Ci sono luoghi che ti fanno sognare. Ci sono luoghi che il solo pronunciarne il nome ti procura emozioni forti. Ci sono luoghi unici che senti tuoi fin dalla prima volta che li incontri: ogni volta che ci ritorni il cuore batte forte. Luoghi per i quali, quando ancora non si conoscono, fin da piccoli già si sogna e si fantastica. Ognuno di noi ha uno di questi luoghi nella mente e nel cuore.
Il mio è l'Alaska.
La ritrovo a tre anni dall’ultimo incontro: io un po' più grigio, ma con maggiore esperienza fotografica e, soprattutto, con la nuova Nikon D4 nello zaino, per immortalare le meraviglie dell'Alaska.
Arrivo ad Anchorage, una città incastonata in mezzo alle meraviglie della natura, base ideale per qualsiasi viaggio in Alaska. Il mio primo appuntamento con la Natura è a Witthier, dove incontro il Cpt. Gerry Sanger e la sua piccola barca per escursioni fotografiche nel Prince William Sound.
Witthier è a circa un ora di auto; per raggiungerla bisogna attraversare un tunnel sotto la montagna, aperto a senso unico alternato ogni ora. Intendo attraversarlo alle 7.30 am. Parto quindi di buon ora, ma la Seward Higway fa di tutto per farmi arrivare tardi e perdere l'orario di apertura del tunnel.
Prima, mi fa trovare sulle rocce a strapiombo al lato della strada alcune Dall Sheep (capra bianca di montagna), nell'unico posto al mondo dove questi animali si possono trovare a livello del mare.
Poi, nei prati umidi appena dopo Girdwood, anche due Moose (alce) che pascolano tranquilli.
In Alaska, la luce è sempre ottima in questo periodo dell'anno, anche quando è nuvoloso: impossibile non fermarsi, prendere dal baule la D4 con il 200-400mm f/4G, fare qualche scatto appoggiato all'auto a questi primi regali offerti dalla selvaggia Alaska.
Riesco comunque ad essere all'apertura del tunnel in orario. Arrivo in una suggestiva Witthier avvolta dalla nebbia del mattino; in un attimo, mi trovo a navigare nelle fantastiche acque del Prince William Sound con la barca del Cpt Sanger. È una piccola barca da quattro posti ideale per fotografia: assai meglio rispetto alle grandi barche da oltre cento posti che si utilizzano per le escursioni organizzate.
Dal punto di vista tecnico, fotografare da una piccola barca non è semplice: è sempre in movimento, a causa delle onde; per sostenere la D4 e il 200-400mm, utilizzo quindi un monopiede, con testa a solo movimento verticale: la soluzione ideale in queste condizioni.
Il tempo è grigio, piovoso, ma niente di strano: anche questo fa parte delle caratteristiche del posto. Navighiamo sotto la pioggia, con un buon mare (è importante). Il primo spettacolo che colpisce, oltre ai panorami mozzafiato a trecentosessanta gradi, sono le migliaia di uccelli di varie specie che vivono in questa parte interna del golfo.
In questo playground della Natura, i Dall Porpoise (delfini bianco e nero) spesso ci accompagnano giocando sotto la barca: buone e numerose occasioni fotografiche che mi permettono di portare a casa magnifici ricordi di Humpback Whales (balena), Seals (foca), Sea Lions (leone marino), Sea Otters (otaria di mare), Bald Eagles (aquila testa bianca), Puffins (pulcinella di mare) oltre a vari tipi di uccelli.
Con la fotocamera in mano, accesa e sempre pronta allo scatto, mi sento un "cacciatore-pescatore" di prede, a cui pero' non tolgo la vita: rubo solo immagini, attimi della loro splendida esistenza. Sono attento e pronto ad avvistare un respiro o una pinna di una balena, un movimento di un aquila su un albero, un qualsiasi segno di vita, attento e pronto a fotografare queste meraviglie della Natura, rapito e perso in questa estasi-euforia totale.
La D4 e il 200-400mm, grazie alle raffiche, alla velocità di esecuzione e messa a fuoco e a tutte le loro caratteristiche, sono gli strumenti ideali per questa emozionante giornata di "caccia-pesca" fotografica. Rapito in questa estasi, non mi rendo conto che il tempo passa: torno a terra dopo oltre dieci ore di navigazione, con numerose immagini registrate nelle schede e tante emozioni dentro di me.
Torno a d Anchorage. Il giorno successivo, decido per un road-trip a Kenai, guidando lungo la Seward Higway e la Sterlig Highway - due fra le poche strade dell'Alaska - con la sola voglia e l'emozione di guidare e godermi lo spettacolo: la Natura spesso riserva grandi sorprese a chi le attraversa.
Con l’attrezzatura montata sul treppiede e caricata in spalla, cammino per un’ora in mezzo al bosco per raggiungere le Russian Rivers Falls. Lungo il percorso, le chiare tracce di presenza di orsi, come feci o unghiate sugli alberi, mi regalano le prime emozioni e alzano la soglia d’attenzione.
Arrivo alle cascate: subito, dal bosco, esce una mamma di Brown Bears (orso bruno o grizzly) coi suoi due piccoli dell'anno scorso, alla ricerca di qualche salmone.
Sono in alto, su una piattaforma; l'angolazione di ripresa non è davvero quella che cerco, ma si tratta comunque di un incontro emozionante e, soprattutto, inatteso.
