Inizia la sua carriera come assistente di importanti registi, in ambito cinematografico, lavorando a fianco di Michelangelo Antonioni, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, di Maurizio Zaccaro. Dopo pochi anni si avvicina poi alla fotografia, dimensione perfetta per mettere in pratica i suoi progetti.
Malena Mazza, professionista bolognese oggi specializzata in fotografia di moda, fashion e beauty, ha all'attivo importanti mostre in tutto il mondo, nonché collaborazioni con le principali testate giornalistiche e con aziende operanti in vari settori, dalla moda all'alluminio.
Guardando alla fotografia come forma d'arte, come qualcosa in grado di esprimere bellezza e significato al di là della tecnica impiegata per realizzarla, concentra la sua attenzione sui soggetti femminili, prediligendo fortemente il colore al bianco e nero.
È alle prese attualmente con la campagna pubblicitaria di Padovan, per il quale sta lavorando anche alla realizzazione di un libro, e con una mostra che la vedrà di scena il prossimo dicembre a Miami Beach, presso l'Art Basel. Qui esporrà diversi suoi lavori fra cui immagini realizzate per il CiAl (Consorzio Imballaggi Alluminio).
Quando può va al cinema, incontra gli amici e si rilassa leggendo libri che l'arricchiscano spiritualmente.
Lei è una fotografa di grande esperienza. Sente di aver raggiunto la meta?
No. Per quanto abbia esperienza e abbia vissuto situazioni diverse fra loro, sento che la ricerca è appena iniziata e so che non finirà mai. Più vado avanti, più mi sento all'inizio. Mi piace l'emozione della novità e constatare, volta per volta, che tutto ciò che ho fatto finora è ancora poco rispetto a quello che posso ancora fare.
Come vive l'aspetto artistico della fotografia?
Per me l'artista deve essere in grado di esprimere arte anche su commissione. Mi spiego: se mi viene chiesto di eseguire un lavoro commerciale o editoriale e io, a fronte di quanto richiesto, riesco a produrre arte, allora sono perfettamente in sintonia con me stessa e con la mia professione. Sento inoltre di aver fatto qualcosa in più della media.
Le foto devono essere esteticamente belle. E il bello è un concetto soggettivo fino a un certo punto. Una bella fotografia risulta tale nella gran parte dei casi. Se così non fosse, proverei a comunicare i miei messaggi in altro modo, ricorrendo alla scrittura, alla poesia o alla musica.
È evidente, osservando i suoi lavori, una netta predominanza di soggetti femminili. Perché?
Perché sono donna, mi identifico nel soggetto e guardo il mondo dal punto di vista femminile.
Mi piace fotografare le donne perché sono convinta che le donne vengano meglio degli uomini. Non di rado fotografo anche bambini, ma solo raramente uomini.
Quando riguardo le foto, non le trovo belle come quelle in cui ritraggo donne.
Il significato del progetto Amazons?
L'idea era quella di trattare i trans come se fossero donne. È un lavoro fatto per un giornale e credo di esserci riuscita.
Se potesse scegliere, chi fotograferebbe fra gli attuali uomini di politica o spettacolo?
Non so cosa rispondere. Non c'ho mai pensato. Su due piedi non mi viene in mente nessuno, soprattutto fra i politici. Se provo a pensare agli attori, forse Vincent Cassel, l'ex marito di Monica Bellucci, ha un visto interessante dal punto di vista fotografico. Ci sarebbe anche l'attore spagnolo Javier Bardem... Sa cos'è? Il mondo è cambiato. Fino a qualche anno fa, c'era il bello di turno che teneva banco per tanto tempo e su cui tutti si concentravano. Oggi è pieno di belli di turno che però cambiano ogni cinque minuti. Ne vien fuori un panorama assai dispersivo.
E fra le donne?
Uma Thurman, perché è il mio genere di donna nel senso che mi piacerebbe essere esattamente come lei. Poi è bionda!
E il fatto che sia bionda cosa comporta?
Le donne bionde sono più fotogeniche delle more. La luminosità che amo dare alle mie immagini è inoltre più in sintonia con il biondo.
Dei progetti speciali, mi hanno colpito "Raw food" e Dogwomen. Me ne vuole parlare?
Raw food era inizialmente un progetto destinato a una nota marca di caffè, poi si è trasformato in una sorta di ricerca personale. Dogwomen è stato invece realizzato per la rivista Playboy.
