Considero la fotografia di uccelli in volo uno dei generi fotografici più stimolanti e difficili perché anche se le moderne apparecchiature sono dotate di numerosi automatismi che facilitano la ripresa, richiede comunque un mix di abilità tecnica, prontezza di riflessi, rapidità di azione, perfetta conoscenza delle prestazioni della propria attrezzatura e, soprattutto, delle abitudini dei soggetti che si vogliono fotografare. Quest’ultimo punto è essenziale e aiuta a capire una delle regole fondamentali di questo genere fotografico: prima di scattare è importante osservare. Gli uccelli infatti sono animali abitudinari e studiare i loro comportamenti, a terra e in volo, ci aiuterà sia nella ripresa fotografica sia a pianificare un minimo la composizione. La percezione di molti è che in generale avendo di fronte animali, soggetti mai collaborativi, non si abbia tempo per pensare a come riprendere il soggetto, men che meno ci si preoccupa di osservare la scena, valutare la luce, adottare la corretta postura. Con l'avifauna in volo, poi, già è tanto se si riesce a congelare un soggetto al centro del fotogramma e se magari nei 10 scatti della raffica ce n'è uno con le ali aperte nel modo giusto.
Per diventare pratici in questo genere è necessario fare parecchio esercizio e, a meno di avere molto tempo a disposizione per appostamenti in luoghi strategici senza tuttavia certezza di avvistamento e, soprattutto, di ripresa corretta a portata di medio tele, le migliori location che ci permettono di esercitarci in questo genere sono i Parchi faunistici, ottime palestre fotografiche. Motivo per cui, periodicamente, organizzo all'Oasi di Sant'Alessio corsi su composizione e tecniche di ripresa di avifauna in volo.
L'Oasi offre moltissimi spunti fotografici: presso il Lago dei Pellicani, parte del percorso europeo del Parco, due volte al giorno in condizioni di luce a favore e in controsole, viene lasciato il cibo sulla riva che attira dalle risaie vicine decine di esemplari stanziali liberi: aironi cenerini, cicogne, spatole, garzette, nitticore, aironi bianchi maggiori, ibis sacri e varie specie di anatidi per citare i più presenti, oltre a tre esemplari di pellicani, due ricci e uno europeo che sono soliti regalarci spettacolari evoluzioni in acqua e alla coppia di gru europee, di cui non è raro osservarne il volo.
Ogni esemplare ha comportamenti e modalità di volo differenti. Per fare un esempio, la cicogna, in fase di planata, tende a effettuare larghi cerchi a spirale con ali spiegate. È una modalità che consente di prepararci calcolando il momento ottimale di ripresa anche se non soprattutto da un punto di vista compositivo, permettendoci di ottenere scatti con ali spiegate e i dettagli del corpo ben visibili. Per non parlare dei casi in cui gli esemplari spiccano il volo dall'acqua mettendoci nelle condizioni di riprendere le gocce sollevate dalle zampe al momento dello stacco e, se ci va di lusso, magari cogliere anche la punta dell'ala che sfiora l'acqua. Il tutto a meno di dieci metri dal punto di shooting. E ancora, le lotte tra aironi, molto frequenti. A questo link un video amatoriale della location, girato in inverno con il lago ghiacciato durante l'orario dei pasti.
In Oasi sono previste anche le dimostrazioni di falconeria con rapaci diurni e notturni, di alto e basso volo: troviamo il gufo reale, il gufo virginiano, il gufo comune, l'allocco, il barbagianni, gli assioli, l'aquila delle steppe, le poiane di Harris, il girfalco, il falco pellegrino, l'avvoltoio. Come si può facilmente intuire, date le molteplici possibilità di ripresa, c'è di che sbizzarrirsi.
La ricchezza di spunti permette di impostare la didattica per me ideale, basata essenzialmente su un'obbligata revisione dei fondamentali della fotografia (gestione luce, postura, punto di ripresa), dati spesso per scontati ma che non lo sono affatto, sul "perché no" una fotografia non è corretta, lato tecnico e compositivo (sono previste due letture fotografiche durante la giornata che permettono ai partecipanti di correggere sul campo gli errori) e sull'incentivazione ad abbandonare progressivamente le modalità di ripresa automatiche o semi automatiche per arrivare allo scatto in modalità totalmente manuale, intesa come impostazione Iso, tempi, diaframmi.
