È uno dei nomi più noti nel campo della macro-fotografia. Gli scatti di Alberto Ghizzi Panizza permettono di ammirare particolari impossibili da scorgere con l'osservazione diretta. Famose sono le sue immagini che ritraggono gli insetti e il loro ambiente, come libellule, farfalle, tele di ragno, particolari riflessi da minuscole gocce d'acqua. Impegnato anche su altri versanti fotografici, come la fotografia di paesaggio, il ritratto, il matrimonio e l'astro-fotografia, il fotografo parmigiano è alla continua ricerca del bello.
Macro-fotografia. Cosa serve per iniziare?
Per fare macro-fotografia fortunatamente non servono super-tecnologie oppure ottiche avanzatissime. Di sicuro l'attrezzatura conta, ma per cominciare basta una buona bridge o una compatta. Anzi, sembrerà strano, ma fare macro-fotografia con una macchina compatta è più facile che farlo con una reflex. Le ottiche delle compatte e delle bridge producono infatti una più estesa profondità di campo a focali equivalenti. Basta poi abbinare alla compatta un filtro close-up per ottenere già buoni risultati. Se si inizia invece con una reflex, occorre abbinare un'ottica Micro-Nikkor oppure sfruttare gli obiettivi non macro, come l'AF-S Nikkor 50mm f/1.8G, inserendo un tubo di prolunga del tipo Kenko DG per Nikon. Si perde, in questo caso, la possibilità di mettere a fuoco all'infinito ma questo nella fotografia macro conta poco e niente. Di contro, si ottengono ingrandimenti ragguardevoli.
Come ci si avvicina ai soggetti senza farli muovere o scappare?
Basta, nel caso degli insetti, alzarsi molto presto al mattino e fotografarli quando sono ancora intorpiditi dal freddo notturno. I mesi di settembre e ottobre sono i migliori: si trovano pochi insetti, è vero, ma una volta trovati, sono ottimi per fare esperimenti e scatti. Ovviamente senza far loro del male. Non appena l'aria si scalda, le cose cambiano, gli insetti iniziano a muoversi e sarà più difficile fotografarli ma non impossibile.
Scatti a mano libera?
Raramente, uso molto spesso il cavalletto, soprattutto ai rapporti di riproduzione più elevati. Solo quando la luce è abbastanza forte o se voglio riprodurre l'effetto controluce, riprendendo per esempio un soggetto con il sole alle spalle, scatto a mano libera.
Ho cominciato di più a scattare a mano libera e senza cavalletto solo da quando sono in possesso della nuova Nikon Z7, con questa e grazie alla stabilizzazione del sensore riesco con più probabilità a scattare ottime immagini anche senza il treppiede. Se invece devo fare focus stacking, il cavalletto è ancora d'obbligo.
Fin dove ci si può spingere? Mi riferisco agli ingrandimenti.
Le ottiche macro tradizionali arrivano in genere all'uno a uno, ma grazie ai tubi di prolunga e ad altri accessori si può aumentare l'ingrandimento anche di 5x ed oltre. Attenzione però che più si ingrandisce e tutto diventa più difficile, questo a causa della ridotta profondità e per il mosso delle immagini causato anche dalla più lieve vibrazione.
Sto eseguendo delle prove con lenti da microscopio Nikon, come le Nikon CFI Plan, e con queste tocco anche fattori di ingrandimento di 50x. Con i miei soggetti preferiti, tuttavia, non serve andare oltre. La difficoltà a queste proporzioni è elevatissima e scattare in natura a soggetti vivi è difficilissimo.
Capita di sentire che dietro la macro-fotografia ci siano metodi (talvolta) poco rispettosi nei confronti degli animali. È una voce fondata?
Sì credo sia vera anche se personalmente non ho mai visto nessuno applicare questi metodi. C'è chi per studio fotografa insetti morti e lo posso capire, ma se si esce in natura per me viene prima di tutto il rispetto dell'ambiente. Molti si stupiscono ancora di come si faccia a trovare insetti che stiano fermi, ma probabilmente non sono mai usciti a fotografarli alle prime luci del giorno.
Focus Stacking. Cosa è?
