Lo stabilizzatore
incorporato è un toccasana per la fotografia
d'azione: permette di scattare con tempi sensibilmente
più lenti.
In prova il nuovo obiettivo AF-S Zoom Nikkor VR 70-200mm
f/2,8 G IF-ED.
Ad un obiettivo zoom si chiede, oggi,
una elevata velocità
di messa a fuoco. Ed è certamente per
questo motivo che i progettisti di Nikon
hanno dotato il loro ultimo nato, lo zoom
AF-S VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G IF-ED,
di un motore ad ultrasuoni del tipo SWM: silenzioso
e rapido, consente una prontezza d'azione indubbiamente
molto elevata. L'ampia luminosità massima,
pari a f/2.8, ha fatto il resto: non serve soltanto
a consentire di scattare in condizioni di luce debole,
serve piuttosto a permettere di fotografare con facilità,
cioè con un funzionamento dell'autofocus più
"sicuro" e senza incertezze, anche in condizioni
di luce ridotta.
Un falco pecchiaiolo atterra nel suo nido nel
bosco, in valle di Cembra. Ottica AF-S VR Zoom-Nikkor
70-200mm f/2.8G IF-ED, stabilizzata, su fotocamera
Nikon F5.
Lo scatto è stato eseguito da Arturo
Rossi che del nuovo obiettivo apprezza anche
la velocità del motore di messa a fuoco,
molto più rapido dello zoom AF Nikkor
VR 80-400mm, pur efficacemente stabilizzato. |
L'obiettivo è molto interessante
perché è uno "stabilizzato",
come precisa la sigla VR
(Vibration Reduction). Non è il primo in casa
Nikon. Le ottiche stabilizzate, ideate da Canon per
prima, e realizzate poi anche da Nikon ed ultimamente
anche da Sigma, che ha sfornato un 80-400mm, sono
normalmente considerate attrezzature
specialistiche. Raccolgono commenti positivi
e negativi. C'è chi le dipinge come veri toccasana
per riprese impossibili e racconta – ed è
vero – di eccellenti riprese eseguite con focali
da 600mm usate a mano libera magari scattando con
tempi di 1/60s.
C'è poi, naturalmente, chi invece sostiene
che la stabilizzazione è meno utile di quanto
si pensi e sottolinea che si fida soltanto di un solido
treppiede. C'è poi chi, equivocando, dice che
a lui le foto di soggetti in rapido movimento riescono
comunque mosse anche usando uno stabilizzato.
|
Ha ragione: tale risultato è
inevitabile visto che la stabilizzazione serve a contrastare
le vibrazioni indesiderate della mano del fotografo
e non a fermare l'azione del soggetto inquadrato.
Noi siamo tra quelli che vorrebbero vedere stabilizzati
quasi tutti gli obiettivi "lunghi", convinti
come siamo della spettacolarità di belle riprese
con forte effetto tele; e siamo anche convinti che
la stabilizzazione non serva sulle focali corte, già
stabili di per sé.
Sul ramo, un giovane falco
pecchiaiolo trattiene
con gli artigli
i favi di un alveare. La foto
testimonia bene della dieta particolare di questo
rapace. Obiettivo AF-S VR Zoom-
Nikkor 70-200mm
f/2.8G IF-ED stabilizzato. Quest'ottica,
dice Arturo Rossi, opera molto bene anche equipaggiata
con un moltiplicatore
di focale Nikon: è una caratteristica importante per chi si dedica
alla
caccia fotografica. |
I tecnici Nikon,
nel progettare questo nuovo zoom, che tra l'altro
è in lega di magnesio e quindi si sforza di
contenere il peso, e che si affianca all'80-400mm
f/4.5-5.6 già esistente, hanno fatto qualche
passo avanti anche nel campo delle modalità
di stabilizzazione.
Iniziamo riferendoci al peso: l'obiettivo "disloca"
1395 grammi, senza il supporto per treppiede, e quindi
è più leggero
di 150g rispetto all'AF-S Nikkor 80-200 f/2.8. Si
presenta più compatto
anche rispetto all'AF VR 80-400mm f/4.5-5.6.
L'elevata luminosità
massima, f/2.8, non è poi soltanto vantaggiosa
per facilitare la ripresa di immagini in luce scarsa,
ma è anche molto utile per fornire un segnale
più "robusto" ai sensori dell'autofocus
e quindi a consentire una eccellente rapidità
d'azione ed una massima precisione di focheggiatura,
senza improvvisi "va-e-vieni" indesiderati
della ghiera di messa a fuoco.
Proseguiamo, con la stabilizzazione:
sul nuovo 70-200mm è stato installato un inedito
sistema Dual Mode, caratterizzato
da due modalità antivibranti.
La prima è definita come una funzione Normale
"Improved",
cioè una modalità di ripresa concepita
per minimizzare le vibrazioni quando si opera a mano
libera con tempi lenti. In questo caso l'obiettivo,
precisano i tecnici, è stabilizzato "meglio"
di quanto non accada con l'80-400mm.
In più, è stata introdotta una nuova
modalità di funzionamento denominata Active.
Sospettoso, difficile da avvicinare anche perché
è in grado di captare ogni minimo movimento
e ogni situazione anomala dell'ambiente
in cui vive, il picchio verde è un soggetto
che ogni fotografo di natura vorrebbe, ma spesso
non riesce, fotografare. In questo scatto nel sottobosco è stata
preziosa l'elevata luminosità dell'AF-S
VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G
IF-ED, stabilizzato.
