Quando si opera in macro, o a distanza ravvicinata, la profondità di campo può essere un problema. Questa eXperience cerca di far luce sulle diverse soluzioni offerte da Nikon per ottenere la massima profondità di campo quando ci si avvicina al rapporto di ingrandimento di 1:1
Un diaframma disubbidiente?
L'AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED anche alla minima distanza di messa a fuoco non mostra alcun allungamento fisico del barilotto, grazie a una messa a fuoco interna a lenti flottanti. Il vecchio Micro Nikkor 105mm f/4 invece mostra il classico allungamento necessario per focheggiare alle brevi distanze.
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L' AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED è stato il primo obiettivo dedicato alla macro di Nikon dotato di sistema VR, un obiettivo che tutt'oggi è un punto di riferimento per questo genere di riprese ed è usato da decine di migliaia di fotografi in tutto il mondo, tuttavia sono pochi i possessori che non si sono accorti di un comportamento apparentemente strano del diaframma. Infatti in talune circostanze l'apertura massima pari a f/2,8 non è selezionabile. A uno sguardo poco attento potrebbe apparire come un difetto o un malfunzionamento.
I più attenti avranno invece trovato un parallelo tra la distanza di messa a fuoco selezionata e il diaframma massimo utilizzabile. È proprio questa la soluzione al "falso" enigma. Infatti quando ci si avvicina al soggetto non si fa altro che "spalmare" la luce del soggetto su una superficie più grande. È una legge ottica e non ci si può sottrarre. Per questo motivo, più ci si avvicina al soggetto, più sembra buio anche il mirino della fotocamera. Tornando all'obiettivo in questione, poiché sapere il reale diaframma di lavoro è di grande rilevanza per alcuni impieghi scientifici, l' AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED informa elettronicamente la fotocamera della variazione fisiologica della luminosità massima dell'ottica man mano che ci si avvicina al soggetto. È un'informazione estremamente utile poiché quest'ottica utilizza uno schema ottico con lenti flottanti che modificano la reale lunghezza focale dell'obiettivo al variare della distanza di messa a fuoco e risulterebbe decisamente laborioso calcolare il reale valore di diaframma impiegato.
L'AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED è un classico per la macrofotografia. Si tratta di un'ottica luminosa, f/2,8, ma tale diaframma massimo non è sempre selezionabile. Nel testo sveliamo i motivi di un comportamento considerato a volte erroneamente come difettoso, ma che invece nasconde una informazione di grande importanza per chi opera in macrofotografia.
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Il vecchio Micro Nikkor 55mm f/3,5 degli anni '70 in posizione per il rapporto d’ingrandimento di 1:1, ovvero con l'elicoide completamente estratto e con il tubo di prolunga PK-13 (in origine M-2, dotato dello stesso tiraggio ma senza la possibilità di accoppiarlo alle moderne reflex) montato. In questa configurazione, anche se il diaframma è impostato su f/3,5, il valore reale è f/7, come descritto nel testo.
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Con ottiche dallo schema più semplice, in cui tutto il gruppo di lenti si allontana dal sensore tramite un normale elicoide di messa a fuoco, è possibile utilizzare la classica formula D = d * (R + 1) dove D è il valore del diaframma reale, d è il diaframma impostato e R il rapporto di riproduzione che si sta utilizzando.
Ad esempio con un vecchio Micro Nikkor 55mm f/3,5 si può facilmente calcolare che al rapporto di ingrandimento reale di 1:1 il diaframma massimo, passa da f/3,5 a f/7! ...anche se sul barilotto dell'obiettivo rimane ovviamente la scritta f/3,5.
Per la corretta esposizione, infatti, occorre tenere conto del reale valore del diaframma impostato. Una caratteristica che l' AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED espone con estrema perizia e precisione e, soprattutto, in totale automatismo. Attenzione quindi a non confondere un'informazione precisa e dettagliata con un possibile malfunzionamento dell'ottica! Ovviamente questo comportamento è comune a tutte le ottiche dedicate alla macro. L'AF-S Micro Nikkor 60mm f/2,8G ED mostra un comportamento simile, passando da f/2,8 all'infinito a f/4,8 alla minima distanza di messa a fuoco e lo stesso vale per i due macro dedicati al formato DX, l’AF-S DX Micro Nikkor 40 mm f/2.8G, e l’AF-S DX Micro Nikkor 85mm f/3.5G ED VR.