È una tecnica che consente di estendere la profondità di campo. Come già detto, uno dei problemi della macro-fotografia è che all'aumentare dell'ingrandimento si riduce notevolmente la profondità di campo, comprimendo le zone nitide a profondità anche inferiori al decimo di millimetro. Grazie al focus stacking si possono scattare sequenze di immagini dello stesso soggetto spostando la messa a fuoco dalla parte più vicina a noi alla parte più lontana che vogliamo a fuoco. Questa tecnica si può utilizzare in due modalità: muovendo la messa a fuoco sull'ottica oppure spostando avanti ed indietro l'intera macchina sopra una slitta micrometrica.
Fortunatamente sugli ultimi modelli delle fotocamere Nikon, come la D850 e le nuove serie Z, esiste la funzione automatica del focus stacking che Nikon chiama: ripresa con cambio di messa a fuoco. Un grande passo in avanti per gli amanti della macro e di questa tecnica.
Alla fine Photoshop o software sviluppati ad hoc come Helicon Focus fonde le varie immagini riconoscendo in automatico le parti a fuoco. Si otterrà così un'unica immagine con una profondità di campo pari alla somma di tutte le immagini scattate nella sequenza. La difficoltà sta nell'evitare qualsiasi movimento del soggetto che potrebbe creare strani effetti e/o sdoppiature dello stesso nell'immagine finale.
È una tecnica accettata?
Dipende dai contesti e dai concorsi. Anni fa la tecnica era poco conosciuta e mi ha causato la squalifica dopo aver vinto il primo premio di un concorso indetto dal National Geographic nel 2013. Ora la tecnica è molto più diffusa ed utilizzata in vari generi fotografici come nel paesaggio e molti concorsi ne permettono l’utilizzo.
Personalmente non ritengo il focus stacking un fotomontaggio. In questo infatti si spostano o cancellano elementi da una scena. Con il focus stacking non si altera la “realtà” della scena ripresa. È semplicemente una tecnica che risolve un limite fisico dettato dalla fisica.
Ma non basta chiudere il diaframma per ovviare alla ridotta profondità di campo?
Si può fare fino a quando non si produce il fenomeno fisico della diffrazione, strettamente legato alla natura ondulatoria della luce che oltrepassa un foro di dimensioni minime. Quando l'apertura del diaframma è tanto piccola da generare diffrazione, l'immagine perde qualità e contrasto. Anche se usiamo la tecnica dell'iperfocale con diaframmi molto chiusi sarà molto difficile, se non impossibile, avere una sufficiente profondità di campo per tenere "a fuoco" tutto il nostro soggetto. Questo in particolare con gli ingrandimenti oltre all'1:1.
A quale distanza dal soggetto si scatta in macro-fotografia?
Dipende molto dalla dimensione del soggetto e dal tipo di ottica usata. Ad un rapporto di riproduzione di 1:1 si va da un centimetro a circa 30 cm. Più la focale è lunga e più lontani si può stare, ma si parla sempre di centimetri e non metri. Se si usa l'AF-S Micro-Nikkor 200mm f/4D IF-ED, una delle mie ottiche preferite, ci si può anche mettere a circa 50 cm di distanza dal soggetto.
Un'eccezione alle distanze molto ridotte è data dalla Nikon P1000 con la quale si possono scattare immagini agli insetti stando a distanze ben più elevate di quello delle reflex/mirrorless. Con la P1000 infatti si può stare a circa 6 metri di distanza da una libellula per poter comunque riempire con essa il fotogramma.
Quante ottiche macro possiedi?
Praticamente tutte quelle che Nikon mette a disposizione: l'AF-S micro 40mm G DX, l'AF-S Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED, l'AF-S Micro-Nikkor 60mm f/2.8G ED e l'appena citato AF-S Micro-Nikkor 200mm f/4D IF-ED.
Cosa vorresti che Nikon inventasse o producesse per offrire nuove opportunità creative?
Mi piacerebbe che Nikon producesse una versione aggiornata dei suoi tubi di prolunga da poterli montare anche sulle ottiche più moderne. Poi mi piacerebbe che realizzasse delle nuove ottiche macro con ingrandimenti superiori all'1:1 ed anche in versione grandangolare. Sono anche in attesa che escano delle ottiche macro per le nuove serie Z.
Fotografia all'infrarosso: sperimentazione fine a sé stessa?
