Nato nel 1970 a Brindisi, ha vissuto a Lecce e poi in Grecia, e da 24 anni vive a Bassano del Grappa. A Lecce nasce la profonda passione per i paesaggi. Da sempre anima in viaggio e attraversa i paesi europei ed asiatici con la curiosità instancabile. La sua passione per la fotografia nasce 4 anni fa e mette tutto se stesso alla ricerca dell’immagine naturale e suggestiva, di una composizione mai banale, di tagli distintivi e di forte impatto. La sua formazione fotografia segue un percorso a varie direzioni, ha inizio con Paolo Gasparini dove inizia ad approfondire la tecnica fotografica, poi frequenta diversi workshop sull'utilizzo del flash tenuti da vari esperti tra cui il fotografo veronese Roberto Fiocco. Fa propri gli strumenti del fotoritocco in grado di esaltare lo sviluppo e la declinazione di uno scatto in bianco e nero durante il workshop con Marianna Santoni. Si avvicina sempre di più alla fotografia creativa grazie a vari seminari, tra i quali quello tenuto dal fotografo statunitense Joel Grimes. Ha avuto la possibilità di lavorare con diversi personaggi famosi tra i quali Paulo Coelho (scrittore), Christian Sanavia (campione mondiale di boxe), Thorn (gruppo musicale) e Tommy Vee (dj). Giò Tarantini ha collaborato come fotografo dei componenti del team Moto GP Honda Gresini durante il backstage della campagna pubblicitaria per il lancio della nuova bevanda naturale “Go&Fun”energy drink (2013). Collabora stabilmente con Veneto Banca che lo ha visto come fotografo di backstage nello spot “Siamo con te perchè siamo come te” che aveva come testimonial anche Claudio Marchisio insieme ad altri calciatori della Juventus (2013). La sua foto “True Love…” è stata pubblicata nella rivista del National Geographic (2012). Dal 2011 molti lavori sono esposti in numerose mostre collettive e personali e l'ultima intitolata “Point Black” è stata presentata a Venezia presso l'isola di San Servolo dal 15 febbraio al 15 marzo 2014.
Essere felici per quello che si fa e non cercare altro, se non con il solo scopo di crescere e migliorarsi, è lo stato emotivo a cui ognuno di noi ambisce. A volte riesce, altre volte meno. Giò Tarantini, fotografo 47enne di origini pugliesi ma di base in Veneto, ha raggiunto invece il suo obiettivo, trasformando quella che era una passione in un mestiere che lo gratifica da ogni punto di vista. Un iter lungo il quale il fotografo si è mosso sempre insieme a Nikon. Professionista da meno di cinque anni ha maturato, in così poco tempo, carattere ed esperienza in più campi: dal matrimonio al ritratto in studio, dalla fotografia industriale al reportage geografico. «Quando non lavoro – afferma – faccio fotografie per hobby. È una passione che esprimo visitando paesi, regioni e luoghi che mi ispirano. E che cerco di indirizzare verso ambiti sempre nuovi. Mi piacerebbe infatti iniziare a fare fotografia subacquea». Alle soddisfazioni della professione, Giò affianca quelle legate alle mostre fotografiche: due sue raccolte saranno infatti esposte a Bassano Fotografia 2017, l’evento che anima ogni due anni la piccola cittadina veneta. Collezionare macchine fotografiche vintage è uno dei suoi hobby, insieme allo sport e alla lettura.
Confermo, lavoro come fotografo professionista da quattro anni. È stata una cosa imprevista. Anche se ho sempre avuto la passione della fotografia non avrei mai immaginato di fare questo mestiere. In tempi non sospetti, però, in più di un’occasione mi hanno detto che ho un occhio particolare e una buona abilità a comporre le inquadrature. L’elemento scatenante? Forse sì, l’insoddisfazione per il lavoro che svolgevo prima di diventare fotografo e la situazione precaria che aveva creato. Ho avuto così del tempo libero che ho occupato con piccoli tour fotografici, un’idea che mi ha aiutato tanto a gestire lo stress del momento. Realizzavo per lo più foto macro di insetti e le caricavo su Flickr. Un magazine di Vicenza mi ha poi contattato chiedendo di usare le mie fotografie per creare un inserto da allegare al giornale. Dopo questa piacevole esperienza ho iniziato a fare qualche ritratto, quindi l’assistente per altri fotografi. Pian piano, ho assunto ruoli più importanti fino a fare il grande passo: ho lasciato il lavoro che non mi piaceva più e ho aperto il mio studio personale a San Giuseppe di Cassola, vicino Bassano del Grappa.