Donne, anche in questo ruolo da "sottomesse"?
Certo. La donna può permettersi di giocare e fare quello che vuole, senza pregiudizi morali. Se una donna è forte, può accettare anche questi ruoli, entrare in simili "stereotipi", senza essere in realtà sottomessa. È appunto un gioco, che dura il tempo del servizio fotografico e termina non appena si spengono i riflettori. Un soggetto maschile, e torno sul discorso di prima, non è mai fotograficamente "giusto".
Che rapporto ha con il video? Riprende anche filmati?
Con il video ho un ottimo rapporto. Anzi, sono nata dal video, ai tempi in cui c'era la pellicola. Credo di essere stata la prima donna in Italia, se non in Europa, a fare da assistente ad alcuni importanti registi e direttori della fotografia. Avevo appena concluso il liceo, me lo ricordo come fosse ieri. Il mio percorso è stato quindi inverso: ho iniziato con i film e il cinema per poi approdare e specializzarmi con la fotografia. Ma il video mi piace tanto e infatti di recente ho ripreso a girare.
Perché alla fine ha virato sulla fotografia?
Era un lavoro fisicamente pesante per la quantità di strumenti da trasportare. Ricordo che per girare ci si spostava continuamente da un posto all'altro, con valige al seguito tutt'altro che leggere.
Che genere di video realizza?
Moda, reportage e bellezza. Ho infatti in programma di realizzare un lavoro sul beauty (creme, trucco, capelli, ndg). Vedremo.
Osservando il suo portfolio, sembra che preferisca il colore al bianco e nero. Conferma?
Confermo, assolutamente. Odio il bianco e nero. Sarò l'unica al mondo, o per le meno l'unica fra i miei colleghi, ma proprio non mi piace. Lo trovo melenso e romantico. Io, il mondo lo vedo a colori, non in bianco e nero. E poi, il bianco e nero è più facile: le foto in bianco e nero sono quasi sempre belle. Togliendo il colore, diciamo che ci si semplifica la vita.
Da quanto tempo è nikonista?
Da sempre, da quando ho iniziato a fare fotografia. La Nikon F2 è stata la mia prima macchina ma non le dico quando l'ho comprata (ride, ndg). Mi piaceva Nikon perché aveva colori più freddi, diciamo"azzurrati", coerenti con il mio stile. Oggi, con il digitale, questa caratteristica è andata scomparendo.
Pensa che la macchina contribuisca alla riuscita del proprio lavoro?
La fotocamera è importante ma non è tutto. Ho vissuto situazioni in cui non disponevo dello strumento giusto: ho cambiato qualcosa, forse anche improvvisando, ma alla fine ho ottenuto risultati migliori di quelli previsti. Sarà stata anche fortuna.
Fa fotografie anche per piacere? Per esempio quando è in vacanza?
No, in vacanza non porto con me neanche la macchina fotografica, anche perché non possiedo alcuna compatta.
Con quale corpo macchina sta lavorando e con quali obiettivi?
Con la Nikon D800 e con gli obiettivi AF Nikkor 50mm F/1.4D, AF-S Nikkor 85mm F/1.8G, AF-S Nikkor 35mm F/1.4G e un 105mm di vecchia data.
Che rapporto ha con la tecnologia?
Può sembrare strano, ma difficilmente entro nei dettagli tecnici. La tecnologia in sé non mi appassiona. A me basta avere un'ottima macchina fra le mani, pensare, inquadrare e scattare. Ed è importante che abbia un'alta risoluzione, per stampare le immagini in grande formato e allestire le mie mostre. Per il resto, trovo che quei discorsi fatti... come dire... di soli megapixel, appartengano più alla sfera maschile (sorride, ndr). Di pellicole e negativi sapevo molto di più, ma di digitale, lo ammetto, so ben poco. Ecco, la pellicola è più femminile!
C'è un genere fotografico che non le va giù?
Anni fa, ogni fotografo doveva specializzarsi in qualcosa. Oggi conviene invece saper fare più o meno tutto. Per questo motivo, oltre alla moda e al beauty, faccio anche still life e food. Se entriamo nel merito degli stili invece, ce ne sono effettivamente alcuni distanti dal mio modo di essere. Il fotografo americano David LaChapelle ne è un esempio. Con il suo stile rinascimentale e barocco, non mi entusiasma molto. Forse perché a me non piace ritoccare troppo le immagini.