Intervista ad Alessia Di Iorio

A cura di: Dino del Vescovo

Fotografa romana di 23 anni, Alessia di Iorio amplia le sue conoscenze in materia presso la Scuola Romana di Fotografia. Si occupa di fotografia di diversi generi: dalla moda agli eventi, dai set cinematografici ai concerti. È stata accredita come fotografa ufficiale a uno degli ultimi concerti degli Stadio. Vanta inoltre alcune pubblicazioni su riviste note come Gioia, Vanity Fair, il Corriere della Sera e il Corriere del Mezzogiorno ed ha partecipato a mostre nella Piazza del Pantheon. 

 


Buongiorno Alessia, come stai? Cosa fai di bello nella vita?

Buongiorno e grazie per avermi coinvolto in questa bella iniziativa. Nella vita studio e lavoro. Ho conseguito il diploma linguistico nel 2009. Dopo ho studiato Beni Culturali alla Sapienza di Roma per poi passare alla Scuola Romana di Fotografia che frequento tuttora. Qui continuo ad ampliare il mio sapere. Due anni fa, contemporaneamente, ho svolto il servizio civile con le persone non vedenti. Altra mia passione è il teatro: l'altro anno ho debuttato al Teatro Quirino di Roma, con una commedia su Achille Campanile intitolata “Il cavallo”.


Quali tappe deve attraversare oggi un giovane fotografo per diventare un fotografo affermato? Le principali difficoltà che si incontrano lungo la strada?

Un giovane fotografo deve innanzitutto studiare e fare tanta gavetta. Un tempo – e mi riferisco agli anni 50 - era un po' più facile iniziare a fare questo mestiere. Oggi sono in molti a pensare che sia sufficiente possedere una reflex da 2.000 euro per considerarsi veri e propri fotografi: spesso chi è convinto di ciò, non ha neanche idea di cosa sia la fotografia.
Di difficoltà, poi, se ne incontrano tante. Cito, solo per iniziare, la difficoltà pratica di munirsi di una buona dotazione fotografica: le apparecchiature costano e per noi giovani che facciamo tanta fatica a trovare lavoro, diventa tutto più difficile. Personalmente evito di demoralizzarmi cercando in tutti i modi di risparmiare e accumulare il budget necessario ai vari acquisti.

Un'altra difficoltà con cui mi sono scontrata, soprattutto agli inizi, è stata la ricerca di un posto e di qualcuno che mi permettesse di fare la cosiddetta “gavetta”. Spesso dietro la gavetta si nascondono collaborazioni a tempo pieno, in altri termini “lavoro non retribuito”.

 

Da quanto tempo sei nikonista e perché?

Sono da sempre nikonista. Lo sono dalla mia prima reflex analogica, una Nikon F601. Da allora non ho più cambiato.

 

Ritratto a colori o ritratto in bianco e nero?

Ritratto in bianco e nero per tutta la vita. Se avrò modo di mostrarveli, sarò lieta di sottoporre alla vostra attenzione dei bellissimi ritratti in bianco e nero stampati su carta politenata. Qualcuno l'ho postato sulla mia Pagina Facebook.

 

Trattoria o ristorante di lusso?

In trattoria con gli amici. Con un buon bicchiere di vino rosso, dopo aver fatto una passeggiata fotografica in un piccolo borgo.

Cosa ti piace di più della tua fotografia? E cosa cambieresti?

Amo tutte le mie fotografie, anzi sono molto legata ai miei primissimi scatti. Non è facile dire, in questo momento, cosa cambierei nel mio modo di fotografare. Forse saprò dirvelo fra qualche mese, perché con il passare del tempo mi accorgo che qualcosa l'avrei fatta diversamente.
In ogni caso, non smetto mai di approfondire le tematiche legate alla storia della fotografia. Mi piace studiare le tecniche dei primi fotografi americani, inglesi, francesi. Scatto tutti i giorni, non mi fermo mai, cerco di cogliere ogni attimo: dal riflesso dentro la pozza, alla donna che si affaccia alla finestra.

 

Vuoi approfittare di questo momento per dire qualcosa a Nikon?

Voglio solo ringraziare Nikon per questa intervista e per il fatto che mi accompagna ogni giorno da diversi anni nella mia vita. La fotografia è la mia aria, la mia ragione, il mio perché, il mio sfogo.

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