Perché amo la fotografia e mi piace ogni sua sfaccettatura. Di conseguenza sono a mio agio quando faccio matrimoni, quando realizzo ritratti o sono in viaggio per un reportage. Anzi, se potessi vivere di reportage e di viaggi, sarei molto contento. Spaziare da un ambito all’altro è anche una necessità: nei mesi invernali il numero di matrimoni cala lasciando ampio spazio agli altri generi fotografici.
La fotografia mi piace tutta. Forse, il genere che meno mi emoziona è lo still life. È sempre una sfida in quanto è molto tecnico. E poi, quando lavoro, preferisco stare con la gente anziché in studio, da solo, di fronte a un oggetto inanimato
Ho due personali in programma. La prima, che sarà esposta nell’Osteria Terraglio di Bassano dal 16 settembre al 5 novembre, si intitola: “Myanmar: Mistero Dorato”. La seconda, sull’India, ha titolo: “India, Luce d’Oriente” e si svolgerà dal 24 settembre al 5 novembre presso il Salone Nobile di Villa Morosini Cappello a Cartigliano (VI).
Non sono il fotografo che mette continuamente in posa i suoi soggetti. Cerco il più possibile di lasciare libertà e di fotografarli in modo del tutto naturale. Mi piace catturarne i dettagli “rubando” gli scatti. È questo quello chiedono i clienti, cioè servizi di matrimonio di tipo reportagistico. Se dovessi quantificare il numero di scatti in posa all’interno di un servizio, realizzati con l’ausilio di flash esterni, non supererei il 5 per cento.
Li uso entrambi, dipende dalla situazione. Se sono in India o in Myanmar dove il colore è importantissimo - diciamo che è la base di tutto - evito di scattare in bianco e nero. Se sono invece in studio e devo dare enfasi ai miei ritratti, non disdegno affatto il bianco e nero.
Direi che sono state fondamentali. La prima macchina fotografica mi è stata regalata da una cara amica ed era una Nikon D90 con il classico obiettivo zoom AF-S Nikkon 18-105mm f/3,5-5.6G ED VR. Con il tempo ho acquistato nuovi obiettivi come l’AF-S Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED per fare macro-fotografia e avvicinarmi al massimo ai soggetti.
Ho sempre tre reflex a portata di mano: la gloriosa Nikon D700 che uso prevalentemente come macchina di scorta, la Nikon D3 e la D810. Tutte e tre reflex FX. Quanto agli obiettivi, ho parecchi Nikkor e li utilizzo tutti con frequenza. Durante i servizi di matrimonio, per esempio, mi piace cambiare le ottiche e provare a ottenere composizioni sempre nuove e originali. Di tutta la mia collezione però, tre ottiche in particolare mi stanno a cuore: l’AF-S Nikkor 24-70mm f/2.8G ED, modello che non ha bisogno di presentazioni, l’AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8G ED VR II, obiettivo spettacolare anche con i ritratti in studio, e l’AF-S Nikkor 14-24mm f/2.8G ED che adoro non solo per la resa che mi garantisce con le foto in chiesa ma anche con i paesaggi notturni.
Al momento scatto soltanto fotografie e pur avendo la Nikon D810, che offre ottime possibilità di ripresa video, non mi sono ancora cimentato con le immagini in movimento. Devo ammettere però che sono curioso e ispirato per cui inizierò a breve a registrare i miei primi filmati. Non so se lo farò per lavoro oppure per interesse e diletto personali. So bene d’altronde quanto Nikon, in questi ultimi anni, abbia investito nella progettazione di reflex dalle eccellenti caratteristiche video.
In Tibet. Mi piacerebbe visitarlo e osservare come vive la gente, quali sono le sue abitudini. Vorrei ammirare i suoi paesaggi e capire come è cambiato nel tempo. Sogno di realizzare un reportage proprio in quella terra.
Quello che faccio adesso. Fare il fotografo mi piace e mi rende felice. Mi basta quindi sapere che potrò farlo ancora per molto.
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