Non definirei la fotografia all'infrarosso una sperimentazione fine a sé stessa. È un campo di applicazione che può anche dare grandi soddisfazioni. La fotografia all'infrarosso, per esempio, è perfetta nelle ore più "dure" della giornata, quando cioè l'illuminazione è troppo intensa ed è preferibile non fotografare in modo tradizionale. Catturando onde differenti da quelle visibili all'occhio umano, la fotografia all'infrarosso restituisce alle nostre fotografie un mondo diverso da quello a cui siamo abituati. La fotografia IR è anche molto utilizzata in campo astronomico per vedere particolari "invisibili" in luce visibile all'occhio umano. Grazie all'infrarosso ad esempio possiamo scattare immagini del centro della nostra galassia, la Via Lattea, che invece è coperto da polveri e gas nella luce visibile.
Cosa serve per fare fotografia all'infrarosso?
Ci sono diversi modi di fotografare l'infrarosso. Si possono per esempio utilizzare filtri aggiuntivi, da avvitare direttamente all'obiettivo, oppure si può modificare la macchina rimuovendo il filtro IR posto davanti al sensore di ogni macchina digitale. Personalmente, ho iniziato con una Nikon D40 modificata, poi con una D90, sempre modificata, per usare poi modelli via via superiori come le full frame.
Con quale corpo macchina stai lavorando? E con quali obiettivi?
Utilizzo diverse fotocamere ma principalmente ora utilizzo la nuova Nikon Z7 che è davvero comoda e versatile per svariati generi fotografici come macro, paesaggio, ritratto, architettura, street, reportage e così via. Per le foto d'azione preferisco ancora D850 e D5. Per quanto riguarda gli obiettivi, mi trovo davvero benissimo con i nuovi Nikkor Z S Line. Negli ultimi lavori ho usato quasi esclusivamente queste ottiche ottenendo risultati eccellenti e superiori ai corrispondenti per reflex. Il mio ultimo acquisto è infatti il Nikkor Z 24-70 2.8 S il primo di livello professionale per le serie Z. Oltre alle strepitose qualità ottiche trovo davvero utili la terza ghiera programmabile ed il pulsante "L-Fn" con il quale ho impostato l'ingrandimento al 100% del punto inquadrato per poter valutare al meglio la messa a fuoco anche guardando dentro al mirino.
So che hai testato in Cile la Nikon D810A. Vorrei un feedback su questa speciale reflex...
La macchina nasce per fare astrofotografia e da questo punto di vista è imbattibile, staccando e di parecchio la Nikon D810 che avevo provato sempre sullo stesso sito astronomico qualche mese prima. Mi ha però colpito per il fatto che, anche nelle normali condizioni, si comporta bene, non mostrando poi tutte queste differenze rispetto alla D810. Forse c'è una leggera predominanza del rosso, ma la si può usare anche per fare normale fotografia. Forse la differenza che più ricordi sta nella sensibilità ISO: la D810 parte da 64 ISO, la D810A da 200 ISO.
In che modo l'hai provata?
Ho fatto sia foto tradizionali di reportage e paesaggio sia fotografie notturne ed astronomiche. L'abbiamo anche messa alla prova collegandola a un telescopio dell'osservatorio ESO di La Silla ed abbiamo realizzato numerose immagini dello spazio profondo. Abbiamo ottenuto immagini di notevole qualità utilizzando lunghe esposizioni dai 30" ai 15 minuti, variando gli ISO da 1.600 a 8.000. Ricordo che il personale dell'osservatorio, abituato a vedere il meglio in termini di fotografia astronomica, è rimasto davvero impressionato dalla qualità della D810A.
Macro-fotografia a parte, cos'altro fotografi?
Sono conosciuto principalmente per la fotografia macro, ma mi piace fare un po' di tutto. Sono infatti anche un ESO Photo Ambassador e mi occupo in questo caso di astrofotografia, paesaggio e reportage. Ad ogni modo mi piace tantissimo sperimentare ed affrontare un po' tutti i generi fotografici fotografando dai più piccoli particolari come insetti o goccioline di rugiada all'immensità dell'universo.
Ti faccio allora la domanda inversa: cosa non fotografi?
Non fotografo il brutto e le tristezze. Ne abbiamo tante intorno a noi ed è per questo che uso la fotografia per cogliere e condividere il bello del nostro mondo e non solo. Mi piace mostrare quante cose meravigliose sfuggono ai nostri occhi spesso troppo presi dagli impegni e dalla frenesia.