“Artificial Artworks”, ovvero “Foto d’Artificio”, è il modo migliore per definire le mie immagini.
Ritraggono una realtà artificiosa, popolata da soggetti irreali, illuminati da luci innaturali, spesso in situazioni improbabili. Una realtà che si materializza solo per lo scatto, acquista senso solo nel mirino della fotocamera, vive solo per pochi clic e poi scompare definitivamente. Di quelle fugaci apparizioni resta solo qualche rara immagine, ragione stessa della loro genesi.
Molti anni fa la passione per il disegno mi aveva portato a realizzare illustrazioni simili a fotografie. A quell’epoca consideravo la macchina fotografica come un mezzo limitante per la fantasia rispetto alla mano dell’illustratore, libera di creare qualsiasi cosa. Poi, casualmente, sfogliando un libro con le più belle campagne pubblicitarie mondiali, ho scoperto che anche con la fotografia si potevano realizzare immagini meravigliose e non c’era limite alla fantasia. All’improvviso mi si è aperto un mondo. Ho acquistato una fotocamera, alcuni rullini di diapositive e ho cominciato a scattare, ma non certo seguendo i temi tradizionali della fotografia. Paesaggio, ritratto, still-life, reportage non mi interessavano. Desideravo realizzare immagini diverse dal solito per colpire e sorprendere il pubblico.
Mi sono subito concentrato su due temi, che sono diventati la colonna portante di gran parte della mia produzione.
Il primo tema è quello della pittura con la luce: figure femminili come tele di quadro dipinte da raggi colorati o scolpite da lame di luce, creature con pezzature di animali inesistenti o innervate di elementi floreali.
Questi effetti sono ottenuti proiettando sul corpo e sul volto della modella diapositive da me elaborate ed utilizzando sino a tre proiettori. I risultati migliori si ottengono in un ambiente buio o con uno sfondo molto chiaro in modo che il corpo risulti in controluce. Questa è una tecnica che continuo ancora oggi a sviluppare in quanto consente infinite variazioni e combinazioni.
L’ampia gamma degli effetti che si possono ottenere è visibile in tre video che ho recentemente realizzato: Tribal Sculptures, Zodiacs, Light Blade.
Una variante di questa tecnica ha dato origine alla serie “Black Profiles”.
La luce è l’elemento fondamentale della fotografia. Anche perché senza luce non si fanno foto. Ma il buio, le ombre e il colore nero esercitano un grande fascino, creano mistero, curiosità, tensione.
Dal punto di vista tecnico le foto si basano su dei semplici controluce, a volte arricchiti dall’effetto a specchio di una superficie riflettente. Comunque, ciò che caratterizza tutte queste foto è la presenza di oggetti la cui forma o colore danno all’immagine un maggiore impatto visivo.
Proprio l’impiego di oggetti nei ritratti è il secondo tema su cui mi sono concentrato sin dall’inizio.
L’idea originaria era quella di dare risalto a strumenti come tenaglie, forbici e rasoi che potessero minacciare la bellezza del volto della modella.
La scoperta che questo tipo di immagini colpiva molto, l’avevo fatta con i miei disegni, in particolare una maternità in cui la madre, dal volto dolcissimo, teneva in mano una lametta da barba, pericolosamente vicina al volto del suo bimbo.
Quell’immagine così provocatoria era quella che attirava di più l’attenzione di tutto il mio portfolio di disegni, che ritraevano una bellezza pura e semplice, ma quindi un po’ troppo scontata.
Su questo concept sono nate le due serie: “Girls with Tools” , che poi si è sviluppata includendo anche oggetti meno pericolosi (reti, rami, palloncini, pennelli grondanti colore, etc.) e “Bad Girls Collection”.
Quest’ultima è una fantomatica collezione di figurine in cui le modelle con aria innocente, ma armate degli strumenti più vari, minacciano l’incolumità di bambole e peluches.
E’ l’ossimoro: violenta dolcezza.
L’illuminazione di queste foto è molto semplice: un softbox laterale e qualche pannello riflettente o assorbente, a seconda dei casi.
Parallelamente ho traslato quel concept anche nel territorio dello still-life con il ciclo “Tortured Fruits and Vegetables”.
L’idea è stata quella di prendere alla lettera il modo, alquanto macabro, con cui in Italia viene denominato un particolare genere della pittura e della fotografia: la natura morta.
Nelle altre lingue si parla invece di natura ferma o inanimata (still-life).
Se la natura è morta, perché non ritrarre la causa della sua dipartita? Una morte violenta, che inconsapevoli carnefici, cuochi e massaie, infliggono ogni giorno ai prodotti della terra in tutte le cucine del mondo. L’illuminazione è quella di un softbox posizionato dietro e in alto rispetto al soggetto e di un pannello riflettente davanti.
Dopo aver fotografato tutta la frutta e verdura possibile, mi sono guardato attorno per cercare un altro soggetto originale per lo still-life. Navigando nel web per caso ho scoperto la grande fotogenia delle Barbie.
Subito è scattata l’idea per una serie abbastanza ironica:“Barbie Suicide”.
Pur avendo avuto tutto dalla vita (bellezza, denaro, successo e persino … Ken!), alcuni modelli di queste bambole decidono di suicidarsi in maniera piuttosto bizzarra.
Sempre alla ricerca di idee originali e d’effetto, negli ultimi due anni mi sono focalizzato sul mondo affascinante e misterioso che si cela, sotto gli occhi di tutti, nelle frazioni di secondo. In altre parole la fotografia ad alta velocità.
Tutto è partito da una foto: il ritratto di una modella con in mano un bicchiere pieno d’acqua ed una fragola che precipita dentro. Al termine dello shooting ho cominciato a fotografare solo la fragola che si tuffa nell’acqua, cercando di ottenere spruzzi sempre più belli.
Nei mesi seguenti sono stato letteralmente catturato da questo tipo di immagini alla ricerca dello splash perfetto, che non sai mai se hai raggiunto. Ho lanciato altri tipi di frutta e verdura in vasi e bicchieri di diverse forme e poi dall’acqua sono passato al latte.
Dal punto di vista tecnico uso un softbox posizionato di lato al soggetto e un secondo softbox dietro al soggetto con una potenza luminosa doppia.
Le immagini più belle di questa serie le ho inserite nel video “Splash!”
Oltre agli spruzzi ci sono altre cose spettacolari che avvengono nei millisecondi, ma che a volte è troppo difficile o pericoloso realizzare dal vero. Ad esempio, un proiettile che attraversa una mela e si ferma a pochi centimetri dal dito della modella (un mio piccolo omaggio al grande H.E.Edgerton).
Non potendo rischiare la vita delle mie modelle, ho dovuto sopperire con la fantasia e con l’abilità del disegnatore, che in qualche modo è rimasta in me.
Le migliori immagini di questa serie le ho montate nel video “Stop Motion”
A ben vedere, ho iniziato con il disegno e dopo 30 anni di foto sto tornando al disegno, sia pure con gli strumenti del ritocco fotografico.
L’evoluzione digitale della fotografia è un sogno che è diventato realtà, in quanto mi ha dato molti più gradi di libertà ed un maggiore controllo sulle immagini.
A questo punto più che un fotografo potrei forse definirmi un creatore di immagini … artificiose.
Le immagini più originali e creative del mio ampio archivio sono ora raccolte nel libro “Artificial Artworks”.
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