesa (l'unico caso in cui abilito questa modalità) ha digerito senza problemi lunghe sequenze ravvicinate (4 da circa 10/12 raw l'una). Il salvataggio è affidato a due schede SD che pur con mia somma diffidenza (per esperienza preferisco di gran lunga le Xqd o le vecchie CF in termini di affidabilità e velocità) si sono rivelate adeguate. E a ben vedere, dato il costo elevato delle Xqd e il recente miglioramento e irrobustimento delle SD, potrebbe trattarsi di una strategia vincente.

Negli anni non sono ancora riuscito a capire bene in quale modo venga interpretata la luce laggiù in Giappone e di conseguenza non ho mai potuto fare grosso affidamento sul sistema esposimetrico Nikon. Ho spesso riscontrato (su differenti modelli) la mancanza di costanza nella lettura della scena. Mi sono tuttavia fidato e ho ottenuto buone soddisfazioni: il modulo, derivato dalla D5, funziona bene e mi è parso superiore a quello della D850. La luce durante questa giornata non era delle più facili e gli errori grossolani e soprattutto quelli imprevedibili sono stati pochi.

La macchina a fine giornata risulta ancora leggera, non spacca i polsi e anche la schiena ringrazia. Per la prima volta ho scattato utilizzando la modalità live view (in questa modalità gli af delle reflex Nikon precedenti erano poco utilizzabili) arrivando al 50% buono degli scatti totali e terminando il lavoro con il 35% di carica residua di una vecchia EnEl 15A.

I file (uso i raw compressi senza perdita), come da tradizione Nikon, sono molto lavorabili, ricchi di informazioni e quando serve anche molto tolleranti. Il nuovo sensore (BSI Cmos) conserva e evolve la piacevole incisione di quello montato sulla D750 e conferma che, oltre a generare un file di dimensioni umane, 24,5mpx sono più che sufficienti (ho utilizzato raramente la "riserva" di definizione che offre la D850).

La D780 mi è piaciuta molto e convinto di più della D750 alla sua uscita. Anche se non immediata ora ha un'identità precisa e definita (come, in parte, fu per la D700), riuscendo a far convivere serenamente le due anime differenti di reflex classica e di moderna mirrorless.

Pur mantenendo l'approccio tradizionale permette ai "puristi" della visione e del mondo reflex di sfruttare all'occorrenza le potenzialità del nuovo modo di intendere la fotografia. Senza contare il vantaggio (credo il più grande) di conservare e sopratutto adattare alle nuove esigenze lavorative tutta l'immensa ricchezza visiva del parco ottiche Nikon (comprese quelle non motorizzate).

Ciò che mi ha colpito e convinto di più è stata la personalità con cui Nikon ha saputo guardare all'evoluzione del mondo della fotografia.

È stato davvero un peccato doverla restituire.

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