Spedizione nelle terre australi

A cura di: Stéphanie Françoise , Stefano Unterthiner

di Stéphanie Françoise - Foto di Stefano Unterthiner
 

È sull'isola della Possession, nell'arcipelago di Crozet, che il fotografo naturalista Stefano Unterthiner e sua moglie, la giornalista e divulgatrice scientifica Stéphanie Françoise, hanno lavorato per il loro ultimo progetto fotografico. Quattro mesi (più un altro di navigazione) trascorsi a documentare la vita di pingui reali, albatri ed elefanti di mare. Una vera e propria spedizione fotografica nelle terre australi francesi, su un isolotto disabitato e perduto nei mari del Sud che emerge tra i mitici quaranta "ruggenti" e i cinquanta "urlanti".


© Stefano Unterthiner

"L'isola della Possession è uno dei luoghi più isolati e selvaggi del pianeta", racconta Stefano. "La sensazione di essere l'unico uomo al mondo è fortissima. Qui ho riscoperto la natura, quella vera, primordiale e selvaggia. Su queste isole gli animali selvatici hanno perso il timore nei confronti dell'uomo (nonostante in passato i balenieri abbiano quasi completamente distrutto la fauna presente su queste isole remote): così è possibile poter restare a qualche metro da un pinguino o un elefante di mare, da un albatro in parata o un'orca che pattuglia le coste, senza quasi essere notato. Ma durante questa spedizione ho imparato che anche l'uomo in queste terre lontane torna a essere vulnerabile come qualsiasi altro animale selvatico: l'isolamento qui è totale, l'unico "centro" abitato dell'isola è la base scientifica Alfred Faure, occupata da una trentina di persone, e il primo vero ospedale è sull'isola della Réunion, a una settimana di navigazione".


© Stefano Unterthiner

L'obbiettivo della coppia si è orientato innanzitutto sul pinguino reale (Aptenodytes patagonicus). "A sette ore di marcia dalla base scientifica è presente la colonia più grande di Possession. Oltre 40.000 coppie nidificano in una cacofonia ininterrotta di canti e richiami: ovunque c'è un pulcino affamato che reclama il pasto, una disputa tra vicini, un adulto che chiama con il suo breve canto, tanto simile allo squillo di una trombetta, il suo pulcino", racconta Stéphanie Françoise. "Le opportunità fotografiche sono moltissime", spiega Stefano, "all'interno della colonia ci sono infatti continue interazioni: gli adulti vanno e vengono tra la terra e il mare, difendono il loro territorio, proteggono il loro piccolo dagli assalti di stercorari e ossifraghe".

Un'altra specie sulla quale la coppia ha lavorato a lungo è l'albatro urlatore (Diomedea exulans). "Abbiamo iniziato a fotografarli agli inizi di dicembre, al nostro arrivo sull'isola, quando per la specie è il momento delle parate riproduttive", racconta Stephanie. "La cova dura due mesi, durante i quali non succede granché; poi a fine marzo la schiusa dell'unico uovo e dopo altre tre settimane il pulcino viene infine lasciato solo sul nido, dove trascorrerà tutto l'inverno."
"Gli albatro sono animali curiosi, ma comunque piuttosto discreti", racconta il fotografo. "Ho trascorso ore e ore a osservali, aspettando la luce buona o il momento per fotografare qualche comportamento. Ho cercato di lavorare soprattutto con il grandangolare, perchè quando posso mi piace inserire l'animale nel suo ambiente e poi perché adoro rimanere vicino a un animale selvatico, quando non reco disturbo. Mi piace avere tempo per conoscere bene una specie, sapere interpretare il suo comportamento; ed è quello che ho potuto fare durante questa spedizione: ho seguito, giorno dopo giorno, le parate di alcune coppie, ho assistito agli accoppiamenti, ho atteso che il maschio desse il cambio alla femmina sul nido; riconoscevo individualmente almeno una dozzina di animali".


© Stefano Unterthiner

Per realizzare il lavoro, Stefano e Stéphanie hanno utilizzato frequentemente dei piccoli rifugi presenti ad alcune ore di marcia dalla base di Alfred Faure. "Abbiamo percorso l'isola in lungo e in largo sobbarcandoci marce estenuanti su un terreno particolarmente difficile. E poi gli zaini erano sempre troppo pesanti, con tutto il materiale fotografico che mio marito si portava appresso", scherza la giornalista.

Stefano e Stéphanie hanno trascorso oltre due mesi nei tre rifugi della Possession: sistemazioni certamente spartane, ma che hanno permesso alla coppia di restare per lunghi periodi nelle vicinanze dei siti più spettacolari e accanto alle colonie di uccelli più grandi. "Sono certamente stati i periodi più intensi e produttivi di tutta la spedizione. Ma non è stato semplice lavorare per così tanti mesi sugli stessi soggetti: dopo un po', diventa difficile riuscire a "vedere" nuove immagini e continuare a essere creativo e originale", spiega Stefano. "La più grossa difficoltà è stata però la meteo: ho fotografato quasi sempre sotto la pioggia e con venti che superavano frequentemente i cento chilometri all'ora".
Anche il materiale fotografico è stato messo a dura prova. L'umidità soprattutto ha creato qualche problema alle Nikon di Stefano. "Nonostante l'eccellete costruzione, un asciugacapelli mi ha permesso più di una volta di eliminare l'umidità dai contati della macchina e di farla ripartire!", confida Stefano. "Per questa spedizioni ho viaggiato con due corpi D2X e una D200; quest'ultima, equipaggiata con una custodia EWA-Marine, l'ho utilizzata soprattutto per realizzare le immagini subacquee. Tra le ottiche, ho utilizzato molto il 200-400 VR e tra i grandangoli il 12-24 e il 17-55".


© Stefano Unterthiner

Dopo cinque mesi di lavoro e oltre 25.000 scatti realizzati, il bilancio è più che positivo. "Abbiamo il materiale necessario per produrre il nostro prossimo libro, che uscirà per la fine del 2008", confida Stefano. "E devo dire che Stephanie è stata un aiuto indispensabile sul campo. Ha lavorato al mio fianco per tutti questi mesi raccogliendo un'infinita di appunti sul comportamento degli animali, ma mi ha anche aiutato più di una volta a fotografare nelle situazioni più difficili. Molti scatti non sarei riuscito a realizzarli senza il suo aiuto. Insomma, è stato un vero lavoro di squadra!".


© Stefano Unterthiner

A gennaio 2008, la rivista Geo pubblicherà un portfolio sul primo dei lavori realizzati da Stefano, quello sull'albatro urlatore. Ma è la Nikon ha presentare in anteprima, con questa galleria, alcune immagini dell'ultima spedizione di Unterthiner. "È importante che si parli di queste specie, che sono le prime a essere minacciate dal riscaldamento globale", spiega il fotografo. "Il fronte polare regredisce infatti ogni anno più a Sud, obbligando pinguini e albatri a percorre distanze sempre maggiori per alimentarsi, mettendo a rischio la sopravvivenza dei pulcini. Lo scorso anno sull'isola di Kerguelen, il 95% delle coppie presenti sull'isola non è riuscita a portare a termine la riproduzione. Una vera catastrofe per questa specie già seriamente minacciata".

www.stefanounterthiner.com

 

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