AF-S Micro Nikkor 105mm f/2,8G VR ED
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Maggior profondità di campo nella macro, quale soluzione?
La domanda è lecita. Tralasciando tecniche di ripresa avanzate, come quelle esposte nell’eXperience “Estendere la nitidezza in macrofotografia”, si potrebbe pensare che utilizzando il diaframma più chiuso possibile si possa ottenere anche la profondità di campo maggiore, tralasciando eventuali perdite di nitidezza apportate dall'insorgere del fenomeno della diffrazione.
Nikon D7100 per impieghi macro in campo medico scientifico. L’abbinata con l’obiettivo Micro Nikkor, assieme ai flash i-TTL wireless Nikon SB-R200 in configurazione Spider regolabile, la rendono “compatta” leggera, maneggevole ed efficace per qualità a forti ingrandimenti operati a distanza.
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Questo è vero, solo se non esistessero differenti possibilità di ripresa macro, dalla compatta alla reflex professionale. Abbiamo così messo alla prova alcune possibilità offerte dal sistema Nikon per fotografare un'area di circa 24 x 36mm, che equivale al rapporto 1:1 per il pieno formato FX. Si tratta di una classica situazione in cui ci si può imbattere durante una macrofotografia o anche in campo lavorativo, ad esempio per i medici dentisti che devono poter fotografare nel miglior modo possibile un'arcata dentale mantenendola nitida in tutta la sua estensione in profondità, circa 4 centimetri.
Nikon D7100 per impieghi macro in campo medico scientifico. L’abbinata con l’obiettivo Micro Nikkor, assieme ai flash i-TTL wireless Nikon SB-R200 in configurazione Spider regolabile, la rendono “compatta” leggera, maneggevole ed efficace per qualità a forti ingrandimenti operati a distanza.
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Un corretto utilizzo della profondità di campo e una altrettanta oculata scelta della strumentazione più idonea per un impiego in campo specialistico consente di ottenere i risultati voluti.
Ph. cortesia Dott. Angelo Fassi, Milano |
In campo medico poter documentare un'operazione è essenziale. Poter anche contare su una strumentazione che assicuri una realizzazione tecnica delle riprese prive di difetti è un plus a cui difficilmente vi si rinuncia. Tra i diversi problemi tecnici da affrontare (messa a fuoco, illuminazione, esposizione, ecc...) la gestione di una corretta profondità di campo rientra tra i parametri principali da tener conto e risolvere. In alcuni casi, quando non si ottengono i risultati voluti, non si tratta di imperizia dell'operatore, ma piuttosto di una scelta non ottimale della strumentazione utilizzata
Ph. cortesia Dott. Angelo Fassi, Milano |
I cinque obiettivi utilizzati per la misurazione della profondità di campo. A queste ottiche si è aggiunta quella della compatta COOLPIX P7800.
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La prova mette in campo ben quattro ottiche macro del sistema Nikon: AF-S VR Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED, AF-S DX Micro Nikkor 85mm f/3.5G ED VR, AF-S Micro Nikkor 60mm f/2.8G ED e AF-S DX Micro NIKKOR 40mm f/2.8G abbinate a corpi FX, DX, ma anche CX. A queste classiche soluzioni per la macrofotografia abbiamo aggiunto un'alternativa "economica" composta dal diffusissimo obiettivo AF-S DX Nikkor 18-105mm f/3.5-5.6G ED VR presente in diversi kit base con le reflex, abbinato al KIT Nital 512262 Reflex Macro Close-Up per consentirgli di raggiungere il rapporto di ingrandimento richiesto dalla prova.
La comparativa termina con il confronto con la compatta COOLPIX P7800 utilizza