L'impiego del sistema antivibrazioni,
dice Arturo Rossi, consente sul campo di impiegare
un tempo di posa anche 3 volte più lento
di quello che sarebbe stato indispensabile senza
disporre della stabilizzazione. |
Corrisponde ad una programmazione
specifica studiata per le foto
in situazioni di azione intensa. Ci spieghiamo.
I progettisti hanno rilevato che, in presenza di vibrazioni
"meccaniche" ad alta frequenza, quali sono
ad esempio quelle che si verificano quando si fotografa
da un veicolo in corsa, un automezzo o magari un'imbarcazione
a motore, sempre operando con tempi di posa relativamente
lenti, occorreva un sistema di maggiore efficacia
per minimizzare gli effetti di mosso. Il "VR
Dual Mode", con la sua sottospecializzazione
"Active", è stato progettato per
soddisfare queste esigenze.
Trattandosi di un teleobiettivo, dicono spesso i fotografi,
il maggiore pericolo di un calo qualitativo è
di solito dato dalla comparsa
di un'aberrazione cromatica indesiderata.
Per evitare questo inconveniente la progettazione
è stata effettuata includendo il ricorso a
vetri speciali. Sono
quelli siglati ED, secondo
una codifica che ha avuto origine presso la vetreria
Hoya. Nel nuovo 70-200mm ben 5 lenti sono in vetro
ED, sigla che sta per Extra Low Dispersion e che sottintende
la presenza di una elevata capacità di rifrazione,
ma anche di una limitata dispersione cromatica anomala.
Notiamo che il vantaggio non sta
soltanto nella migliore resa quando si fotografa in
"fotografia analogica", cioè con
pellicole.
La correzione cromatica elevata serve infatti anche
nel mondo delle reflex digitali, per sfruttare la
massima resa dei moderni sensori ad alta risoluzione.
Notiamo che su fotocamere come le reflex digitali
Nikon D100 oppure Nikon
D1-X, viste le dimensioni del sensore ridotte
rispetto a quelle del fotogramma della pellicola,
si ha un effetto paragonabile a quello di un tele-zoom
105-300mm.
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La velocità di messa a fuoco del sistema
AF dell'AFS VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G
IF-ED, è stata determinante per cogliere
questo scoiattolo rosso, italiano. In questa situazione
Arturo Rossi ha bloccato l'azione grazie
al lampo di un flash
e la stabilizzazione non
si è rivelata indispensabile. |
L'obiettivo è caratterizzato
da una struttura ottica piuttosto complessa: lo schema
ottico si compone di 21 lenti
in 15 gruppi. Ha un controllo di diaframma
di tipo G, cioè
basato su di un selettore collocato sul corpo camera
e in questo si conferma come obiettivo allineato nella
gamma delle ottiche più recenti della casa
giapponese.
Il diaframma è a 9 lamelle:
questo particolare è importante per "qualificare"
la resa dell'obiettivo, che vanta così un foro
di diaframma dalla forma sostanzialmente "circolare"
anche quando opera ad aperture elevate e quindi migliora
il contrasto sui piani fuori fuoco.
Una nocciolaia, nel bosco.
È un volatile abbastanza elusivo, non
facile da avvicinare per una foto a pieno formato.
È noto anche come “uccello computer”
perché è capace di nascondere,
anche seppellendoli nel terreno, i pinoli tolti
dalle pigne di pino cembro e poi di ritrovarli
a distanza di tempo, anche di mesi. Ciò
che è stupefacente è che un singolo
uccello nasconde, in un anno, anche 30.000 pinoli:
una memoria notevole! Foto di Arturo Rossi,
con AF-S VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G IF-ED. |
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In termini di qualità costruttiva,
è facile smentire i detrattori che dubitano
della qualità delle ottiche moderne. In questo
caso Nikon ha cercato
di fornire ai fotografi uno strumento realmente capace
di sopportare gli strapazzi "professionali"
e quindi ha introdotto, sul corpo in lega di magnesio
presso-fusa, opportune guarnizioni
che assicurano una tropicalizzazione paragonabile
a quella di una reflex Nikon F5. In questo, l'obiettivo
è avvantaggiato anche dalla progettazione di
tipo IF, cioè
Internal Focusing (messa a fuoco interna): le dimensioni
non cambiano quando si varia la focale.
Dati
tecnici AF-S VR Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G
IF-ED:
Lunghezza focale: 70mm – 200mm
Apertura massima: f/2,8 lungo tutta l'escursione
focale
Costruzione ottica: 21 lenti in 15 gruppi (5
lenti in vetro ED)
Angoli di campo: da 34°20' a 12°20'
(da 22°50' a 8° con le reflex
digitali D1/D100)
Campo di messa a fuoco: da 1,4m a infinito
Blocco AF: tre pulsanti sul corpo con funzione
di blocco AF
Rapporto di riproduzione massimo: 1/5,6 a 1,4m
(MF); 1/6,1 a 1,5m (AF)
Diaframmi: f/2,8 – f/22 (70-200mm)
Attacco filtri: 77mm (non ruota durante la messa
a fuoco)
Paraluce: HB-29, a corolla con innesto a baionetta,
in
dotazione
Dimensioni: 87x215mm
Peso: 1.470g (1.395g senza supporto per treppiede)
L'obiettivo AF-S VR
Zoom-Nikkor 70-200mm f/2.8G IF-ED, stabilizzato,
ha un comando che consente di impostare due
modalità VR: Normal e Active, più
pulsante VR ON/OFF. Un selettore M/A permette
la commutazione istantanea auto/manual focus,
anche durante il funzionamento in AF Continuo
e cioè virtualmente in tempo reale. |
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