Beyond the lens: missione in Benin

A cura di: Camilla Pagliarosi


La fotografia è un linguaggio universale, una forma d'arte che ci consente di catturare e comunicare emozioni difficili da descrivere semplicemente a parole. È la chiave per catturare e condividere le esperienze e le sfumature di questo mondo che altrimenti rimarrebbero inaccessibili.

Foto di Camilla Pagliarosi

In questo passata primavera del 2023, mi trovavo in Benin, terra di colori e cultura vibrante, per un progetto umanitario.
Con me, la mia fida compagna, la Nikon Z 6II, e l'immancabile Nikkor Z 70-200mm f/2.8 VR S, pronta a immortalare le storie e le emozioni di questo luogo. Sono partita per documentare ed aiutare la missione di Ripartiamo, associazione che supporta onlus locali, in questo caso impegnate nella tutela dei bambini e dei giovani.
In questa terra di bellezza senza tempo, ho scoperto un tesoro prezioso nella sua gente. La gentilezza, la semplicità e la bontà che emanano, nonostante le evidenti difficoltà.
I bambini, con occhi curiosi e sorrisi contagiosi, rappresentano la speranza dell'Africa. La loro curiosità e voglia di mettersi in gioco ed imparare è un faro di luce in mezzo alle sfide quotidiane, una promessa di un futuro migliore.

Cotonou, la vivace città costiera del Benin, è un affascinante caleidoscopio di colori, suoni e movimenti frenetici. Quando si cammina per le sue strade caotiche, si è immediatamente travolti da un turbine di emozioni contrastanti. I colori vivaci dei vestiti indossati sono come una sinfonia visiva. Le tonalità accese e i motivi intricati riflettono la ricca diversità culturale di questa terra. Esiste un contrasto di povertà e dignità personale: emerge la loro resilienza, reduce di un passato doloroso segnato da ferite profonde a causa della schiavitù. Il caos è palpabile, un vortice di mototaxi o “Zémidjans” che sfrecciano in ogni direzione, traendo energia dalla loro frenesia. Queste piccole moto colorate sono l'arteria pulsante della città, un esercito di trasportatori che navigano audacemente tra il traffico congestionato. Il loro ronzio costante crea una sinfonia di rumori urbani, un sottofondo sonoro che è diventato l'identità stessa di Cotonou.

Ma il caos è solo un aspetto di questa città affascinante. Lo sporco, l'apparente disordine, cela una bellezza nascosta. Le bancarelle di strada traboccano di frutta esotica, abiti tradizionali riccamente decorati e strane curiosità che attirano gli occhi dei passanti. È una sorta di mercato all'aperto, un teatro del commercio che offre una visione autentica della vita quotidiana beninese.

Nascoste tra i canali tranquilli e il lussureggiante delta del fiume Ouémé, si trovano le palafitte di Ganvié, “la Venezia dell'Africa" Sfidano ogni nostra concezione di normalità. In questo luogo unico al mondo, la vita quotidiana è intrecciata con l'acqua, le tradizioni, e una serenità che sembra scorrere come un fiume silenzioso. Rispetto al caos di Cotonou, Ganvié rappresenta un'armoniosa antitesi. Qui, le palafitte sono l'architettura predominante, costruite su palafitte alte che emergono dall'acqua come un mosaico di case che si specchiano nella superficie del lago Nokoué.

Foto di Camilla Pagliarosi
Foto di Camilla Pagliarosi

Le persone qui hanno scelto di vivere in questo modo unico, sfidando la tradizionale concezione di casa. Le loro vite sono legate all'acqua, con barche che fungono da mezzi di trasporto e da lavoro e strade liquide che collegano ciascun angolo del villaggio. Le case colorate, i mercati galleggianti e le vie d'acqua intricate creano un paesaggio unico, ma è il senso di comunità che rende questo luogo così speciale. La solidarietà è la norma qui, e il legame tra le persone è più forte che mai. Visitarlo significa essere catapultati in un mondo dove il silenzio dell'acqua viene rotto solo dallo sciabordio delle barche e da qualche risata di bambino. È un mondo dove il ritmo è dettato dalla natura, dove la bellezza emerge dall'armonia tra l'uomo e l'ambiente circostante.

Foto di Camilla Pagliarosi

Era una giornata torrida, con temperature che sfioravano i 40 gradi e la nostra pelle ardeva sotto il sole implacabile dell'equatore. Ci trovavamo in un villaggio remoto, circondati da due ore di strada sterrata, con solo terra rossa e foresta a perdita d'occhio, e un piccolo villaggio rurale a poche centinaia di metri di distanza. Tutt'intorno a noi, decine e decine di bambini del luogo si erano radunati, incuriositi dalla nostra presenza. Sapevano che avremmo giocato insieme, portandogli nuovi palloni e divise e che avevamo preparato un pasto caldo per tutti. Armati di machete e materiali rudimentali, insieme agli adulti, abbiamo tagliato rami, costruito porte con legni e reti, e tracciato un campo da calcio improvvisato. Le partite che si svolgevano su quel campo improvvisato che in Italia avrebbe fatto ridere chiunque ma li, era diventato il centro sportivo del piccolo villaggio, erano un vero spettacolo.

Catturavo quei momenti di pura gioia e di sana competizione, non riuscendo a smettere di emozionarmi. All’improvviso, dopo aver preparato tutto il materiale per giocare a calcio con loro, in meno di dieci minuti, il cielo si oscura minacciosamente e inizia una pioggia torrenziale davvero abbondante. Ci rifugiammo sotto il cornicione di un vecchio edificio abbandonato, che un tempo fungeva da centro medico. Ridacchiavo e scherzavo con i bambini, che si divertivano a correre sotto la pioggia e poi tornare al riparo.

La pioggia dopo una mezz’oretta iniziò a diminuire, ormai tutto era fanghiglia e si respirava aria umida e acquosa. No, il gioco non era finito: avremmo giocato comunque, sotto la pioggerella sottile e con i piedi nudi sporchi di terra

Foto di Camilla Pagliarosi
Foto di Camilla Pagliarosi

Decisi di scattare tutto il tempo, quelle immagini rimangono alcune delle mie preferite. I ritratti mi affascinano profondamente. È incredibile e quasi magico immortalare le persone, sia quando sono consapevoli di essere fotografate, sia quando sono ignare del mio obiettivo. In quei brevi istanti, riesco a catturare un frammento della loro personalità, della loro essenza. Quando mi guardano attraverso la lente, sembra quasi che io possa scrutare dentro di loro. La fotografia ha il potere di immortalare le emozioni di quei momenti e di preservarle nel tempo. In fondo, scattare una foto è come rubare un piccolo frammento d'anima e conservarlo in un istante congelato nell'eternità.

Credit foto e contenuti realizzati da: Camilla Pagliarosi

Cosa c'è nella Borsa di Camilla Pagliarosi

Nikon Z 6II
Nikkor Z 70-200mm f/2.8 VR S





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