4. Conclusioni
 

 

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Un ibis scarlatto appollaiato su un ramo sottilissimo continuava a muoversi spiumandosi perché in piena muta: 400 Iso e 1/100 di sec.

Conclusioni
I risultati ottenuti ci sembrano più che soddisfacenti anche se confrontati agli scatti di confronto fatti con l'eccellente 500mm f/4.
Riteniamo la costruzione ottica e meccanica del Fieldscope superlativa, senza contare la robustezza e la resistenza a polvere, acqua, e perfino ad un'immersione – accidentale – fino a due metri di profondità per cinque minuti. E' uno strumento che tollera gli strapazzi e fatto per durare nel tempo, quest'ultima affermazione avvallata da una garanzia di ben 10 anni che copre tutti i modelli Fieldscope.

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Contrassegnato dalla freccia gialla nell’immagine scattata a focale 18mm un esemplare di capo vaccaio immortalato in basso dal Fieldscope. Nel dettaglio riquadrato in giallo l’unica parte dell’animale che rimaneva costantemente ferma: per il resto era un continuo girare il capo e muovere le ali…

Compatibilmente con le esigenze e le risorse di ciascuno noi suggeriamo senz'altro di indirizzarci verso il modello di punta 82ED, lasciando al gusto personale la scelta tra il modello con oculare inclinato di 45° o diritto.

Il primo consente un'ottima visione soprattutto quando il soggetto è più in alto rispetto all'osservatore – come capita spesso in montagna -, il secondo rende più istintiva la ricerca e il centraggio del soggetto principale.

La differenza di prezzo tra il modello di punta e gli altri giustifica comunque ampiamente la scelta del modello top che è quello che dà la miglior qualità ottica e la massima luminosità, indispensabile tanto nella visione diretta che, soprattutto, nella ripresa fotografica.

In ultimo: al Fieldscope attraverso i medesimi accessori descritti per le fotocamere digitali compatte, è ovviamente possibile anche collegare videocamere piuttosto che webcam.

Galileo Galilei attraverso un rudimentale cannocchiale, lontani anni luce in quanto a risoluzione rispetto al Fieldscope, è riuscito a scoprire i satelliti di Giove.
Cosa riusciremo a scoprire ed immortalare noi, con questi prodigi dell'ottica del terzo millennio?

Ingrandisci Per avere un’idea dell’angolo di campo e della capacità di ingrandimento di un Fieldscope applicato a una fotocamera digitale cominciamo da questa immagine scattata con zoom 18-70mm alla focale 18mm
   
Ingrandisci Per passare alla focale 70mm
   
Ingrandisci Attraverso il Fieldscope con la D70
   
Ingrandisci Una Coolpix 990 con zoom su 23,4mm e oculare del Fieldscope su 30x
   
Ingrandisci Sempre con Coolpix 990 con zoom su 51.4mm, zoom digitale su 2.2x e oculare del Fieldscope su 45x (foto scattata il 25 giugno 2004 alle 20.24 dopo una giornata molto afosa, il cui pessimo seeing ha comunque influito negativamente sulla potenzialità di risoluzione che avrebbe avuto la medesima accoppiata Fieldscope/ fotocamera in una giornata più nitida

 

Oasi di Sant'Alessio
Questo Experience non avrebbe potuto vedere la luce senza l'ospitalità e la collaborazione dell'Oasi di Sant'Alessio. Nato nel 1973 questo paradiso "non" terrestre offre un'opportunità unica per tutti di ammirare diverse specie di animali in completa libertà attraverso un percorso che ne permette l'osservazione - e perché no, le foto – senza arrecare disturbo alla loro vita quotidiana. Qui sono gli umani a dover rispettare precisi percorsi e camminamenti e non gli animali, come avviene invece nei tradizionali zoo. Capita di frequente di incontrare sia fotografi appassionati che naturalisti e professionisti. Gli scatti effettuati con il Nikon 500mm f/4 sono dovuti al fortuito incontro con Paolo Gislimberti, un fotoamatore di Torino che vogliamo qui ringraziare per la sua disponibilità. L'Oasi si raggiunge facilmente dalle autostrade che intersecano su Milano, da cui dista una manciata di chilometri, ma sufficienti per permetterci di estraniarci per qualche ora dalle nostre personali "antioasi".
Per tutti i dettagli vi rimandiamo al sito dell'Oasi www.oasisantalessio.com
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