Quest'ultimo soprattutto è un approccio che inizialmente lascia molto perplessi e un poco impauriti. Infatti, la media degli appassionati di questo genere è abituata a scattare in priorità di diaframma, con iso automatici. Non c'è nulla di male, tuttavia ritengo che qualsiasi modalità di ripresa, in generale, debba essere una scelta e non una costrizione dettata perché, per esempio, non ci si ritiene capaci di gestire in toto le variabili di ripresa oppure perché non si conoscono le prestazioni della propria attrezzatura. Quello che noto è che in moltissimi casi manca la consapevolezza di quello che si vuole ottenere.
Il genere è complesso, e sono molteplici gli elementi che dobbiamo tenere in considerazione: la luce (in molti evitano le riprese in controsole con la convinzione errata che non sia possibile ottenere scatti suggestivi), il tipo di volo (planata o picchiata?, lineare o a zig zag?), la velocità dell'esemplare (un falco pellegrino in picchiata o il volo lento e prevedibile di una cicogna?), la distanza e la grandezza del soggetto, il contrasto dell'esemplare con lo sfondo, il colore del piumaggio (molti degli esemplari sono totalmente bianchi e ciò impatta sulla scelta di tempi e diaframmi visto che il piumaggio spesso inganna l'esposizione automatica ed è necessario intervenire per compensare).
E ancora, gli eventuali riflessi sull'acqua (impatto sulla messa a fuoco oltreché sull'esposizione, per non parlare dei riflessi del cielo o delle alghe sul piumaggio che di frequente restituiscono dominanti blu o giallastre sul piumaggio degli esemplari in acqua), gli sfondi, questi sconosciuti (quasi sempre confusi, un soggetto fotografato con il cielo sullo sfondo è poco suggestivo, meglio aspettare che il soggetto passi in un punto con uno sfondo adeguato che ci permette così di inserire elementi che contestualizzano il volo), e dunque c'è la tendenza ad automatizzare il più possibile la ripresa.
Il risultato è che in moltissimi casi avremo scatti "standard" (soggetto al centro del fotogramma su sfondi sfocati più o meno a seconda della luminosità dell'obiettivo), magari formalmente corretti lato tecnico, ma assai poco significativi per tutto il resto. È comunque un risultato importante cui molti giustamente aspirano ma, come in tutte le cose, arriva un punto in cui quel risultato non ci basta più, e vorremmo "qualcos'altro".
Inoltre, a focalizzarci in primis sulla perfezione formale, spesso capita di trascurare tutto il resto: per esempio, se uno scatto risulta essere tecnicamente corretto ma dalla composizione debole o errata, oppure se non contiene un momento fotograficamente emotivo, o ancora lo sfondo è confuso e/o non aiuta a isolare il soggetto perché poco contrastato o peggio, il punto di ripresa è dall'alto in basso, la perfezione formale lato tecnico non sarà sufficiente a supplire a queste mancanze.
Da qui il mio invito a modificare la visione d'approccio, a preoccuparsi non solo del cosiddetto soggetto principale (l'esemplare in volo) ma a considerare tutto il resto altrettanto importante. Per far ciò invito i partecipanti ad abbandonare progressivamente le modalità automatiche e, date le molteplici e ripetute possibilità di ripresa, provare un po' a vedere cosa succede quando decidiamo noi tutto. Parola chiave: consapevolezza.
Un invito di solito raccolto da molti e, a seguito delle opportune correzioni dopo la prima lettura degli scatti in cui si notano visi lunghi ed espressioni perplesse, è per me una soddisfazione, personale prima che professionale, verificare alla seconda lettura i progressi fatti e i sorrisi sui volti di tanti.
Ma veniamo ai maggiori dubbi espressi prima di iniziare gli esercizi in manuale.