Ancora più inatteso è l'incontro successivo: in una strada laterale, poco distante da me una mamma di Black Bear (orso nero americano), con i suoi due piccoli dell’anno, attraversa la strada ed entra nel bosco. Blocco subito la macchina a lato, prendo la D4 montata sul monopiede, scendo di corsa e mi butto nel bosco cercando di capire dove sono andati. La fortuna mi aiuta: sento muovere qualcosa e vedo chiaramente i due piccoli che si arrampicano su di un albero.
Mi avvicino quanto basta per arrivare alla giusta distanza per il 200-400mm, ma senza esagerare in avvicinamento: nutro grande rispetto nei confronti degli animali; non intendo disturbarli e sono molto fiducioso circa la qualità del formato FX e dei file creati dalla D4 che mi permetteranno - in postproduzione - di fare ottimi crop.
Sono anche molto attento a non innervosire troppo la mamma: non vedo dov’è, ma sento ogni tanto movimenti nel sottobosco. I due piccoli mi guardano incuriositi e neppure troppo spaventati. Uno, addirittura, da buon dispettoso, mi fa anche la lingua. Potrei avvicinarmi oltre, stare ore a guardarli e fotografarli, ma dopo qualche scatto preferisco andarmene per non stressarli troppo. Mi allontano, quindi, con tanta emozione dentro. La mia mente di sognatore mi fa anche credere che il piccolo, in una delle ultime foto, mi saluti e mi ringrazi.
L'incontro con Alaska vera, quella delle "Terre Selvagge" lo si ha, tuttavia, andando in quelle che i locali chiamano "remote": zone senza strade, difficili da raggiungere se non via mare o cielo. Pochi collegamenti e contatti con l'uomo. Il Katmai Nat.Park offre varie possibilità: scartate le zone turisticamente affollate, anche se sempre belle – le Brook Falls - scelgo quella di Hallo Bay e Kukak Bay, lungo la costa sud-est del mare del Golfo di Alaska. Offre ambienti unici: non è raggiunta da strade e non ha strutture organizzate o lodge. La prima tappa per arrivarci è l'isola di Kodiak, chiamata l'isola di smeraldo per il suo verde lussureggiante: un luogo magico, dove il tempo si è fermato e dove è impossibile non lasciare andare la mente a fantasticare su fantasmi di vecchi pescatori.
Da Kodiak con un volo in idrovolante a bassa quota - spettacolare per la vista "bird eye" - atterro a Kukak Bay. Per quattro giorni vivrò su una barca: di giorno, si va a terra a incontrare e fotografare le splendide meraviglie del luogo; alla sera, si torna in barca, ormeggiati in qualche insenatura riparata, per mangiare e dormire.
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Si va a terra in piccoli gruppi da quattro/cinque persone. Ci accade spesso di essere circondati da otto/dieci orsi. Non so dove puntare la fotocamera... È la grande abbondanza di cibo, erbe, radici e piante, che porta tanti orsi in questa zona.
L’orso è un animale storicamente considerato “cattivo” e carnivoro, ma la carne rappresenta soltanto il 30% della sua alimentazione. Non è raro che un animale di 500/600kg ti passi a dieci metri, ti guardi un attimo e prosegua senza considerarti nè pericolo, nè preda.
In questi momenti, mentre incroci il suo sguardo, mentre ne senti il rumore, mentre sembra che il tuo e il suo pensiero diventino una cosa sola, l'emozione sale. Si trattiene il respiro. In apnea, con il dito che trema per l'adrenalina che ti si spara in corpo e il cuore che batte a mille, diventa talora difficile anche fare scatti decenti. La D4, però, non mi tradisce e montata sul treppiede (che tengo sempre molto basso per avere un’angolazione di ripresa il più bassa possibile), mi permette di portare a casa ottimi scatti di questi splendidi animali. Scatti per me unici, ben oltre il puro aspetto tecnico: di ogni foto ricordo l’emozione, il battito del cuore e la pura estasi del momento in cui ho premuto il dito sul pulsante di scatto.
In Alaska, d’estate le giornate sono lunghe, con tante ore di luce. A tarda sera, si sta ancora attraversando un fiume, circondato dagli orsi; si cercano i soggetti migliori, l'angolazione e lo sfondo perfetto: occasioni sempre nuove e la speranza che questi momenti di pura estasi non finiscano mai.
Katmai, con i suoi orsi, offre una sorgente senza fine di situazioni fotografiche ma anche di infinite opportunita' di nutrimento emotivo per l'anima. È un’opportunità di vivere nel mondo degli orsi e anche di tornare indietro a rivivere quelle che erano le nostre origini come la ricerca del cibo, il dormire e la lotta per la dominanza sugli altri. Una primordiale e magica avventura per capire la nostra totale insignificanza nell'ordine naturale delle cose e nello stesso tempo la connessione che abbiamo nella trama della vita naturale.
Le schede di memoria della D4 si riempiono velocemente; il cuore è colmo di emozioni; la testa di ricordi. Tutte cose da riportare a casa, insieme ai miei sogni di bambino sulle terre selvagge piene di animali che si uniscono sempre più alle esperienze vere ogni volta che torno in questi luoghi fantastici.
www.maxventuri.it
THANKS & CREDITS
Cpt.Gerry Sanger of Sound Eco Adventures - Witthier AK
Galley Gourmet - Kodiak AK
Katmai Bears Tours and all staff and guide
Brad Joseph
SPECIAL THANKS FOR MY ACTION PHOTO
Denise Zirkle from Anchorage
Debb Potts from Indianapolis
Sylvia Dolson from Whistler-Canada