La domanda più frequente è la classica "Tu che impostazioni usi?". È un quesito fuorviante tuttavia utile perché mi permette di fare le opportune distinzioni tra la tecnica fotografica e la tecnologia degli strumenti che utilizziamo per fotografare. E' un approccio umano: fotografare non è più una "semplice" questione di iso, tempi, diaframmi e bilanciamento del bianco. Le moderne attrezzature, basate sull'elettronica, e la bulimia produttiva che porta ad avere ogni 6 mesi nuovi modelli di cui capirne le innovazioni, portano alla legittima pretesa di capire innanzitutto come funziona l'attrezzatura che si possiede.
Tuttavia va tenuto presente che ogni apparecchio associato a un determinato obiettivo ha prestazioni sensibilmente differenti, e non è umanamente possibile per nessun tutor conoscere le impostazioni ottimali di tutti gli apparecchi presenti sul mercato, associati ai relativi obiettivi, a meno di avere la medesima attrezzatura.
Ma anche se lo fosse, visione, postura, scelta del momento di scatto sono uniche e soggettive e non saranno mai simili a quelle di nessun altro.
Ciò premesso, prima di parlare di iso, tempi e diaframmi, parto innanzitutto con il suggerire alcune impostazioni a volte considerate "secondarie" che tuttavia aiutano non poco e che, fatte salve le variazioni sui punti di AF, bene o male troviamo in quasi tutte le reflex non di entry level: il modo di messa a fuoco continuo e la scelta di scatto continuo ad alta velocità, la raffica veloce per capirci (parrà strano ma in molti non se ne preoccupano), la priorità di scatto a prescindere dalla messa a fuoco (scelta soggettiva, in molti prediligono lo scatto vincolato alla messa a fuoco, ma personalmente ritengo che sia meglio correre il rischio di avere qualche scatto magari in parte sfocato piuttosto che quello di perdersi un momento topico perché la fotocamera decide così), l'impostazione del reticolo nel mirino (aiuta molto nella composizione) e l'AF dinamica con selezione del punto di AF.
Un esempio concreto aiuta a capire meglio l'impatto di queste impostazioni preliminari.
Abbiamo un airone in acqua, pronto a staccare. Il fuoco continuo e la raffica veloce ci permetteranno di cogliere più frame del momento, la priorità di scatto sulla messa a fuoco ci dà la certezza di cogliere lo stacco dall'acqua (il suggerimento è di scattare un attimo prima dell'involo) il reticolo ci consente di comporre correttamente posizionando il soggetto nel primo terzo a destra o sinistra in base alla direzione dello stacco ed evitando così le composizioni centrali, e il punto di messa a fuoco su l'AF dinamica (di solito 21 punti dati gli sfondi prevalentemente confusi e i riflessi che impattano sulla messa a fuoco, associato al punto di messa a fuoco, regolabile manualmente) ci consente di mantenere la composizione che abbiamo scelto, tenendo quindi il soggetto a fuoco nel terzo destro o sinistro rispetto alla direzione dello stacco e tenendolo a fuoco durante il volo.
Sono prime ma importanti indicazioni che agevolano a seguire la scelta di iso, tempi e diaframmi, perché una volta impostate non ci si deve quasi più preoccupare e, nel tempo, ci renderemo conto che difficilmente andremo a toccarle (fatti salvi i punti di messa a fuoco), a meno di cambiare genere.
Riguardo l'impostazione manuale di tempi e diaframmi, è ovviamente impossibile dare indicazioni ottimali senza considerare l'attrezzatura di ogni partecipante e senza valutare scena per scena. Bisogna fare svariate prove ed è necessario, ancora una volta, conoscere le prestazioni della propria attrezzatura.
Prendiamo ancora come esempio il nostro airone in acqua, in una bella giornata di sole con luce dura (le stesse condizioni della giornata del workshop del 4 maggio scorso). L'esemplare è perpendicolare a noi, a circa 10 metri di distanza e pronto allo stacco. Aggiungiamoci uno sfondo confuso (alberi anche relativamente vicini al soggetto che ingannano il sensore), poco contrastato e con riflessi sull'acqua...
La prima domanda che faccio è: "Che risultato vogliamo ottenere?". Desideriamo un effetto congelamento o un mosso controllato, cioè corpo a fuoco e ali lievemente mosse per rendere l'idea del movimento? O ancora, vogliamo cimentarci con il panning?
Tenendo sempre presente il nostro esempio, di solito suggerisco un primo esercizio di base, considerata la media degli obiettivi dei workshop (telezoom 70/200, 70/300, 150/500).
Con gli Iso a 400 o a 800, chiedo di impostare una focale e di non variarla più durante la ripresa, suggerendo di utilizzare l'obiettivo zoom non per il suo fattore di ingrandimento, ma per un insieme di focali. Inoltre, la tendenza comune a zoomare il più possibile senza considerare l'allargamento delle ali al momento dello stacco, ci farà ottenere scatti con le ali tagliate.
Si parte con esercizi a 200mm o a 300mm e suggerisco un'apertura a f/5.6, un valore medio che a circa 10 metri di distanza ci permette di ottenere uno sfondo accettabilmente sfocato.
Su queste premesse e sulla certezza che il nostro airone effettuerà ripetute passate dall'acqua alla riva dove è posizionato il pesce, partiamo con gli esercizi per capire i tempi efficaci in base al risultato che vogliamo ottenere.
In caso di congelamento, teniamo presente che i tempi ottimali dipendono anche dalla grandezza e dalla velocità del soggetto. Sempre prendendo l'airone dell'esempio (soggetto medio grande con velocità moderata allo stacco che di solito ci fa percepire un secondo prima del movimento, a differenza di altri esemplari meno prevedibili...), suggerisco di fare un primo scatto in modalità di apertura e verificare se il risultato ottenuto con le impostazioni suggerite dalla fotocamera, incontra il nostro gusto. In molti casi sono in tanti a dirmi... "D'accordo, l'esemplare è congelato, ma perché è tutto così chiaro, poco contrastato e con i punti di bianco bruciati?". A seguire suggerisco di passare in manuale e di aumentare man mano i tempi, senza variare il diaframma, e facendo più prove.
In generale e nella media, per ottenere uno scatto dell'airone che ci piace raramente si andrà sotto 1/1000 alle focali indicate. In caso di soggetti più piccoli e più veloci, raramente sotto 1/2000. In molti utilizzano lo stabilizzatore, ma è del tutto inutile con tempi minimi così rapidi, perché rallenta la messa a fuoco, già messa alla prova anche dagli elementi di disturbo dello sfondo e dai riflessi sull'acqua. Inoltre, i tempi rapidi contribuiscono a scurire lo sfondo che non ci interesserà, su queste basi, rendere leggibile più di tanto, oltre ad evitare i bianchi bruciati. Ricordiamoci che un'ombra un poco chiusa è facilmente recuperabile in post produzione, mentre un bianco bruciato o pelato, ci farà cestinare lo scatto nella totalità dei casi.
In caso di mosso controllato, personalmente una volta capito il tempo ottimale per il congelamento e per ottenere un'estetica gradevole, tendo a dividerlo per 4, e devo essere certa di avere perfettamente a fuoco il corpo dell'esemplare, ma in questo caso il risultato finale di un mosso controllato risulterà molto più suggestivo con soggetti che ci volano incontro, dunque frontali e non perpendicolari. Per esempio, un gufo durante lo stacco dal posatoio, quando avremo testa e occhi perfettamente a fuoco e ali suggestivamente raccolte oppure distese a creare un magnifico effetto ventaglio.
Per finire, il panning, la cosiddetta ripresa panoramica del soggetto in movimento: in questo caso torniamo alla ripresa perpendicolare in cui l'esemplare dovrà essere correttamente esposto e a fuoco, mentre lo sfondo tenderà a "scivolar via", donando la sensazione del movimento. Il panning è sconsigliato se non si ha uno sfondo fortemente contrastato rispetto al soggetto e in casi di luce molto dura, ma in generale, si dividono i tempi ottimali per il congelamento per otto.
Una volta terminati questi primi esercizi e verificati i risultati, ci si potrà sbizzarrire a cercare i valori ottimali di ogni singola attrezzatura, giocando per esempio con differenti aperture, cui andranno di conseguenza adeguati i tempi di scatto. Va da sé che tele più luminosi consentiranno una messa a fuoco più efficace.
Gli scatti nella gallery sono di alcuni dei partecipanti al corso "Avifauna in volo: composizione e tecniche di ripresa" tenuto il 4 maggio scorso all'Oasi di Sant'Alessio. A questo link il reportage completo dell'evento.